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L'altro lato della Brexit: cresce follia razzista in Inghilterra

Si è guardato, giustamente, alle conseguenze economiche e alle incertezze politiche dopo il risultato del referendum inglese arrivato come una doccia fredda, ma non certo rinfrescante, all'inizio di una torrida estate, calda non solo sul lato meteo.

La follia xenofoba

Quello che invece si è trascurato è il sottobosco che ha permesso questo risultato alquanto sconcertante e che, quasi per istinto, non è stato mai preso in considerazione proprio perché si stava parlando di Londra, città cosmopolita per natura. Ebbene durante i giorni che hanno preceduto la consultazione elettorale si è assistito a una vera e propria escalation di violenza ed atti xenofobi non solo contro le comunità straniere presenti nella capitale ma anche contro chi voleva preservare quel carattere di multietnicità della capitale. L'episodio più evidente e famoso, quello che inizialmente si pensava avrebbe dirottato le preferenze dei votanti verso un più tranquillo e rassicurante stay (restare nell'Ue) è stato l'omicidio di Jo Cox la parlamentare laburista anti-Brexit e con un passato come volontaria per l'integrazione degli stranieri, uccisa per mano di un estremista di destra, Thomas Mair. Ebbene la NorthWest Infidels, a sua volta ispiratasi all'English Defense League, è arrivata a chiedere ai suoi adepti di difendere l'Inghilterra affinché il “sacrificio di Thomas Mair non sia stato inutile”.

Le paure della popolazione rurale

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Quello che invece non tutti sanno è che a quanto pare, complice il risultato del referendum, si sta scatenando una sorta di follia xenofoba che sta dilagando da qualche tempo e che è peggiorata con la vittoria inattesa dei separatisti. Una miccia alimentata, come spesso accade, dalla difficile situazione economica caratterizzata da una progressiva diminuzione dei salari, un taglio sui servizi pubblici e una minacciosa mancanza di lavoro che pesa sulla serenità degli inglesi, sebbene il fenomeno sempre più incontrollato della migrazione in arrivo dal Sud Europa abbia avuto il peso maggiore. Si è discusso spesso sul fatto che a determinare il risultato finale siano stati i voti della popolazione rurale, meno sensibile alla ricchezza prodotta dalla capitale.

La mina dell'instabilità politica

Intanto tutta l'Inghilterra è in subbuglio: da un lato la Scozia vuole approfittare della situazione per riproporre il referendum della sua indipendenza da Londra, perso l'anno scorso proprio perché priva dell'appoggio dell'Unione, l'Irlanda del Nord da tempo è in lotta contro il Regno Unito per ritornare in seno a Dublino e la paura del terrorismo interno è ancora troppo forte per essere ignorato. In tutto questo la politica non è da meno con una lotta lacerante nel partito dei Lobour dove il leader Jeremy Corbyn, solo tiepidamente europeista, è accusato di non aver fatto abbastanza per convincere gli inglesi a rimanere ed è stato invitato da più parti a imitare il gesto del premier David Cameron a sua volta dimissionario. Il numero uno dei rappresentanti di centrosinistra, però, non vuole lasciare l'incarico, una scelta che ha trascinato il partito nella crisi peggiore dai tempi del nazismo.

Quello della politica interna inglese sembra essere il paradigma anche dell'intera Europa, ovvero l'assenza di figure competenti e carismatiche che possano ridare fiducia ed entusiasmo alla base degli elettori.

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