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L'Italietta s'è desta

Sciopero Generale (Photo: Getty&HP)
Sciopero Generale (Photo: Getty&HP)

L’annuncio arriva in tarda serata, al volgere di una giornata che era stata tutto sommato più che positiva per il Governo Draghi, culminata nel plauso del Fondo Monetario Internazionale per il suo operato e nell’invito a continuare nel processo di riforme avviato. La Cgil e la Uil hanno proclamato lo sciopero generale sulla manovra finanziaria, l’extrema ratio nel ventaglio di forme di protesta dei rappresentanti dei lavoratori. Un annuncio che rompe l’incanto che negli ultimi giorni sembrava aver avvolto l’operato dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. “Go, Italy, go”, è stato l’incoraggiamento arrivato in mattinata dalla presidente dell’Fmi Kristalina Georgieva, e che ha seguito di poche ore la promozione arrivata dall’agenzia di rating Fitch, la più inflessibile fra le agenzie, che non alzava il suo ‘voto’ sull’Italia dal 2002. Fuori dai confini italiani, insomma, gli sforzi del Governo Draghi ricevono giudizi positivi, unanimi. Non si può dire lo stesso all’interno, a partire da Confindustria che pur rimanendo su posizioni molto più dialoganti rispetto alle altre parti sociali, non ha lesinato critiche, anche pesanti, nei confronti della riforma del fisco.

E non si può dire dei sindacati, nel dettaglio di Cgil e Uil - la Cisl si è tirata fuori dalla mobilitazione - che invece hanno stilato un lungo elenco delle insufficienze presenti nella manovra di bilancio in via di approvazione, insufficienze che legittimano la chiamata allo sciopero: “Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del Premier Draghi e del suo Esecutivo, la manovra è stata considerata insoddisfacente da entrambe le Organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile”.

Parole nette che pure erano nell’aria dopo l’ultimo vertice avuto a Palazzo Chigi con il premier, giovedì scorso, al termine del quale l’andazzo era già chiaro: all’uscita, Cgil e Uil molto critiche sulla manovra, la Cisl molto meno. A cominciare dalla riforma della tassazione Irpef, forse la principale delle ragioni che hanno indotto le due sigle a proclamare oggi lo sciopero generale. Le confederazioni guidate da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri non hanno visto quelle risposte alle loro richieste nemmeno dopo l’ultimo confronto a Chigi, la telefonata del premier Mario Draghi al termine della cabina di regia e la discussione del Consiglio dei ministri di giovedì, molto tesa sulla ‘patrimoniale’ per i redditi più alti. Secondo la Cgil gli otto miliardi stanziati in manovra per il taglio delle tasse dovevano essere interamente utilizzati a favore dei lavoratori e dei pensionati, a partire dai redditi più bassi. E serviva una riforma complessiva del fisco, con misure strutturali, non temporanee. Per la Uil, erano necessarie più risorse per il taglio del cuneo, altrimenti “sciopero? Vediamo”. Di diverso avviso fin dall’inzio il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra per il quale la manovra rappresenta un “passo avanti significativo”. E che in serata definisce “sbagliato radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese”.

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Le Segreterie confederali nazionali di Cgil e Uil hanno quindi proclamato lo sciopero generale di 8 ore per il prossimo 16 dicembre, con manifestazione nazionale a Roma e con il contemporaneo svolgimento di analoghe iniziative interregionali in altre 4 città. Landini e Bombardieri saranno a Piazza del Popolo. La Cisl invece martedì riunirà la segreteria per vedere il da farsi. Ma l’approccio era stato già chiarito da Sbarra che aveva dichiarato in una intervista di non vedere ragioni di merito per proclamare una mobilitazione generale: “Si incendierebbero i rapporti sociali - aveva detto - e si isolerebbe il mondo del lavoro quando invece il paese ha bisogno di coesione e responsabilità per costruire insieme una prospettiva di ripartenza e sviluppo”.

Stessi concetti fatti trapelare in serata da Palazzo Chigi che definisce “non compresibile” la decisione assunta dai due sindacati: “La manovra è fortemente espansiva e accompagna i lavoratori e famiglie fuori dalla emergenza sperimentata negli ultimi anni fronteggiando molteplici situazioni di disagio”. Posizioni distanti ma non inconciliabili. Tant’è - viene fatto ancora trapelare -che sono già previsti nuovi incontri nei prossimi giorni con le forze sindacali. Insomma, un margine di trattativa per indurre i sindacati a ritirare lo sciopero sembra ancora esserci, come pure la speranza di Palazzo Chigi.

L’iniziativa, dirompente, arriva sette anni dopo l’ultimo sciopero generale proclamato dalle stesse due sigle il 12 dicembre del 2012 contro il Jobs act firmato Matteo Renzi. Allora i segretari generali erano Susanna Camusso alla guida della Cgil e l’appena eletto Carmelo Barbagallo alla guida della Uil. Tempi lontani, e soprattutto diversi da quelli attuali che vedono un Paese che cerca di riemergere dal baratro del Covid, grazie a una delle più efficaci campagne di vaccinazione e un rimbalzo economico tra i più brillanti dell’Ue a detta di tutti gli organismi internazionali.

Come ha fatto oggi l’Fmi: la numero uno Georgieva, interpellata sulla situazione italiana, si è rivelata tutt’altro che avida di parole. “L’Italia nel 2021 avrà un tasso di crescita più alto della media, 5,8% contro il 5% dell’area euro. Vediamo che il governo mette fondamenta molto solide per la crescita sostenibile”, ha spiegato, rilevando una sola ombra, la stessa che anche a Bruxelles tengono d’occhio: la crescita della spesa corrente. Sebbene non sia di per sé una cosa “negativa”, l’invito giunto dall’Fmi è che il mix tra “riduzione fiscale dei redditi e aumento della spesa sociale nel medio termine sia sostenibile”. Ma - ha sottolineato Georgieva - “sono fiduciosa e la direzione di marcia è definita, quindi Roma continui così”.

Il plauso del Fondo Monetario fa il paio con quello arrivato due giorni fa da Fitch che ha alzato il rating a BBB da BBB-, soglia estrema prima del livello ‘spazzatura’ dov’era finito nel caos pandemico dell’aprile 2020. Con una crescita “robusta” quest’anno, l’agenzia ritiene che la forza trainante delle riaperture continuerà a spingere il Pil nel 2022 (4,3%). Un altro segnale di quel clima creatosi intorno alla figura del premier Draghi che ora lo sciopero generale rischia, in maniera intempestiva, di guastare.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.