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L'azionario rimane volatile, mentre rimbalza il dollaro

Ieri sera, Wall Street ha mostrato una certa resistenza, lasciando sul campo frazioni di punto (-0.3%) nonostante la debacle del settore bancario (-3.4%) e delle Small Caps (-1.44% il Russell 2000). In soccorso dell’indice generale sono venuti i settori trascurati durante il rally, ovvero Utilities, immobiliare, Consumer staples. Non che la price action ispiri particolarmente, nell’ultimo periodo, con i vari “Trump trade” che, uno dopo l’altro iniziano a correggere. Ma è anche vero che il lungo movimento laterale ha scaricato tutto l’ipercomprato di breve, e l’asset class in generale si rifiuta di cogliere le scuse per scendere. Il livello estremamente basso di volatilità è un caveat, ma sta anche scritto “never sell a dull market”. In altre parole, siamo in attesa di un segnale.

Dopo un inizio opaco, la seduta asiatica ha recuperato, trainata dagli indici cinesi. Si sono citate indiscrezioni di un supporto statale all’azionario cinese durante la visita del Presidente Xi al Forum di Davos, ma è un fatto che lo HSCEI ha fatto meglio di Shanghai. Sul fronte macro, la salita dei pressi dell’immobiliare nelle prime 70 città cinesi ha rallentato un po’ a Dicembre. Rimbalzo di Tokyo a fronte di un ritracciamento del $ Yen.

La seduta europea non ha visto grossi spunti in mattinata, con gli indici generali marginalmente penalizzati dal settore bancario, che ha subito un po’ la performance di quello US. Sul sentiment ha forse un po’ impattato la riluttanza della divisa unica nel seguire yen e Sterlina, che hanno restituito parte dei guadagni contro $ accumulati ieri.

Nemmeno i dati macro US hanno rivitalizzato una granchè l’attività. Il CPI US di dicembre è uscito assolutamente in linea con le attese, se si eccettua il dato Core anno su anno, un decimo sopra la stima (2.2% vs 2.1% atteso). I bonds, che forse temevano una sorpresa negativa, hanno accentuato la tendenza correttiva in atto, ma è difficile scorgere una reazione significativa su cambi ed azionario. Poche emozioni anche dalla produzione industriale di dicembre, sopra attese grazie all’output delle utilities, ma in realtà un marginalmente deludente si considera la revisione al dato di novembre e il fatto che tolto il settore automobilistico, quella manifatturiera risulta invariata. Un dato in contrasto con la robusta attività indicata dalle survey, ma è decisamente presto per fasciarsi la testa.

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Cosi (NasdaqCM: COSI - notizie) la seduta europea si chiude con gli indici in marginale rimbalzo (il Dax, che ha meno banche, un po’ di più), il dollaro in ripresa soprattutto contro Yen e Sterlina, e i rendimenti in rialzo su bonds core come sui periferici, in parte a causa di nuove emissioni (BTP 15 anni sindacato e EIB), in parte forse per qualche nervosismo a fronte della riunione ECB di domani.

Già, perchè sebbene un cambio della stance, decisa appena al meeting scorso, sia fuori discussione, bisognerà vedere in che misura Draghi riconoscerà la diminuzione dei rischi di deflazione ed i progressi del quadro macro. Il rischio è che, magari su sollecitazione di qualche giornalista nel Q&A, emerga qualche indizio che gli ultimi sviluppi stanno stimolando un dibattito interno al Governing Council su un eventuale ulteriore tapering. Personalmente, sono convinto che Draghi farà di tutto per evitare shock, chiarendo che i progressi sono bel lungi dal poter essere considerati consolidati, e che l’Eurozone necessita ancora di una politica monetaria estremamente espansiva. Ma non si può escludere a priori qualche atteggiamento più “hawkish”, frutto di pressioni da parte del fronte dei falchi.

Intanto, stasera parla, la Yellen. Vediamo se da impulso al rimbalzo del dollaro e dei rendimenti, o lo stoppa.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online