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Lu Paisi, un film in crowdfunding per raccontare il Sud al giorno d'oggi

L’idea del regista Fabio Sibio, figlio di emigranti, che filma un paese seguendo l’andamento delle stagioni e riprendendo i dialoghi tra gli abitanti

Lu Paisi

Tutti gli emigrati lo sanno: abbandonare il posto in cui si è nati per trasferirsi altrove, soprattutto quando si decide di farlo da adulti, vuol dire avere per tutta la vita l’anima spaccata a metà, sentendosi di appartenere allo stesso tempo a due posti, il che può voler dire anche a nessuno.

C’è poi chi è figlio di emigranti e il paese di origine lo ritrova tramite le parole dei genitori e nelle visite sporadiche durante l’anno e chi invece, non riuscendo a non ignorare il richiamo delle origini, dopo essersi trasferito al Nord decide di tornare. Questi due aspetti, in particolare, stanno alla base di “Lu Paisi”, progetto di film finanziabile e finanziato tramite crowdfunding (cliccando qui, potete sostenerlo e vederne intanto un’anteprima) che racconta come si vive in un paese del sud della Calabria oggi.

Stanno alla base del film perché l’ideatore e regista è Fabio Sibio, 39enne che vive a Perugia, lavora tra l’Umbria e Milano ed è figlio di emigranti, ma la “scintilla” che ha messo in moto tutto è nata grazie ai racconti di Pasquale Rullo, detto Pascali di Massari - in un pomeriggio d’estate al fresco – che, dopo un’esperienza al Nord, è rientrato a Giffone, Lu Paisi del film. “E' un uomo così poetico, eccezionale, di gran cuore, con un modo di esprimersi che io definirei poetico. Ad esempio, per dire che uno è morto, lui dice “quello se n’è andato ai cipressi”. Pasquale mi ha stimolato, ispirato a raccontare certi luoghi e persone che mi appartengono in vari modi e profondità”, racconta Fabio.
 
Perché hai scelto Giffone e non un altro posto? Ha a che fare solo con i tuoi natali?
“Giffone è, in effetti, ‘Lu Paisi’ dei miei, ma ci sono anche motivi pratici e “morfologici”. Essere conosciuto, avere dei parenti, mi avvantaggia con le persone. Non credo potrei andare in un altro paese di quelle zone e girare tranquillamente con attrezzatura e troupe, o entrare nel retro delle feste o fermarmi a chiacchierare con le signore. Poi Giffone è quasi un Sud in miniatura: è in montagna ma si vede il mare, raggiungibile in 20 minuti. Ha avuto momenti di grande splendore, fino a metà anni ’50, quasi una metafora del Regno di Napoli che era il più avanzato in Europa. Ci sono molte persone che vivono di agricoltura, fanno i carbonari, i pastori. Per certi versi, è un luogo arcaico, nel migliore dei sensi. Credo sia un’ottima metafora dei paesi del Sud”.

E la scelta di suddividere il progetto e di rappresentare il paese seguendo l’andamento delle stagioni da dove nasce?
“Giffone essendo in montagna ha un clima differente, rispetto a quella che può essere l’idea che la gente ha del clima del Sud. In inverno fa freddo, un’ immagine che ho dell’inverno sono i bracieri, fuori dalla porta, ad accendersi bene, stimolati dal vento, prima di essere portati in casa per scaldare. Ovviamente il carbone è quello fatto dai carbonari del paese. Insomma non è il classico paese “de o’sole” e basta. La scelta nasce dall’esigenza di far vedere le persone in diversi momenti dell’anno. Penso che per raccontare bene un luogo ci sia bisogno di mostrare la vita di tutti i giorni,ma anche appuntamenti importanti per la società come a fine agosto la festa del patrono, San Bartolomeo, con relativa processione e la Sagra dei funghi in ottobre. O la via crucis di Pasqua in costume. Questi eventi mi danno l’opportunità di mostrare dei momenti reali, con persone che dialogano fra loro. Raccontandosi storie, prendendosi in giro, ricordando, sognando di andare via o tornare per sempre, ci parleranno dell’attaccamento a ‘Lu Paisi’”.

