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Melania Trump: anche Tom Ford si rifiuta di vestirla

Continua la guerra di Melania Trump per farsi accettare dall'opinione pubblica. La sua remissività nel voler interpretare il ruolo di semplice first lady senza voler interferire con la più aggressiva e ambiziosa figliastra Ivanka, sembra aver prodotto il risultato opposto che lei stessa sperava di ottenere.

Gli stilisti contro Melania

Ad ogni modo la presidenza dei paradossi politici (primo fra tutti il fatto che un miliardario come Trump abbia vinto grazie al voto della classe media degli operai) si avvale anche di ulteriori paradossi come quello, appunto, di una First Lady, modella, di fatto straniera, caso praticamente unico nella storia della politica Usa, ma che ha abbracciato le teorie antiimmigrazione del marito. In realtà figlio anche lui di emigranti…

Ad ogni modo l'ultima stoccata arriva da Tom Ford, designer e regista texano che ha pubblicamente ribadito il suo "no" a Melania Trump come stilista personale. Il motivo ufficiale sarebbero canoni che non combaciano (a quanto pare la modella non rientra nei canoni dello stilista) salvo poi correggere il tiro e far rientrare nel suo “Gran Rifiuto” anche Hillary Clinton. Abiti troppo costosi (dichiarazione tra il serio ed il faceto) non si addicono alla moglie di un presidente che deve rappresentare una nazione in un momento di difficoltà economica e di divisioni interne. Peccato che questo doscorso non sia stato fatto nel 2011 quando l'abito era destinato a Michelle Obama e il costo, di 5 milioni di dollari, non fu un problema per la sua coscienza.

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E' scoppiata la guerra della moda

In realtà la diatriba sembra nascere da una vera e propria guerra, quella dichiarata dal settore della moda composto dalle minoranze spesso oltraggiate dalle dichiarazioni di Donald Trump durante la campagna elettorale: gay e immigrati, molti dei quali apertamente a favore di Hillary Clinton. Non solo, ma ci sarebbe un altro motivo, più “specifico” che rinfocola la polemica: Melania Trump è famosa per non ascoltare i consigli di stile dei grandi esperti della moda, preferendo scegliere le mise facendo di testa sua (il che non è proprio un difetto) forte anche della sua esperienza sulle passerelle. Una autonomia nelle scelte che non è piaciuta ai rappresentanti della moda made in Usa i quali hanno deciso in blocco di ostracizzare la futura First Lady. Lungo, perciò, l'elenco dei “dissidenti” a partire da Marc Jacobs, passando per Derek Lam, Phillip Lim fino ad arrivare a nomi come Kenzo.

Contro questa teoria si sono invece scaliate Carolina Herrera, Diane Von Fürstenberg, Tommy Hilfiger e Thom Browne che hanno fatto notare come vestire tutte le donne sia una scelta nat Sophie Theallet, che ha vestito Michelle Obama in passato, con una lettera aperta ha esortato i suoi colleghi a stare alla larga dalla first lady per non correre il rischio di supportare le idee pericolose e reazionarie propugnate dal marito. Ia da una fratellanza di genere e non del credo politico.

Una cosa però è certo: Melania Trump grazie alla generosità del suo conto in banca e a di quella di Madre Natura potrà bypassare il problema facilmente e continuare a scegliere da sola i vestiti da indossare. Senza ripercussione alcuna sulla propria salute o quella del pianeta intero.

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