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M5s, la voce del padrone

Ansa (Photo: Ansa)
Ansa (Photo: Ansa)

Sconcertati da quella che definiscono “una lotta di potere”. I deputati M5s lasciano l’auletta dei gruppi di Montecitorio ancora increduli. “Siamo impauriti”, dice uno di loro, “ora non sappiamo davvero cosa ci aspetta”. Beppe Grillo, il Garante e fondatore grillino, si è scagliato contro l’ex premier Giuseppe Conte a cui nel febbraio scorso aveva conferito l’incarico di riorganizzare il partito. Ma nello Statuto, messo a punto dal leader in pectore, “c’era anche scritto che io – racconta Grillo ai parlamentari - devo essere ‘informato’, ‘sentito’, ma che è ’sto avvocatese? Le cose si decidono insieme, tante altre cose si devono votare”. Grillo certamente non ci sta ad essere messo da parte come invece l’avvocato pugliese, scrivendo le nuove regole con altri legali, ha provato a fare. E arrivato a Roma, il comico genovese ha voluto chiarire chi comanda ancora dentro il Movimento 5 Stelle e lo fatto davanti a tutti i parlamentari. Per poi sferzare anche un primo colpo contro il governo, in particolare contro il ministro per la Transizione ecologica Cingolani, voluto proprio dai grillini: “Se continua così sarà un bagno di sangue”.

Nello stesso tempo però Conte, convinto del suo lavoro e dopo aver parlato da premier fino a non molto tempo fa con i leader di tutto di mondo, ha difficoltà nel prendere le redini di un partito senza avere libertà di manovra. Partito che per di più è in calo di consensi. In sostanza, le decisioni vorrebbe prenderle lui e solo lui, non tutto deve passare dal voto online né tutto deve avere il benestare di Grillo. Ora si cerca una mediazione che per tre quarti sarebbe stata raggiunta. Per il resto i due si sono presi altri cinque giorni per chiudere la partita.

Non si è quindi di fronte a una rottura definitiva. Piuttosto a un avvertime...

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.