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Mercati incerti? Non è solo l’oro a guadagnarci

Dall’inizio dell’anno le tempeste scatenatesi sui mercati hanno creato un alone di paura non solo tra gli investitori ma anche tra i semplici risparmiatori più orientati verso una strategia difensiva se non addirittura conservativa.

Nuovi investimenti

In particolare in Italia dove il profilo standard di chi investe è caratterizzato da un basso livello di rischio. Difficile che in quest’atmosfera di rendimenti pressocchè nulli ovunque si possa restare sereni sia sul ritorno che sul futuro in generale. Da qui la fortuna dell’unico asset che, di fronte ai tassi negativi, parrebbe aver tratto giovamento, l’oro, con il suo rialzo che, da inizio anno, ha superato il 16% e che ha a suo favore più di un elemento per veder aumentato il margine di vantaggio. Che sia Fed (con il suo dollaro ancora “leggero”) o i già citati tassi negativi, il metallo giallo trova davanti a sè la strada spianata. E, con ogni probabilità anche un compagno di viaggio finora rimasto nascosto.

Sempre più vasto è anche il numero di chi si sta interessando ai diamanti, pietre preziose il cui commercio l’opinione popolare vuole relegato all’elite dei grandi milionari. Non è più così o per lo meno stando a quanto dichiarato da chi nel settore continua a lavorare. A loro favore ci sarebbe più di un fattore: prima di tutto l’assenza di ogni tipo di tassazione sia sull’acquisto che sulla vendita, una volatilità pressocchè nulla e la possibilità di poterli rivendere, possibilità offerta spesso dai diretti intermediari, più esperti di un mercato a tutti gli effetti illiquido e che per questo motivo potrebbe vedere tempi di movimentazione relativamente più lunghi, soprattutto se, come avviene per anche per alcune azioni, il valore o la tipologia del prodotto è particolarmente importante. Senza contare che le dinamiche di vendita non sono omogenee e le variabili mutano non poco anche tra pietre con le stesse caratteristiche tecniche.

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Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) debolezze

La debolezza, almeno quella apparente, è un mercato “diverso”: non propriamente centralizzato e organizzato come quello delle altre materie prime (primo fra tutti l’oro e il suo fixing) il diamante vede il suo principale canale di vendita nelle banche e nelle gioiellerie. Un canale che ha attirato anche nuovi protagonisti come Bolaffi, casa d’aste torinese, la quale ha visto nel diamante un’ulteriore voce di diversificazione. A questa voce, nel caso la si voglia sfruttare, da Intesa consigliano di riservare non più del 5% del portafoglio.

Per effetto della crisi che non demorde gli investitori hanno cambiato il loro orizzonte, aiutati anche dalle disponibilità più “democratiche” che permettono un acquisto da una base di 4mila euro. Guardando all’intero settore secondo le ultime rilevazioni i ricavi sono saliti dai 70 milioni del 2014 ai 150 del 2015 con previsioni che parlano di 450 per quest’anno.

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