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Il meglio della salita è alle spalle? Le attese Piazza Affari

Di (KSE: 003160.KS - notizie) seguito riportiamo l'intervista realizzata a Giovanni Lapidari, privato e professionista specializzato sul mercato dei futures, indici e cfd, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull'attuale situazione dei mercati, con uno sguardo rivolto in particolare a Piazza Affari.

Sui mercati azionari sembra essere tornata una certa cautela in attesa di maggiori indicazioni sulle politiche economiche del presidente Trump. Come valuta l’attuale scenario e quali sono le sue previsioni nel breve?

Credo che la parola più appropriata con cui “pensare” l’attuale momento dei mercati sia proprio cautela. Ci troviamo di fronte a movimenti e scenari contrapposti, uniti da un motivo comune.

La prima contrapposizione è fra l’andamento non omogeneo dei principali listini mondiali. L’Europa fatica a trovare la via del conseguimento i nuovi massimi, e soprattutto del superamento di alcune resistenze davvero ostiche. Questo tentativo trova difficoltà, a causa dello strappo davvero esagerato della prima seduta di quest’anno, uno strappo al quale è seguita davvero una sequenza di giornate dove i prezzi sono rinchiusi fra range molto stretti: un esempio l’abbiamo sul Dax, che ormai da 15 sedute va a comprimere le sue oscillazioni non oltre un sostanziale 1,5 percento.

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Negli Stati Uniti, ad un Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) sempre molto tonico e robusto ha fatto da contraltare la perdita di spinta del Dow Jones, mentre anche su S&P500 vi sono alcune shadows di troppo sui grafici giornalieri.

Comprendiamo che il Dow Jones possa soffrire l’inasprimento futuro della politica creditizia da parte della Fed. Al tempo stesso le voci provenienti dagli Stati Uniti contro un dollaro momentaneamente troppo forte stanno sospingendo in questa seconda parte di gennaio il cambio euro/usd su livelli che non aiutano la già fin troppo fragile economia europea, e che creano difficoltà su listini export oriented come il Dax.
In Europa poi pesa la fatica della borsa italiana, con il carico di difficoltà sul settore bancario accresciuto dai recenti di flussi sui titoli di Stato e sul settore obbligazionario in generale.

Quest’ultimo è il motivo comune cui accennavo: credo sia il caso di monitorare con attenzione il comparto dei Bond, dove c’è un rilevante eccesso di volatilità all’interno di una fase di declino avviata da tempo.
Questo momento di vendite è stato attenuato in America da venerdì scorso, mentre in Europa il rimbalzo di inizio settimana crea comunque della tensione perché è stato realizzato in aumento dello spread Bund/Btp.

La mia impressione è che non ci sia ancora desiderio e orientamento ribassista potente sulle Borse, ma che al tempo stesso il meglio della salita dei listini sia alle spalle (pur non escludendo altri strappi), e che si possa forse essere entrati in una fase meno direzionale e più adatta ai compratori di debolezza/venditori di forza.

A Piazza Affari prosegue il movimento laterale delle ultime sedute, con il Ftse Mib che al momento si mantiene stabilmente al di sopra dei 19.000 punti. Si aspetta ulteriori progressi nel breve?

Gli ultimi rumours su Generali (EUREX: 566030.EX - notizie) e gli incroci con Intesa tolgono visibilità alla price action del nostro indice, cui sicuramente all’inizio settimana non ha fatto bene l’inasprirsi dello spread bund/btp. Da noi le banche pesano, e quando i titoli di Stato soffrono l’indice non può che muoversi in correlazione.

Psicologicamente non penso neanche che in Italia si possa essere felici per tutto questo orientamento per la continua compravendita di aziende italiane importanti da parte della finanza estera: si sta sempre di più svuotando il panorama borsistico del nostro paese, complice la totale arrendevolezza della classe imprenditoriale (per quella politica abbiamo perso qualunque speranza). Questo potrebbe consigliare alcuni player internazionali di sottopesare il nostro mercato.

Molte buone aziende (un nome per tutti: Brembo) hanno performato fin troppo bene, e la dinamica di queste ultime cinque settimane sull’indice mi sembra evidenziare una figura di testa e spalle ribassista non del tutto benevola. Vero è che questo pattern grafico è molto complesso, lento, e spesso ingannevole; sarà però il caso di monitorare con attenzione la tenuta di 19.100 onde evitare un primo attacco sotto 19.000.

Il dollaro sta indietreggiando pesantemente rispetto allo yen, ma perde quota anche nei confronti dell’euro. Quali sono le sue attese su queste due coppie di cambi?

La discesa di dollaro contro yen non mi sembra tanto causata da debolezza della divisa americana, mentre invece la vedo come indicazione che si cominciano a smontare operazioni di carry trade, con stop saltati al di sotto di area 117, poi 116 e 115,5 già dai primi dell’anno.

Questa è una conferma della diminuzione continua della volontà di comprare borse (se non su livelli sacrificati e con picchi di volatilità). La settimana inizia con un test di zona 113, minimo della scorsa ottava: non mi pare che sia un buon segno.

L’Euro invece sale a causa delle lotte intestine fra Germania e BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) . Credo che quest’anno l’Europa sarà il vero punto focale dei mercati: molto populismo, e le elezioni in Francia e Germania (forse anche in Italia) potrebbero rappresentare un acuirsi della crisi dell’euro come valuta, e il fallimento delle politiche monetarie espansive della nostra Banca centrale: si entra però in un territorio sconosciuto, e quindi credo sia molto ragionevole astenersi da previsioni.

Di certo fra 1,0550 e 1,0620 possiamo stimare i principali supporti per questa settimana: parlo di supporti perché nel brevissimo il cross è un po' tirato. In ogni caso ancora non abbiamo capito bene cosa vuole fare Trump, per cui ogni giornata è un film a sé, e personalmente non mi avventurerei a detenere posizioni overnight soprattutto considerando che questa settimana escono importanti dati macro (Pil Usa).

A livello intermarket ci sono degli aspetti che vuole segnalarci in particolare? A cosa consiglia di fare attenzione in questa fase?

Per quanto riguarda le materie prime seguirei l’Oro, insieme ovviamente al cambio eur/usd. Mentre per quest’ultimo ritengo che 1,10 sarà attentamente sorvegliato, se il gold non chiude la settimana fra 1205 e 1195, potrebbe dare dei segnali di tenuta - da confermare però solo in caso di storno delle borse – con primi obiettivi a 1227 mentre quelli più lontani stanno fra 1243 e 1255/1260.

Collateralmente a questo andremo a sorvegliare da vicino usd/yen e la volatilità, generalmente ancora bassa (il Vix è davvero a livelli assurdi). Tutti aspettano un risveglio più stabile delle oscillazioni, e non legato soltanto all’intraday. Per adesso queste speranze sono state deluse, ma nulla è per sempre. Nelle prossime settimane poi ci occuperemo anche della sterlina, ma non mettiamo troppa carne al fuoco ?

Buon trading
Giovanni Lapidari

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