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Ai mercati non sono mancati gli stimoli

Il grosso d’Europa era chiuso per festività, ma ai mercati che erano aperti non sono mancati gli stimoli.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) week end in Cina sono stati pubblicati i PMI ufficiali di aprile, più deboli delle attese. Il manifatturiero è passato da 51.8 a 51.2 (vs attese per 51.7), un calo moderato ma comunque non trascurabile a fronte della stabilità di quest’indicatore (il livello segna il minimo del 2017). Coerenti i principali sottoindici, dai new orders alla produzione ai prezzi. Deludente anche il PMI servizi, a 54 da 55.1. Livello assoluto più alto, ma minimo da ottobre scorso.

Altra aria in Sud Corea, dove le esportazioni sono balzate del 24% anno su anno (vs attese per +17%), anche se il botto dipende da una categoria volatile come quella delle navi (+100%), in assenza delle quali il dato è in linea con le attese.

Saltando a piè pari l’Eurozone, si passa agli USA dove i dati macro hanno avuto ancora un tono dimesso: l’ ISM manufacturing di aprile ha significativamente deluso (54.8 da prec 57.2 e vs attese per 56.5), segnando a sua volta il minimo del 2017. Anche qui i sottoindici hanno confermato il calo, con i new orders scesi di 7 punti, sia pure dal livello siderale di 64.5 a un sempre rispettabile 57.5.

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Sia (Shanghai: 600009.SS - notizie) chiaro, il livello assoluto dell’ISM manifatturiero resta confortevole, e superiore a qualsiasi mese del 2016. Ma in ogni caso il ridimensionamento è palpabile, e non è che gli altri dati della giornata abbiano contraddetto il messaggio: income, spending, PCE e Construction spending di marzo hanno tutti marginalmente deluso, anche se l’ultimo si giova di una massiccia revisione al rialzo del mese di febbraio. Domani abbiamo l’ISM services, dopodiche potremo trarre conclusioni più significative, essendo i servizi l’85& e passa del GDP US.

Non che i mercati vi abbiano fatto caso più di tanto. L’azionario US ha guadagnato qualcosa (S&P 500 +0.17%) in un trading tranquillo e il $ ha tenuto, mentre i bonds hanno ceduto, allarmati dalle dichiarazioni di Mnuchin secondi cui il Tesoro US potrebbe decidere di emettere a lunghissima scadenza.

A supportare il sentiment sono intervenute le prime news sull’accordo bipartizan tra Repubblicani e Democratici per finanziare l’attività governativa fino a settembre. L’omnibus bill, che, salvo colpi di scena, dovrebbe diventare legge entro venerdì, ed evitare lo shutdown, contiene diverse vittorie per i Democratici, tra cui niente muro, stanziamenti ridotti alla difesa e niente tagli al “non defense spending”. Come rivincita, i Repubblicani sembrano puntare ad un nuovo assalto in settimana all’Obamacare. Vedremo.

In ogni caso la caratteristica peculiare della giornata di ieri è stata il crollo della volatilità implicita, con il Vix ai minimi del decennio. L’indice ha chiuso a 10.11, minimo dal 16 febbraio 2007, dopo aver scambiato sotto 10 nel durante, segnando 9.90. Per dare un idea del fenomeno, Deutsche bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) ha riportato che, sulle 6871 sedute in cui l’indice è stato calcolato dall’introduzione, nel 1990, il Vix ha chiuso sotto questo livello solo 14 volte.

Venendo alla seduta odierna, la musica non è particolarmente cambiata in Cina, con i PMI calcolati da Markit (NasdaqGS: MRKT - notizie) , che diversamente da quelli ufficiali, interpellano maggiormente le industrie private. Il dato manifatturiero ha ulteriormente ritracciato (50.3 da prec 51.2 e vs attese per 51.3) terminando appena sopra la soglia di contrazione. Nuovamente, la debolezza è ben distribuita nei sottoindici, coi new orders in calo di 1.8 punti a 50.7. Il calo, che segue quello di marzo, porta il PMI ai minimi da settembre scorso.

In generale, i PMI cinesi sembrano indicare una certa moderazione dell’attività, dai fasti di marzo, ovunque tranne nel settore costruzioni, che resta surriscaldato. Naturalmente non bisogna attribuire eccessiva importanza a un singolo mese. Ma poichè resto fermamente convinto che più della metà dell’accelerazione osservata negli ultimi mesi nella domanda globale sia dovuta al violento rimbalzo congiunturale cinese, direi che è il caso di monitorare con estrema attenzione questo tipo di news. Nel frattempo, la divisa ha ripreso a svalutarsi lentamente da marzo.

Dalla revisione dei PMI manifatturieri europei invece solo conferme, con i dati tedesco e francese invariati rispetto ai rispettivi flash, e l’Italia a sorprendere in positivo attese che già la vedevano fare i massimi dal 2011. Con i sondaggi per il secondo turno delle Presidenziali francesi che mostrano ancora un bel margine per Macron (59% a 41%) la price action è rimasta costruttiva oggi anche a fronte di una Wall street che più che festeggiare l’omnibus bill di Trump sembra preoccupata dell’andamento delle vendite d’auto di aprile. Con l’84% dei costruttori che ha riportato, il rimbalzo rispetto al deludente marzo non sembra materializzarsi: i veicoli venduti sono 16.7 mln annualizzati vs una stima di 17.1 mln. Il settore fa -2.8% mentre scrivo.

Non bastassero i PMI servizi e composite e l’ISM non manufacturing di Aprile, domani abbiamo il FOMC in serata. In realtà non si attendono azioni per questo meeting, privo di conferenza stampa (Bloomberg stima una probabilità di rialzo parente del 10%). Le curiosità riguardano il trattamento che verrà riservato alla debolezza relativa dei dati macro e inflattivi, e l’atteggiamento verso l’ipotesi di riduzione del bilancio trapelata dalle minute dello scorso meeting. Nel primo caso mi aspetto che il FOMC si lasci aperta la possibilità di alzare a giugno descrivendo come “temporanei” i fenomeni citati. Sul secondo, sospetto che Yellen e C. sceglieranno di rinviare la questione a Giugno, quando avranno a disposizione la conferenza stampa, un mezzo assai più flessibile per comunicare questioni cosi articolate.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online