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Lavoro, bonus giovani e norme anti-licenziamento

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. <em>LaPresse</em>
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. LaPresse

Meno spese fiscali per le aziende che assumo giovani e misure anti licenziamento per salvaguardare chi un lavoro già lo ha. Ecco le direttive su cui si sta muovendo il governo, spiegate ieri al Meeting di Rimini da ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Gli sgravi dovrebbero costare alle casse dello Stato 2 miliardi: “Dipende dalla possibilità di utilizzare lo strumento del “bonus giovani” su una platea più o meno larga”, spiega il ministrio

Occorre aspettare il via libera di Bruxelles. “Per garanzia giovani dall’Unione europea abbiamo ottenuto l’innalzamento dell’età da 25 a 29 anni perché le regole comunitarie prevedono fino a 25 anni e noi abbiamo ottenuto di innalzarla fino a 29, ma sappiamo che ogni volta che dobbiamo ottenere una regolazione diversa c’è una trattativa da fare ed è ciò che stiamo facendo”, continua Poletti. Ridurre la disoccupazione giovanile è la priorità dell’esecutivo, come confermato più volte da Paolo Gentiloni.

Si sta discutendo su un tetto di età tra i 29 anni e i 32 anni, mentre dovrebbe essere esclusa la possibilità per l’azienda di usufruire per lo stesso lavoratore di più sgravi. In altre parole, l’azienda non potrà assumere con agevolazioni un lavoratore che è già stato contrattualizzato anche se non a tempo indeterminato. Lo sgravio sarà riservato ai lavoratori che non hanno mai avuto un contratto a tempo indeterminato e quindi non hanno usufruito di agevolazioni.

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A chi ha chiesto se nella prossima Legge di bilancio si prevedano norme per uno stop all’innalzamento automatico dell’età pensionabile, Poletti ha risposto: “Nessuno ha chiesto di abolire il collegamento e la connessione: c’è una richiesta di discussione su criteri, tempi e modalità. Credo che sia un tema che vada affrontato quando l’Istat ci avrà dato i termini effettivi della situazione”.

Intanto è certificato il flop dell’assegno di ricollocazione. A oggi sono meno di 3mila i disoccupati in Naspi (indennità prevista per chi perde il lavoro) da almeno 4 mesi che hanno chiesto l’assegno che aiuta a trovare un nuovo impiego. Gli altre 27mila, evidentemente, preferiscono percepire l’indennità senza cercare un nuovo impiego.