Hai scelto la formula del crowdfunding (ossia il finanziamento dal basso da parte della gente che sostiene progetti tramite il web) per sostenere i costi del film, perché non altri tipi di finanziamento? E perché la gente dovrebbe farlo?
“Ho escluso i finanziamenti pubblici, sia per la difficoltà ad accedervi che per i tempi biblici ad ottenerli nel caso in cui avessi avuto accesso. Ho provato a proporre il progetto in Comune, parlando con sindaco e assessore al turismo (!) ma non mi hanno considerato minimamente, anzi mi hanno trattato con un certo fastidio, al contrario di chiunque altro ho coinvolto o cercato di coinvolgere nel paese. Inoltre il crowdfunding credo che abbia grandi potenzialità. Anche la raccolta di fondi è una sfida. Inoltre voglio la massima libertà possibile, e in questo modo nessuno mi può dire cosa mostrare e cosa no. Chi lo dovrebbe finanziare? Le persone che conoscono certe realtà per dare voce a persone che di solito non l’hanno, per dare un’opportunità di farsi ascoltare e conoscere la loro cultura. Chi non conosce il Sud dovrebbero farlo perché incuriositi dal progetto e desideroso di avere uno spaccato reale e non la solita stereotipata immagine da tg o talk show. ‘Lu Paisi’ sarà un film pieno di vita, di persone, di natura, di capre, di processioni di santi, di colori, di cibi, di sorrisi, di feste, di funghi, di carbonai, di mucche, di preparazione del formaggio, di spaccati di vita, di studenti, e tanto altro. L’obiettivo principale è finire per poi avere un film da proporre ai festival e vedere come va. È una sfida non indifferente. Il film ha anche una pagina Facebook che mi ha permesso il contatto con tante persone e l’appoggio anche di musicisti importanti come Marco Beasley, Cataldo Perri e gli Amakorà”.

Ci racconti qualche aneddoto mentre giravi il film?
“Uno dei momenti più divertenti è stato la sera delle riprese dei racconti dei tentativi di emigrazione di Pascali e Nazzareno (il miglior amico nonché compagno di tante avventure) che essendo molto conosciuti in paese hanno raccolto una folla. È stato molto divertente per tutti. Un altro molto bello, e non programmato, è stato quando ho filmato per qualche minuto e sono riuscito a prendere qualche battuta dalla signora più anziana del paese che ha 103 anni ma è ancora arzilla e ha parlato dei giovani d’oggi e di quelli dei suoi tempi. Ma poi potrei raccontarvi della bravura e spontaneità delle tre donne addette alla friggitura dei funghi durante la sagra ad ottobre. O della collaborazione della compagnia teatrale “Gli amici del teatro” oppure la fatica ma anche il divertimento di correre dietro al santo per 3 ore quest’estate. Insomma il progetto si sta rivelando anche una bella esperienza di vita”.

Quali sono i tempi di realizzazione previsti?
“Farò delle riprese a gennaio e le ultime a Pasqua e conto per fine maggio massimo metà giugno, di riuscire a chiudere il montaggio e cominciare a proporre il lavoro ai festival. Il film non ha una vera e propria trama. Tutto è concepito per dare l’impressione che i momenti siano rubati dalla vita delle persone, e spesso è così. Nessuna intervista, ma sempre e solo dialoghi a due, a tre o quattro persone. Qualche intervista sarà inserita, ma solo perché bella e funzionale e nascerà comunque da una situazione di riprese ‘rubate’. Ci saranno tanti momenti musicali. La musica servirà sia per dare forma a qualche situazione, ma anche a raccontarne altre”.

Qual è lo scopo di Lu Paisi e tu, figlio di emigranti, come vedi il Sud?
“Lo scopo del film, se così si può dire, è proprio indagare il perché dell’attaccamento fortissimo delle persone, emigranti e residenti, verso il loro paese. Nonostante il paese non offra molto e spesso è anche arretrato o mezzo diroccato. È il contrario dello scappare, è il desiderio bruciante di tornare. Credo che il Sud sia un luogo tanto segmentato, ma stranamente omogeneo. Dove le persone possono da un momento all’altro trasformarsi da angeli a demoni e viceversa. La mescolanza si sente e si vede ovunque. È un luogo tanto bello quanto trattato male. Quasi come se la bellezza fosse troppa, non sopportabile e quindi bisognasse in qualche modo deturparla, magari per addomesticarla. La ricchezza sono i luoghi, le persone generose, il cibo, le intelligenze, la solidarietà. La povertà sono i luoghi deturpati, le persone ottuse, il cibo avvelenato, le intelligenze umiliate, la solidarietà che c’è sempre meno. Il Sud deve scegliere. Si deve guardare allo specchio e deve decidere quello che vuole essere. Lu Paisi, nel suo piccolo, spero che possa essere uno specchio e che contribuisca a fare prendere la decisione giusta, almeno a chi lo vedrà”.