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Mediaset-Vivendi: analisti divisi sul titolo

Mercati in attesa di Mario Draghi e delle sue direttive sulla politica monetaria in Europa.

La situazione sui mercati

Alle 12.30 il Ftse Mib non andava oltre lo 0,16% di vantaggio, con un’atmosfera attendista che l’accomunava a tutte le altre piazze di scambio del Vecchio Continente. Intorno alla stessa ora, infatti, il Dax di Francoforte registrava solo un vantaggio dello 0,22%, margine molto simile a quello di Parigi con lo 0,25% in territorio positivo e un Ftse 100 a cavallo della parità a 0,02%.

Intanto a Piazza Affari scoppia il caso Mediaset (Londra: 0NE1.L - notizie) .

Nessuna trattativa amichevole. Dopo le speranze di una soluzione pacifica dell’annosa questione Premium, ieri da Vivendi (Swiss: VIV.SW - notizie) è arrivato un netto rifiuto: la priorità per il gruppo francese non sarà più quella di un accordo amichevole tra le parti e a decidere sulla questione, adesso, saranno i giudici. Da qui la paura del mercato: la prima udienza del caso è fissata per l’8 novembre, quando i giudici dovranno decidere sulla richiesta di sequestro cautelativo del 3,5% delle azioni proprie di Vivendi (misura di intimidazione per Vivendi (Londra: 0IIF.L - notizie) , semplice tutela degli interessi propri e degli azionisti secondo Mediaset), percentuale inizialmente considerata nel contratto come pagamento per la pay tv di Mediaset. E i tempi per riuscire ad arrivare ad un accordo si preannunciano tutt’altro che brevi con la seconda udienza prevista per il 21 marzo dell’anno prossimo. In realtà quella di marzo sarebbe la prima udienza della causa civile che vede come oggetto del contendere il miliardo e mezzo chiesto da Mediaset a Vivendi come risarcimento danni per la non risoluzione del contratto. Anche per questo motivo il titolo Mediaset oggi a Piazza Affari è stato oggetto di vendita da parte degli azionisti. Alle 12, infatti la perdita arrivava a superare il 4% (4,12% per la precisione)

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Come nasce la guerra?

Tutto nasce dai numeri. L’accordo chiuso l’8 aprile scorso prevedevano Vivendi come acquirente della maggioranza di Mediaset Premium ma il 25 luglio, l’amministratore delegato di Vivendi, Bollorè, cambia idea e pur confermando lo scambio del 3,5% del capitale di Vivendi e del 3,5% di quello Mediaset preferisce prendere non più del 20% del capitale di Mediaset Premium, invece del già sottoscritto 89%, guardando poi al 15% del capitale di Mediaset entro 3 anni attraverso un prestito obbligazionario convertibile. Il motivo alla base del rifiuto sarebbero le analisi dei risultati di Mediaset Premium che a maggio presentavano una perdita imprevista di oltre 56 milioni. A questo si aggiungono le accuse di Vivendi a Mediaset di aver presentato business plan irrealistici. Successivamente la stampa finanziaria, così come anche le dichiarazioni dello stesso Vincent Bollorè numero uno di Vivendi, ha riportato voce di diversi approcci successivi tra le due parti (sebbene oggi un comunicato ufficiale di Mediaset affermi che dal 25 luglio 2016, data del dietrofront di Vivendi, non ci siano stati più contatti tra le due società), ad ogni modo da Parigi nei giorni scorsi sarebbe arrivata un’ultima proposta in cui si prevedeva che Vivendi e Mediaset avessero la stessa parte azionario (44,5%) mantenendo la presenza di Telefonica (Londra: 826858.L - notizie) all’11%, terzo incomodo, quest’ultimo, che stando agli accordi di aprile avrebbe dovuto uscire di scena.

La view degli esperti

Di fronte a questa bagarre gli analisti restano piuttosto confusi in particolar modo per le dichiarazioni di Vivendi che premono sul business plan irrealistico, un elemento che, solitamente, come confermano da Banca Imi, viene analizzato prima della chiusura del contratto. Resta comunque un’aria di sospetti tanto che da Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) Securities si sottolinea come ormai i margini di un accordo tra Mediset e Vivendi sia “estremamente improbabile”, intanto viene confermato il target price a 4,07 euro e il rating Outperform. Un pessimismo che ha portato Jefferies a tagliare il rating a hold dal precedente buy. Drastica la dichiarazione di Equita Sim secondo cui Mediaset Premium varrebbe zero. A far nascere questo pessimismo proprio la mancanza di un accordo tra le parti, senza il quale le già cospicue perdite sui conti dell’azienda potrebbero aumentare fino ad arrivare a 155 milioni di euro per il 2016 e 73 milioni per il 2017; attualmente resta il rating Buy anche se si è preferito diminuire il target price da 3,4 a 3,1 euro. Sullo sfondo, continuano da Equita, anche l’altro avversario, Sky (Francoforte: 893517 - notizie) , il quale finora si è avvantaggiato della diatriba in corso, anche attraverso una crescita degli abbonati. Anche i numeri del primo trimestre dell’anno fiscale 2016-2017lo confermano: Sky Italia vanta ricavi per 719 milioni di euro (+4%) non solo ma visto anche l’avvicinarsi dell’asta per aggiudicarsi i diritti della Champions League 2018-2021 che arriverà a febbraio del 2017, quindi mentre la guerra delle carte bollate sarà ancora incorso, non è da escludere, secondo Equita, che arrivino nuovi interessi da parte di Sky per Mediaset.

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