Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • Dow Jones

    37.936,26
    -524,66 (-1,36%)
     
  • Nasdaq

    15.489,81
    -222,94 (-1,42%)
     
  • Nikkei 225

    37.628,48
    -831,60 (-2,16%)
     
  • EUR/USD

    1,0718
    +0,0017 (+0,16%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.704,84
    -596,06 (-0,99%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.389,13
    +6,56 (+0,47%)
     
  • HANG SENG

    17.284,54
    +83,27 (+0,48%)
     
  • S&P 500

    5.021,05
    -50,58 (-1,00%)
     

Matteo Renzi lascia il PD. Telefonata con premier Conte

La politica italiana sa essere davvero strana e incomprensibile delle volte, ma “era nell’aria” da tempo, quindi non sorprende che Matteo Renzi lascia il PD. O almeno non dovrebbe sorprendere, perché è da alcuni anni che si pronosticava lo scisma dal PD.

Matteo Renzi lascia il PD e chiama il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per rassicurarlo sul suo pieno appoggio al governo giallo-rosso. Il giro di telefonate istituzionali è ampio, Renzi chiama anche la presidente del Senato Casellati e il presidente della Camera Fico. Lo scisma di Renzi, infatti, porta con sé almeno 20 deputati solo alla Camera.

L’ex sindaco di Firenze ed ex presidente del Consiglio mai eletto dagli elettori, affida le sue motivazioni alle colonne del quotidiano La Repubblica dove questa mattina è stata pubblicata una intervista in esclusiva solo per gli abbonati.

Ma le parole che Renzi pubblica su Facebook sono sufficienti a comprendere (se qualcuno non lo aveva ancora compreso) le motivazioni che hanno spinto “l’intruso” a lasciare il suo ex partito.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

“Ho deciso di lasciare il PD e di costruire insieme a altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso.” Esordisce il rottamatore. “Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni.”

Dalla Leopolda al nuovo partito per “costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa”.

Il messaggio si chiude con una frase molto velenosa: ”…auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel PD. E in bocca al lupo a chi vi resterà.”

La reazione di Zingaretti: “Un errore”

Il segretario del PD Nicola Zingaretti affida invece a Twitter il suo commento:

“Ci dispiace. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo PD.”

Chi segue Matteo Renzi?

Secondo La Repubblica, Lorenzo Guerini e Luca Lotti non seguiranno Renzi e neanche Andrea Marcucci suo amico personale.

Sicuramente è dentro Maria Elena Boschi, Anna Ascani, il neo ministro Teresa Bellanova, Ettore Rosato e Francesco Bonifazi. Mentre all’Europarlamento si apre ora una riflessione all’interno della componente renziana del PD. Cosa fare? Lasciare il PD e finire nel gruppo calderone o attendere? Le eurodeputate in fase riflessiva sono: Pina Picierno, Bonafè, Alessandra Moretti e Nicola Danti.

Quale sarà il nome del partito di Matteo Renzi?

Non è ancora noto il nome che Matteo Renzi darà al suo partito. Secondo La Repubblica potrebbe essere Movimento civile o Italia del Sì.

Perché Matteo Renzi lascia il PD proprio ora?

Pochi giorni fa Maria Elena Boschi, durante una intervista, rispondeva alla domanda sul perché nessuno della corrente renziana fosse stato nominato ministro o sottosegretario del governo giallo-rosso.

La Boschi minimizzava, ma a rileggere ora quella intervista sorgono tanti dubbi. Primo fra tutti, si sapeva già che Renzi avrebbe lasciato? Oppure è stata proprio quest’ultima scelta del segretario di partito Zingaretti ad accelerare lo scisma?

Ad ogni modo, che Renzi non fosse ben visto nel PD lo si è sempre saputo. Nella fase in cui era l’uomo forte del partito, ha causato la fuoriuscita di numerose figure di spicco tra cui Bersani.

Il commento di Dario Franceschini

Questo il commento di Dario Franceschini alla notizia che Matteo Renzi lascia il PD:

“Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell’ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.

This article was originally posted on FX Empire

More From FXEMPIRE: