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Mercato auto sotto inchiesta: dopo Fca ora tocca a Renault

Piazza Affari sale, senza timore del caso Fca, di un possibile downgrade del rating da parte di Dbrs e del report, negativo, di S&P sulle banche italiane giudicate pericolose per un eccesso di sofferenze.

Il caso Renault (Londra: 0NQF.L - notizie)

Alle 13 il saldo del listino milanese arrivava a +1,4% ovvero 19.426 punti con il resto delle piazze europee che registrava un Dax a +0,6%, il Cac 40 di Parigi a +0,8% e il Ftse 100 di Londra a +0,3%.

Dopo il caso Fca, con l’azienda automobilistica accusata di aver alterato le rilevazioni dei gas di scarico delle proprie vetture costruite tra il 2014 e il 2015 con l’uso di software contraffatti, caso scoppiato nel pomeriggio di ieri, adesso è la volta di Renault. In Francia i giudici di Parigi stanno investigando sul costruttore transalpino accusato di aver a sua volta taroccato i dati dei gas nocivi. Praticamente una replica di quanto contestato a Fca a sua volta replica di quanto avvenne con il dieselgate della Volkswagen (IOB: 0P6N.IL - notizie) . In realtà la Renault era alle prese con le indagini della Dgccrf, la Direzione generale per la concorrenza, i consumi e la repressione delle frodi già da diversi mesi mentre solo adesso si è deciso di aprire un’inchiesta ufficiale da parte della magistratura.

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FCA e il recupero

Fca, invece, tiene ancora banco, ma in positivo: la casa automobilistica riesce a reggere il peso della notizia e a reagire in Borsa con un rally che arriva alle 12.30 a toccare il +3,5% dopo aver visto vette fino a +7,6% in apertura questa mattina. A quanto pare le azioni della casa torinese (ormai solo per l’origine del marchio) non temono le sanzioni che le stime vogliono intorno ai 44.500 dollari circa per auto per un totale di circa 4,63 miliardi di dollari. A confermare l’ottimismo sono anche gli esperti che sottolineano come la reazione pronta e incisiva dei vertici Fca sia un punto a favore della casa automobilistica. L’intenzione, infatti, è quella di distinguersi dal precedente Volkswagen: la ditta tedesca adottò una strategia diametralmente opposta ammettendo, cioè, la sua colpa immediatamente. Una strategia che non aiutò il titolo che nella sola prima giornata arrivò a perdere il 20%, il tutto senza contare gli oltre 20 miliardi spesi tra multe e risarcimenti.

FCA non è Volkswagen

I distinguo, sottolineano gli esperti, vanno anche oltre: la Volkswagen aveva montato i software giudicati non idonei, solo sulle autovetture destinate ai controlli, dimostrando implicitamente la natura fraudolenta della scelta, mentre per Fca i dispositivi sotto accusa sarebbero stati montati di serie su tutti gli esemplari. Una sottigliezza che potrebbe evitare a Fca, in caso di multa, di dover pagare il massimo previsto (si parla di 450 milioni invece dei temuti 3,4 miliardi ovvero la fascia massima, anche se da Citi parlano invece di una cifra superiore ai 3,3 miliardi proprio a causa del precedente di Vw) proprio perchè verrebbe meno l’intento di truffare le autorità di controllo. Per questo motivo sarà necessaria non solo la massima chiarezza ma soprattutto la massima collaborazione da parte di Fca con le autorità Usa. L’unico punto interrogativo resta, però, proprio la multa: Volkswagen a suo tempo disponeva di abbondante liquidità, sua ancora di salvezza, cosa che invece Fca non può sfruttare, compressa come si trova da un debito particolarmente elevato. Altra differenza tra i due casi (FCA e Vw) sta nell’esposizione al mercato Usa per quanto riguarda il segmento Diesel: Vw superava il 20%, Fca non arriva al 2%. La salvezza per Fca? Ammesso e non concesso che di pericolo si possa parlare, un'altra sponda a favore di Fca e che Vw a suo tempo non aveva, è, paradossalmente, proprio quel Donald Trump che ha minacciato l'industria automobilistica di sanzioni, qualora continuasse a preferire le altre nazioni per gli investimenti e gli Usa solo come mercato di vendita. Potrebbe essere proprio quel Trump, forte delle promesse di Fca di investire 1 miliardo in Usa con la creazione di 2mila potenziali posti di lavoro, ad aiutare Fca, anche perchè, in caso di indagini, gli investimenti promessi potrebbero tardare. Senza contare che i vertici dell'Epa potrebbero presto cambiare in virtù della svolta sempre voluta da Trump, di allentare le rigorose leggi a difesa dell'ambiente e, con esse, anche quelle riguardanti gli scarichi delle auto e i livelli massimi di gas tossici ammessi. .

Ubi (Taiwan OTC: 6562.TWO - notizie) : l'altra protagonista

Tra i protagonisti resta sulle scene ancora Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) , in particolare dopo la giornata di ieri quando il gruppo ha annunciato un aumento di capitale da 400 milioni per l’acquisto delle banche salvate (ovviamente nella loro parte sana) Banca Etruria, Marche e Carichieti con l’eccezione di CariFerrara che, come si sa, è stata lasciata a Bper. Numeri alla mano, per Ubi banca si parla del pagamento di 1 euro e della cessione delle sofferenze sui tre istituti (2,2 miliardi quelle lorde e 0,5 miliardi quelle probabili) oltre alla ricapitalizzazione delle tre banche con annessa pulizia di bilancio. Al momento dell’arrivo in casa Ubi, i tre istituti salvati dovranno infatti presentare in dote, oltre a un Cet1 non inferiore al 9,1%, anche un patrimonio netto contabile non al di sotto dei 1.010 milioni. Un’operazione che permetterà a Ubi un aumento superiore all’1% della quota complessiva di mercato oltre a una maggiore presenza sul territorio con una capillarità che prima non aveva. Sempre focalizzando l’attenzione sui numeri si sottolineano sinergie sui costi operativi intorno ai 100 milioni in termini di risultato netto con un ritorno del 25% sull'aumento di capitale da 400 milioni.

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