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Mediobanca, ipotesi veicolo su 13% Generali in caso di grandi acquisizioni

di Gianluca Semeraro

MILANO (Reuters) - Mediobanca potrebbe conferire la quota detenuta in Generali a un veicolo aperto ad altri investitori nel caso si presentasse l'opportunità di una grande acquisizione.

Lo dice una portavoce dell'istituto, a conferma di indiscrezioni apparse oggi su Il Sole 24 Ore, sottolineando che si tratta di "una delle tante ipotesi allo studio".

Un piano di riserva, dunque, che consentirebbe a Piazzetta Cuccia, primo azionista di Generali con circa il 13%, di mantenere la presa sulla compagnia visto che avrebbe almeno il 51% del veicolo e, al contempo, trarre capitale dalla partecipazione nel caso di grandi acquisizioni che richiedessero più capitale di quello a disposizione.

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Il punto fermo resta l'impegno di Mediobanca a scendere fino al 10% di Generali entro fine giugno 2019, quando terminerà l'attuale piano industriale.

Tuttavia lo stesso Ceo Alberto Nagel lo scorso agosto ha dichiarato che "se la crescita, organica ed extra organica, richiedesse più capitale di quello che la banca produce sarà obbligo del management smobilizzare risorse interne e tra queste anche Generali, prima di chiedere soldi agli azionisti".

E con il piano presentato lo scorso anno Mediobanca ha dichiarato l'ambizione di crescere, anche con shopping, nel wealth management e nello specialty finance con target piccoli ma anche medio-grandi.

Secondo quanto riferisce una fonte vicina alla situazione i due grandi soci di Piazzetta Cuccia - UniCredit e Vincent Bollorè - sarebbero concordi sull'ipotesi del veicolo.

Ipotesi - sottolinea la fonte - che si concretizzerebbe soltanto se si presentasse l'opportunità di un'operazione che richieda più capitale di quello che si riuscirebbe a ottenere con la vendita del 3% e si trovino investitori disposti a entrare nel veicolo "a un prezzo superiore a quelli di mercato" in cambio di un "premio di governance" su Generali.

Il veicolo peraltro non riguarderebbe gli attuali soci del patto di sindacato di Mediobanca ma soltanto fondi o altri investitori istituzionali, prosegue la fonte.

Una soluzione di questo tipo eviterebbe su Generali scossoni, che si avrebbero invece in caso di discesa sotto il 10% da parte di Mediobanca, dal punto di vista dell'azionariato: la compagnia triestina periodicamente è al centro di voci di possibili scalate dall'estero (Axa è il nome più gettonato) e all'inizio del 2017 si è trovata a fronteggiare, con successo, un tentativo di scalata da parte di Intesa Sanpaolo.

Il mantenimento dell'italianità della compagnia assume un rilievo anche politico in un contesto in cui asset importanti del paese, da Parmalat a Telecom Italia, sono finiti sotto il controllo di aziende francesi e che l'unica operazione di senso opposto - l'acquisizione di Stx France da parte di Fincantieri - è stata invece stoppata da Parigi.

L'impegno di Mediobanca a cedere il 3% di Generali si scontra poi con le quotazioni di mercato che oggi si attestano intorno a 15,5 euro contro un valore di carico per Piazzetta Cuccia sui 17 euro per la maggior parte del pacchetto.

Infine Generali rappresenta un importante contributo all'utile netto di Piazzetta Cuccia. Nell'esercizio 2016-17, chiuso lo scorso 30 giugno, Generali ha contribuito all'utile netto di Mediobanca per 264 milioni di euro, quasi un terzo del totale.

Al di là dei vantaggi immediati ci potrebbero essere anche degli obiettivi di più ampio respiro dietro questa mossa: Matteo Ghilotti di Equita Sim ritiene che "l'obiettivo di lungo termine sia quello di rafforzare la presa su Generali".

"Mediobanca vuole muoversi in anticipo visto che il tentativo di scalata di Intesa poteva aprire scenari impensabili. Non vediamo raider all'orizzonte ma vista la pressione sui margini del settore finanziario se si tornasse a una situazione come nel 2011, un grande gruppo straniero potrebbe valutare un'Opa non concordata", spiega.

La minore contendibilità che si creerebbe per Generali con il veicolo spiega, secondo diversi analisti, la reazione leggermente negativa del titolo che alle 12,10 cede lo 0,39% a 15,49 euro con volumi nella norma e a fronte di una performance da inizio anno che vede un progresso di quasi il 10%. Debole, ma in linea con il settore, Mediobanca (-0,23% a 8,78 euro).