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Mercati a una svolta: l'inversione parte dall'Asia

I mercati negli ultimi anni sono sempre più stati oggetto delle politiche monetarie dettate dalle banche centrali. Se la prima, in ordine di tempo, è stata la Federal Reserve, quella forse più incisiva e radicale tra le azioni di accomodamento è quella del Giappone il quale ha messo in campo un progetto ampio su vari fronti a cominciare dalle riforme fiscali fino a quelle monetarie in senso stretto, forte anche di un appoggio politico da parte del partito del Primo ministro Shinzo Abe, da sempre a favore di eventuali interventi.

La view di T. Rowe Price

In realtà tutta l'area asiatica è stata interessata da movimenti fortemente influenzati da altri protagonisti come ad esempio l'economia cinese. Per Anh Lu, gestore del fondo T. Rowe Price Asia ex Japan Equity, T. Rowe Price, ci sarebbero anche altri elementi che hanno agito sul mercato azionario in particolare dell’Asia ex-Japan negli ultimi anni e che, seppur indirettamente, derivano dalle politiche monetarie. Nello specifico si parla del rafforzamento del dollaro e dell’indebolimento del commercio globale, fattori che hanno visto un impatto diretto sugli utili societari, in fase di indebolimento, a sua volta aggravato da un mix tra eccessivo indebitamento e un “management poco disciplinato”. La conseguenza più immediata è stata un'erosione dei margini aziendali e una diminuzione dei rendimenti sul capitale. Una situazione nata da una politica aziendale che in Asia, come conferma il report, si è orientata solo verso uno sfruttamento dei benefici arrivati dall'aumento dei ricavi senza che ci si preoccupasse di ottimizzare i margini.

Come fare per invertire la rotta?

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Ma qualcosa sta cambiando. Per Anh Lu, un primo passo lo si sta già intravedendo, il che farebbe pensare che una fase di inversione sia ormai vicina dopo diversi risultati deludenti e revisioni al ribasso degli utili ; la ricetta parte dall'azionario e per la precisione da una sua rivalutazione positiva che potrebbe essere ottenuta attraverso lo stimolo verso un processo di innovazione da parte delle società, una rielaborazione del piano dei costi con taglio delle spese e, conseguentemente, anche con un'allocazione razionale e metodica del capitale in modo da migliorare i margini e aumentare i ritorni. Alla base di tutto, un adeguamento delle politiche di molte grandi industrie che hanno preso coscienza dello scenario particolarmente complesso e flessibile con cui ci si trova ad aver a che fare e che richiede, alla luce di questa nuova realtà economica, una modifica degli approcci gestionali. Un esempio arriva dai flussi di cassa che le imprese asiatiche starebbero generando: il miglioramento, che si rifletterebbe poi anche su nuove opportunità di investimento, di ricerca e acquisizioni oltre che sul dividendo stesso, arriva da una maggiore razionalizzazione delle spese per capitale. A questo si aggiunga anche la riduzione dei costi legati ai salari, a tutto vantaggio dei margini di profitto.

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