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Massima sintonia con Draghi, Giorgetti non parla agli industriali

GIFFONI VALLE PIANA, ITALY - JULY 30: Giancarlo Giorgetti Minister of Economic Development attends the Giffoni Film Festival on July 30, 2021 in Giffoni Valle Piana, Italy. (Photo by Ivan Romano/Getty Images) (Photo: Ivan Romano via Getty Images)
GIFFONI VALLE PIANA, ITALY - JULY 30: Giancarlo Giorgetti Minister of Economic Development attends the Giffoni Film Festival on July 30, 2021 in Giffoni Valle Piana, Italy. (Photo by Ivan Romano/Getty Images) (Photo: Ivan Romano via Getty Images)

Quando giovedì mattina Carlo Bonomi concluderà il suo intervento dal palco dell’assemblea annuale di Confindustria a parlare sarà Mario Draghi. Il discorso del presidente del Consiglio è stato inserito da giorni nella scaletta, ma il tradizionale protocollo dell’assise degli industriali dice che prima parla il presidente dell’associazione di viale dell’Astronomia, poi il ministro dello Sviluppo economico e infine il premier. Così è sempre stato e così è sempre avvenuto, al netto di qualche defezione (Matteo Renzi nel 2015 preferì visitare lo stabilimento Fca di Melfi) che è rimasta impressa proprio perché sporadica. Chi non parlerà quest’anno sarà Giancarlo Giorgetti. Una scelta che il ministro avrebbe maturato nelle ultime ore per non accavallarsi a Draghi.

Il premier non è solito concedersi alle platee, neppure a quelle amiche. Parlerà direttamente agli imprenditori per la prima volta da quando è a palazzo Chigi e Giorgetti, spiegano fonti vicine al ministro, non vuole sottrargli spazio. Un gesto di cortesia istituzionale, ma anche la consapevolezza che un suo intervento risulterebbe ripetitivo visto che con Draghi la pensano allo stesso modo sui temi che riguardano le imprese, a iniziare dalle misure sulle delocalizzazioni e sui licenziamenti. Insomma il silenzio di Giorgetti è un silenzio-assenso alla direzione che il premier illustrerà ai 1.700 imprenditori che siederanno al Palazzo dello Sport di Roma, per quella che si annuncia un’assemblea dal forte valore evocativo, imperniata sul tema della rinascita e sul parallelismo con il Dopoguerra.

La scelta di Giorgetti marca una sintonia totale con il premier. Un altro tassello di una vicinanza che cresce da settimane e che ha trovato un ulteriore slancio nella spinta del ministro leghista all’estensione dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro. E anche quello di cui si parla nelle ultime ore a palazzo Chigi, cioè un intervento sui licenziamenti e sulla fuga delle imprese dall’Italia, vede i due perfettamente allineati. La palla ce l’ha in mano Francesco Giavazzi, consulente economico e fedelissimo del premier, ma il lavoro viene portato avanti in stretto contatto con Giorgetti. Mentre il Pd e i 5 stelle spingono per uno schema che impatta fortemente sulla procedura di avvio dei licenziamenti collettivi, la Lega promuove la linea degli incentivi a chi investe nelle aree di crisi. La sintesi politica è ancora in divenire, ma palazzo Chigi ha fatto capire più volte che lo schema messo a punto dai dem e dai grillini è troppo invasivo. Significherebbe - è il ragionamento - entrare a gamba tesa nella gestione delle imprese. Alla vigilia dell’assemblea di Confindustria è uno scenario da non prendere neppure in considerazione.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.