L'altra faccia del boom dell'e-commerce: per i negozi italiani 3,7 miliardi in meno in 5 anni
Due milioni di euro al giorno in meno, più di tre miliardi e mezzo in fumo da qui al 2025. Il mondo del commercio italiano si prepara al “Big Shift”, il grande spostamento delle abitudini dei consumatori dai canali fisici e di vicinanza a quelli immateriali e online. Una transizione già in atto e inarrestabile che la pandemia ha vistosamente accelerato e che va comunque di pari passo col progresso, ma non per questo ingovernabile. Tutt’altro: ha le fattezze di una delle sfide tra le più cruciali con cui bisognerà giocoforza misurarsi nell’era della rivoluzione digitale, alla luce dell’impatto dirompente che avrà sui cittadini prima e sui settori merceologici più coinvolti poi. Il commercio al dettaglio italiano perderà infatti 3,7 miliardi di euro in cinque anni a causa del passaggio dei consumi dai canali fisici a quelli via internet. È la stima riportata nel report “The shape of Retail: i costi nascosti dell’e-commerce” della società di consulenza globale Alvarez&Marsal realizzato in collaborazione con Retail Economics, secondo il quale “in tutta Europa saranno 35 i miliardi di euro polverizzati dal cambiamento delle abitudini di consumo per effetto del Covid” e dei tempi nuovi.
La ragione dietro questo “buco” è nella minore redditività dello shopping online rispetto a quello tradizionale. E sarà proprio l’Italia - secondo l’indagine condotta dalla società di consulenza che ha curato la ristrutturazione della Lehman Brothers dopo il crac del 2008 - il Paese che vedrà assottigliarsi di più i margini di profitto dei rivenditori al dettaglio, fatta eccezione per la Germania che tuttavia ha una serie di peculiarità e prezzi al consumo molto al di sotto della media Ue. Il Paese del Made in Italy vedrà scendere in quattro anni la redditività del set...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.