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Laureato alla Bocconi ma nessuno lo assume perché apolide

Dari Tjupa (Facebook)
Dari Tjupa (Facebook)

Una laurea in Bocconi con 106, dopo essersi diplomato con il massimo dei voti al liceo linguistico Manzoni di Milano. Ma nessun lavoro, non c’è un’azienda disponibile a assumerlo perché apolide. Dari Tjupa, 36 anni, vive dal 1995 in Italia ed è sempre stato uno studente brillante. Nel 1995 atterra a Milano con la madre, insieme hanno lasciato Tallin, dove Dari è nato. All’epoca, però, lui era sul passaporto della madre e nel 1996 quando ha chiesto all’ambasciata dell’Estonia a Milano un passaporto anche per lui, si è visto rifiutare la cittadinanza: si poteva chiedere solo entro il compimento del 15esimo anno.

Da questo momento inizia il suo calvario burocratico. Dari e la madre vivevano tessendo ricami da casa, organizzati su cicli di 24 ore, divisi su due turni. La crisi ha cancellato il loro reddito e nel 2012 arriva lo sfratto. Da allora vivono per strada, Dari è ospitato dalla Caritas che gli fornisce un letto. Nel frattempo ha studiato alla Bocconi. Nel 2013 si laurea in Economia delle istituzioni e dei mercati finanziari, grazie a una borsa di studio. Uno stage in Bnp Paripas a Londra, una sostituzione nell’ufficio prodotti di Banca Aletti, impiegato di Trenord ma nel momento di essere assunto sempre la stessa storia: nessuna azienda vuole contrattualizzare una persona che non gode dei diritti civili di alcun Paese.

Nel 2000 aveva chiesto lo status di apolide alla prefettura di Milano, condizione essenziale per potersi poi candidare alla cittadinanza italiana, dopo altri cinque anni. La domanda è rimasta arenata in qualche ufficio per oltre un decennio. Nel 2013 gli è stato finalmente riconosciuto lo status e da allora è partito il conto alla rovescia per poter chiedere la cittadinanza italiana. La potrà ottenere nel 2018, ma ha bisogno di lavorare perché serve un reddito. Quest’anno deve ancora guadagnare settemila euro, poi Dari una volta che diventerà italiano potrà farsi assumere. “In fondo l’Italia ha investito molto su di me – confida -, mi ha permesso di fare gli studi migliori e io ora non posso mettere a frutto quanto ho imparato”.