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Lo spread torna a crescere: rischi per i risparmiatori

Lo spread torna a crescere: rischi per i risparmiatori

Una minaccia che sembrava ormai superata è tornata di colpo a materializzarsi. Si tratta dello spread, vale a dire il differenziale tra il rendimento tra i BTp decennali e i Bund tedeschi di analoga durata. Un
indicatore tenuto in grande considerazione dal mercato perché considerato il principale indicatore della tenuta del debito pubblico.

Lo spettro di quota 150
Dopo essere rimasto a lungo intorno a quota 100 punti (cioè l'1%), negli ultimi giorni lo spread è tornato a salire fino ad avvicinarsi a quota 150, livello considerato dagli investitori come un segnale di allarme. Certo, nel picco della crisi si sono visti valori tre volte superiori, ma fa specie registrare una risalita alla luce del quantitative easing lanciato dalla Bce proprio con l'obiettivo di ridurre i rendimenti dei titoli di Stato.

Le cause
Dunque il pessimismo è tornato di casa sui mercati finanziari e non sono pochi gli investitori professionali che hanno cominciatoa  scommettere sulla disgregazione dell'euro, e quindi sul conseguente ritorno alla lira. La prospettiva al momento appare inverosimile, ma di certo il segnale è di
grande preoccupazione per il nostro Paese, che ha il debito pubblico più elevato dell'Eurozona a livello assoluto (mentre in percentuale siamo dietro la disastrata Grecia).

Le conseguenze
L'incremento del rendimento relativo ai titoli di Stato sta a significare un peso maggiore in termini di interessi da pagare. Quindi il debito pubblico è destinato a salire ancora, in controtendenza con le regole europee che impongono la discesa di questo indicatore. Uno scenario che potrebbe imporre al Governo nuove misure di austerità.
L'incremento dello spread va a penalizzare anche i detentori di titoli di Stato italiano, mentre offre rendimenti maggiori a coloro che sottoscriveranno le emissioni da qui in avanti. Penalizzate, infine, le aziende, dato che la crescita dello spread del debito pubblico tende a influenzare anche gli interessi che devono pagare gli emittenti privati.