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L'esercito dei possibili esentati dal Green Pass. "Siamo in un limbo"

(Photo: aywan88 via Getty Images)
(Photo: aywan88 via Getty Images)

Non sono no-vax, ma non possono fare il vaccino. C’è chi ha avuto un problema di salute tra la prima e la seconda dose, come una reazione allergica alle componenti del vaccino stesso, e chi ha avuto un parere negativo dal proprio medico a causa di patologie pregresse. Ci sono le donne in gravidanza, dubbiose sul sottoporsi o meno alla vaccinazione per la mancanza di studi effettuati su un vasto campione che le comprenda. È questo l’esercito di persone che vorrebbero ma non possono (ancora) immunizzarsi e rischiano di rimanere escluse dai benefici del Green Pass, a meno che non venga istituita un’esenzione apposita. Giovanni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, ha affermato: “Stiamo valutando i casi di esenzione dal Green Pass e direi che sarà indispensabile mettere a punto una circolare in tempi brevissimi, entro il 5-6 agosto”. Ma la data si avvicina e ancora non è stata presentata alcuna soluzione per queste categorie.

Dai piani alti non arrivano delucidazioni. Sul sito del Governo, nella sezione di risposte ai quesiti più frequenti, si spiega che “la Certificazione verde Covid-19 non è richiesta ai bambini esclusi per età dalla campagna vaccinale e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica. Per queste persone verrà creata una Certificazione digitale dedicata. Finché questa non sarà disponibile, possono essere utilizzate quelle rilasciate in formato cartaceo”, si presuppone dal proprio medico di base o specialista. Alcuni quesiti rimangono aperti: chi, nello specifico, potrà usufruirne? Bisognerà comunque sottoporsi al tampone previsto per chi è sprovvisto di Green Pass?

In Lombardia sono circa ottomila gli esonerati dal vaccino. Al Palazzo delle Scintille, gestito dal Policlinico, si consegnano otto/dieci certificati di esonero al giorno su 10 mila somministrazioni previste. Tra questi (che avranno diritto al Green Pass) c’è chi non può ricevere la seconda puntura perché si è ammalato di Covid dopo la prima dose. Quelli che invece dovranno rinunciare almeno per il momento alla certificazione verde sono quelli che sono stati esentati per motivi medici. Il Corriere della Sera racconta la storia di un’insegnante che ha ricevuto una prima dose del farmaco AstraZeneca a marzo, poi è stata colpita da una trombosi. Al secondo appuntamento i medici l’hanno esonerata dal ricevere il richiamo. Ma non le è stata data nessuna indicazione su come ottenere il Green Pass. “Dovrebbe chiedere al generale Figliuolo”, si è sentita rispondere.

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“Siamo in un limbo ma non per colpa nostra”, racconta ad HuffPost Veronica, 35 anni, alle prese con una prima gravidanza complicata e a lungo cercata. “Ho avuto e ho diversi problemi di salute. Il mio ginecologo mi ha consigliato di aspettare. Non tutte le gravidanze sono uguali. Per questo bimbo farei di tutto, ma è giusto che io non possa neanche uscire a mangiare una pizza, se non dopo essermi fatta prescrivere e aver fatto un tampone?”. A gennaio le società scientifiche italiane Sigo, Aogoi, Agui e Agite hanno redatto un documento (condiviso anche da Sin, Sip, Simp, Sierr e Fnopo) sulla vaccinazione Covid in gravidanza. Mancano ancora dati specifici, ovvero vasti studi condotti su donne gravide, ma “trattandosi comunque di un vaccino con mRNA, cioè non di un vaccino a virus vivo, ed in cui le particelle di mRNA vengono rapidamente degradate, si ritiene che possano essere considerati sufficientemente sicuri nelle donne in gravidanza”. Il vaccino in gravidanza, dunque, non è controindicato. Ma lo scetticismo, soprattutto da parte di chi non è in salute, permane.

Tra i volti noti, Claudia Gerini che al Filming Sardegna Festival di Santa Margherita di Pula, di cui è presidente onoraria, si è espressa così sul tema: “Non sono vaccinata. Non è che io sia contraria ma sono molto timorosa. Siccome anche in gravidanza ho avuto dei problemi per quanto riguarda le trombosi devo stare molto attenta. Bisogna fare tanti esami prima di farsi inoculare una cosa così”. “Mia figlia diciassettenne l’ha fatto - ha aggiunto - quindi non è che io sia contraria ma ho tantissimi timori. In ogni caso adesso, se ho dei problemi, non entrerò nei teatri o nei posti al chiuso, che altro devo fare. Oppure farò i tamponi,. Ormai è un anno che li facciamo, sono stata su tanti set. Meglio quello che un rischio così”.

Oltre ai motivi di salute, c’è chi è finito nel limbo a causa di un caos dovuto ai tamponi e ai test sierologici effettuati. È il caso di chi ha scoperto da un test sierologico di aver contratto il virus. Non avendo mai avuto un tampone positivo, le autorità sanitarie non possono calcolare il momento in cui è avvenuta la guarigione e hanno difficoltà ad assegnare il Green Pass. Allo stesso tempo i medici consigliano loro di aspettare alcuni mesi (alcuni tre, altri sei) prima di sottoporsi al vaccino. E così questi cittadini si troverebbero costretti ad effettuare un tampone per recarsi in piscina, al bar o al ristorante pur avendo gli anticorpi del virus e senza potersi vaccinare. Ci sono infine i falsi negativi, ovvero quei soggetti che, pur contagiati e in alcuni casi sintomatici, sono sempre risultati negativi ai tamponi (e hanno scoperto dal sierologico di essere stati positivi) e che quindi per il sistema sanitario non risultano guariti. Senza Green Pass anche loro, se hanno contratto il virus dai sei ai tre mesi fa devono aspettare a vaccinarsi.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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