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Mediaset vs Vivendi: le tappe della battaglia giudiziaria

Il logo della francese Vivendi fuori dal quartier generale della società a Parigi

(Reuters) - Il Tribunale di Milano ha respinto le richieste di risarcimento multi-miliardarie di Mediaset nei confronti di Vivendi nelle cause civili intentate dall'emittente di Cologno nei confronti del gruppo francese in seguito alla mancata compravendita della pay-tv Premium nel 2016 e al successivo ingresso nel capitale del gruppo controllato dalla famiglia dell'ex premier Silvio Berlusconi.

Vivendi è stata condannata a risarcire Mediaset per soli 1,7 milioni di euro. Mediaset ha annunciato che presenterà appello per incrementare la quantificazione del danno.

Di seguito i punti chiave della disputa.

Aprile 2016

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Vivendi si accorda con Mediaset per l'acquisto di Premium, un'operazione considerata un passaggio chiave del disegno del miliardario Vincent Bolloré di mettere in piedi una cosiddetta Netflix del Sud Europa. L'accordo prevede uno scambio azionario reciproco pari al 3,5% del capitale dei due gruppi.

Luglio 2016

Vivendi si ritira dall'accordo originale, proponendo un'alternativa che darebbe alla società francese una partecipazione diretta in Mediaset superiore a quanto originariamente concordato.

Vivendi afferma che la ragione principale dietro alla modifica è l'inaffidabilità del business plan di Premium per il biennio 2016-2018.

L'accordo tra i due gruppi va in fumo. Mediaset rifiuta la nuova proposta di Vivendi e annuncia azioni legali contro il gruppo francese. Le richieste risarcitorie per la mancata esecuzione del contratto e la successiva scalata nel capitale del gruppo si attestano intorno a 3 miliardi di euro, secondo quanto riferito in seguito da alcune fonti.

Dicembre 2016

Vivendi accumula una quota del 28,8% in Mediaset nel giro di un mese, una mossa considerata ostile e illegittima dal gruppo di Cologno.

Aprile 2017

Agcom, l'autorità italiana per le comunicazioni, ordina a Vivendi, principale azionista di Telecom Italia (Tim), di tagliare la propria partecipazione nel gruppo telefonico o in Mediaset, in quanto la doppia partecipazione viola l'art. 43 del Testo unico radiotelevisivo, che prevede limiti alle partecipazioni incrociate tra media e tlc a tutela del pluralismo dei media.

Aprile 2018

Vivendi trasferisce i due terzi dei propri diritti di voto in Mediaset nel trust Simon Fiduciaria per ottemperare alle richieste di Agcom.

Settembre 2019

L'assemblea di Mediaset vota un piano, svelato a giugno, per fondere le attività italiane e spagnole in un nuova holding olandese, MediaforEurope, che Mediaset vuole usare come veicolo per perseguire una strategia di crescita europea.

Vivendi, cui è consentito di votare solo con il 10%, osteggia il piano, perché comprensivo di un sistema di governance che rafforzerebbe la presa di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, sul gruppo.

Il gruppo francese ricorre contro la fusione in Spagna, in Italia e Olanda.

Giugno 2020

Mediaset porta al 24,2% la propria partecipazione potenziale nella tedesca ProSiebenSat.1, tassello del proprio piano di creare un polo tv europeo.

Agosto 2020

Dopo lo stop in tribunale in Spagna e in Olanda, Mediaset ritira il piano di riorganizzazione delle proprie attività nella holding Mfe, confermandone tuttavia la validità strategica e sostenendo che perseguirà strade alternative per realizzarlo.

Vivendi chiede un incontro con i vertici Mediaset per discutere un accordo per porre fine alla lunga disputa tra le due aziende. Mediaset ribadisce di essere pronta a esaminare proposte concrete di interesse, senza tuttavia rinunciare al risarcimento.

Settembre 2020

La Corte di Giustizia dell'Unione europea stabilisce che la disposizione del Tusmar che ha costretto Vivendi a congelare i due terzi della propria partecipazione in Mediaset viola il diritto Ue, virtualmente restituendo a Vivendi i diritti di voto sull'intera partecipazione del 29%.

Novembre 2020

Il governo italiano approva una legge che impone ad Agcom il compito di avviare un'istruttoria sulle quote detenute da Vivendi in Mediaset e Telecom Italia (Tim) a tutela del pluralismo dei media. L'indagine potrebbe far scattare restrizioni alle attività del gruppo francese in Italia.

Vivendi presenta denuncia formale alla Commissione europea nei confronti di Roma, sostenendo che la norma punta ad aggirare la sentenza della Corte Ue.

Dicembre 2020

La procura di Milano chiude l'inchiesta nei confronti di Vincent Bolloré e dell'AD di Vivendi Arnaud De Puyfontaine per presunta manipolazione del mercato e ostacolo all'autorità di vigilanza nella scalata del gruppo francese nel capitale di Mediaset, preludio di quella che potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio.

Gennaio 2021

Mediaset e Vivendi figurano come potenziali pretendenti della partecipazione di controllo nel gruppo media francese M6, secondo quanto riferito a Reuters da fonti a conoscenza della situazione.

(Elvira Pollina; ((Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in Redazione a Milano Sabina Suzzi, enrico.sciacovelli@thomsonreuters.com, +48587696613)