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Manovra 2013 da 20 miliardi: arriverà in autunno?

Autunno caldo per il governo: concreto il rischio di rivedere i conti pubblici per l'ennesima volta

Enrico Letta (LaPresse)

Cosa devono aspettarsi gli italiani nei prossimi mesi? Forse una nuova manovra autunnale da 20-30 miliardi. Una prospettiva rilanciata su più fronti, e da diverse fonti, e che non sfugge nemmeno a Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, che definisce l’Italia “inerte, in attesa di Godot e di un salvataggio che sarà fatto interamente sulla pelle dei cittadini, con una mega patrimoniale, con un’ulteriore austerity o mettendo le mani sui depositi bancari”.

I motivi per cui l'Italia avrebbe bisogno di una manovra sono numerosi e agiscono simultaneamente. Da una parte, le tensioni sui mercati finanziari e lo spread potrebbero tornare a crescere con intensità pari a quella del 2012 prima dell’intervento di Mario Draghi. La Federal Reserve si è detta infatti pronta a sostenere di meno a livello monetario l’economia statunitense e parallelamente la Abenomics in Giappone non sta dando (ancora?) i risultati previsti, sia per l’economia nipponica che per quella globale. Due fattori, questi, che contribuiscono a rendere nervosi i mercati.

Dall’altra ci sono i conti pubblici dell’Italia. Il governo avrebbe deciso la propria politica economica basandosi su una crescita negativa del Pil pari all’1,3% mentre al momento la recessione è a -2,4%. Di conseguenza ci potrebbe essere bisogno di altri soldi per mettere i conti a posto. Osservando i comportamenti degli investitori sui mercati – ipotizza Il Fatto Quotidiano – si può notare che alcuni già prevedono che l’Italia possa avere la necessità di ristrutturare il proprio debito.

Quindi, per acquistare titoli a lunga scadenza, richiedono interessi più alti. Una spirale che porterebbe di nuovo lo spread a livelli alti e renderebbe inutili, o quasi, gli sforzi fatti dall’Italia negli ultimi mesi. Le stesse sofferenze delle banche sarebbero in aumento e, in assenza di un sostegno da parte dello Stato, potrebbero crollare. Se queste condizioni si verificassero, in autunno lo Stato avrebbe bisogno di almeno 20 miliardi. E non potrebbe fare altro che ricorrere a una manovra. che ha come sempre il duplice scopo di aggiustare i conti e favorire, almeno in teoria, la ripresa.

Chissà cosa ne pensano gli italiani, che negli ultimi anni ne hanno viste passare di manovre, ma che pure continuano ad ammirare un debito pubblico tra i più alti al mondo. Tra le ultime manovre forti, quella montiana del 2011, dal saldo totale di 30 miliardi di euro lordi, di cui 12-13 miliardi di tagli alla spesa pubblica, 17-18 di nuove tasse.

Da un lato si voleva ridurre il deficit, dall’altro finanziare interventi di crescita ed equità. Tutto giusto, posto ormai lo stretto nesso tra la situazione nazionale e i più generali bisogni connessi alla crisi dei debiti sovrani europei, e il continuo bisogno di consolidare le finanze pubbliche, dovendone rispondere anche ad “altri”.

Una visione emergenziale che però, come sottolineano diversi analisti, continua più o meno a tradursi in manovre concentrate sulle entrate, che finiscono quasi sempre per ritoccare la già alta pressione fiscale, richiedono poi ulteriori manovre a distanza ravvicinate per aggiustare il tiro, pensando di ammortizzare la botta con interventi abbastanza statalisti in termini di accrescimento delle dotazioni finanziarie per interventi di sviluppo vari.

Meno si fa in termini di dismissioni di asset e patrimonio pubblico di vario titolo, pur essendo la spesa pubblica aggredibile per 295 miliardi di euro, secondo il famoso rapporto dell’ex ministro Piero Giarda. Nel 2011, gli italiani hanno anche visto l’entrata in vigore della cosiddetta manovra di Ferragosto del governo Berlusconi, venti articoli per una correzione sui conti pubblici da 20 miliardi nel 2012 e 25,5 miliardi nel 2013.

Non una manovra accolta da applausi a scena aperta, ma anche quella necessaria, "abbiamo cercato di fare una manovra equa, seguendo esigenze di giustizia, queste misure porteranno a una forte riduzione dell'indebitamento, ritengo che le cifre previste per i due anni siano sottostimate. Di sicuro per il 2013 dobbiamo arrivare al pareggio di bilancio”, disse all’epoca Tremonti.

Pochi mesi e arrivarono i tecnici, per varare la manovra contro il “disastro”. Manovre su manovre insomma, che non spostano di molto i termini della questione ma che finiscono addirittura per essere additate come l’origine del peggioramento della situazione congiunturale, oltre a generare polemiche sulle scelte in sé, spesso viste come obbligate dai presunti commissariamenti decisionali. Il debito c’è, i problemi strutturali non mancano, e di recente il rendimento dei Btp ha superato quello dei Bot di pari durata, tradotto diversamente gli investitori temono che l’Italia possa dichiarare una bancarotta parziale sul suo debito.

Lo spread è calato ma i problemi di solvibilità restano, la tenuta del governo è quella che è, dato il modo e i motivi per cui la coalizione sta assieme, e la prospettiva che dopo l’estate si smetta di parlare di Imu e si ricorra alla manovra è più concreta che mai.