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Il manifatturiero prepara altre delusioni

La manifattura globale gira a vuoto. A lanciare l’allarme è l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per lo sviluppo industriale delle Nazioni Unite (Unido). Il primo banco di prova di questa profezia si avrà settimana prossima, quando dalla maggior parte delle aree economiche mondiali usciranno i dati aggiornati dei principali manufacturing index.

Tempi cupi
Il quadro che ci si attende nell’immediato è, per dirla in inglese, gloomy (cupo). “Le economie industrializzate dal nord America all’Asia dell’est sono impantanate nella palude della bassa crescita, mentre il ritmo della manifattura delle principali aree emergenti sta rallentando”, spiega lo studio. “Le incertezze causate da Brexit pesano sulle prospettive di molte economie europee e la performance degli Stati Uniti è più debole delle attese. La crescita cinese sembra andare alla deriva, mentre quella dell’America latina ha invertito il senso di marcia”.

Fino a fine anno le cose non dovrebbero migliorare. Secondo le analisi dell’Unido, il settore manifatturiero mondiale nel 2016 crescerà del 2,8%, un passo uguale a quello del 2015. Più nel dettaglio, non ci saranno variazioni sostanziali per quanto riguarda i paesi sviluppati (+1,3%), mentre dovrebbero esserci miglioramenti marginali nelle economie in via di sviluppo e di frontiera.

Il circolo vizioso
Questa situazione è ancora uno degli effetti della crisi del 2008. “Gli investimenti sono diminuiti molto nelle economie industrializzate e gli impegni diretti nei paesi in via di sviluppo sono rimasti più bassi rispetto agli anni precedenti alla crisi. “, spiega il report. “Questo a sua volta ha portato a una diminuzione della domanda che ha innescato il rallentamento delle commodity”. Insomma, un circolo vizioso che, almeno nel breve termine, secondo l’Organizzazione dell’Onu sarà difficile interrompere. “La maggior parte delle economie più grandi non ci riuscirà nel 2016. La crescita del comparto manifatturiero negli Stati Uniti dovrebbe essere del 2,3%, In Europa passerà dall’1,6% del 2015 all’1,5%. Anche quello giapponese si indebolirà a causa del calo della domanda di beni nipponici da parte dei mercati internazionali”, dice lo studio. “La crescita del segmento in Cina sarà del 6,5% contro il 7% dell’anno scorso. L’Africa continuerà a soffrire a causa degli scarsi investimenti dall’estero e delle basse esportazioni”. Ma la situazione peggiore potrebbe essere quella dell’America latina che, se le previsioni dell’Unido sono corrette, vedrà un calo del 3,1%, condizionato soprattutto dal -10% secco del Brasile (e con il contributo del -3% dell’Argentina.

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“La storia dietro la performance del manifatturiero di ogni regione è diversa”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) . “Ci sono tuttavia degli elementi comuni come il rallentamento del prezzo del petrolio, il calo della natalità e il progressivo invecchiamento della popolazione. Una rapida ripresa secondo noi non è ancora all’orizzonte” (Nella tabella sotto è evidenziato il declino dell'attività manifatturiera nelle principali macro-regioni).



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