Lavoratori e aziende oltre la contrattazione nazionale: l’accordo diventa fai da te
Sempre più lavoratori “dribblano” le rigidità dei contratti nazionali e optano per un accordo aziendale capace di superare i vincoli imposti dai patti fra sindacati e aziende. L’incapacità dei sindacati ad adattarsi al mutamento degli scenari, la forbice sempre più ampia fra le istanze tipiche di una società industriale riproposte in un orizzonte post-industriale, costringono aziende e lavoratori ad agire in contropiede.
E se i contratti nazionali diventano un cappio tanto per le aziende che per i lavoratori, ecco che la mediazione dei diritti e dei doveri delle rispettive parti in causa diventa soluzione preferibile fra le parti. Questa soluzione si chiama contrattazione di secondo livello e integra il contratto collettivo nazionale di lavoro con ulteriori acquisizioni, principalmente in materia di retribuzione (Premio di Risultato), orario, condizioni di lavoro, ambiente e sicurezza, formazione.
Alla Brembana & Rolle, un’azienda produttrice di apparecchiature meccaniche di altissima precisione per il settore chimico e petrolifero, i reclami dei clienti sono crollati da quando l’azienda ha inserito un indicatore di qualità che si basa sul numero di lamentele: meno ne arrivano, più i dipendenti guadagnano. Al calzaturificio Baldinini di Forlì i dipendenti sono stati trasformati da semplici operai in mastri artigiani: i più giovani sono affiancati da colleghi anziani che hanno il compito di insegnare loro un mestiere.
Un altro esempio arriva dal Pastificio Riscossa di Corato (Ba) dove i dipendenti hanno rinunciato alla domenica di festa per ruotare su turni di sei giorni lavorativi ogni otto. Grazie al contratto di secondo livello firmato a fine 2013, il pastificio può lavorare a ciclo continuo, sfornando maccheroni e spaghetti in grande quantità, e nelle buste paga dei dipendenti finiscono 300 euro in più al mese. La mossa ha garantito la sopravvivenza al pastificio: stando a casa durante il week end il pastificio avrebbe prodotto 600mila quintali di pasta all’anno, in questo modo la produzione è salita a 800mila quintali. La spesa per riavviare le macchine dopo i giorni festivi ricadevano sui bilanci, ora, ottimizzati i costi energetici, l’azienda ha il margine per distribuire oltre 2mila euro di premio all’anno ai suoi dipendenti.
Anche il rompicapo dell’Electrolux è stato risolto – anche grazie all’intervento diretto del Ministero dello Sviluppo Economico – con l’utilizzo di contratti di solidarietà e la riduzione delle pause e dei permessi sindacali.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio di Cisl sulla contrattazione di secondo livello, il 39% dei 3500 accordi aziendali sottoscritti negli ultimi anni hanno avuto natura puramente difensiva e sono stati stipulati per salvare aziende e posti di lavoro. Nel mondo sindacale si sussurra che siano molti di più, ma il dato al ribasso fa il gioco di sindacati e aziende: entrambi hanno tutto l’interesse a mettere la sordina al fatto che dribblare i contratti nazionali sta diventando la soluzione privilegiata per evitare di chiudere gli stabilimenti e perdere posti di lavoro.