Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 4 hours 13 minutes
  • FTSE MIB

    33.382,10
    -572,18 (-1,69%)
     
  • Dow Jones

    37.735,11
    -248,13 (-0,65%)
     
  • Nasdaq

    15.885,02
    -290,08 (-1,79%)
     
  • Nikkei 225

    38.471,20
    -761,60 (-1,94%)
     
  • Petrolio

    85,13
    -0,28 (-0,33%)
     
  • Bitcoin EUR

    58.989,55
    -3.391,79 (-5,44%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.390,90
    +7,90 (+0,33%)
     
  • EUR/USD

    1,0635
    +0,0009 (+0,09%)
     
  • S&P 500

    5.061,82
    -61,59 (-1,20%)
     
  • HANG SENG

    16.248,97
    -351,49 (-2,12%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.916,30
    -68,18 (-1,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8539
    +0,0004 (+0,05%)
     
  • EUR/CHF

    0,9707
    +0,0021 (+0,22%)
     
  • EUR/CAD

    1,4666
    +0,0022 (+0,15%)
     

Merkel: l’euro è un problema per la Germania!

Affascinante davvero, sono bastate due strigliate da parte dell’amministrazione Trump e subito in Germania tutti si agitano…

Merkel: il valore dell’euro è un problema per l’Eurozona

(…) Parlando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, la cancelliera ha dichiarato senza mezzi termini che «in questo momento abbiamo ovviamente un problema nell’Eurozona con il valore dell’euro», un chiaro riferimento al livello troppo basso della moneta unica. «La Bce – ha continuato – ha una politica monetaria che non risponde alle esigenze alla Germania, anzi è fatta su misura per Paesi come Portogallo, Slovenia o Slovacchia. Se avessimo ancora il marco – ha concluso – avrebbe sicuramente un valore ben diverso da quello che ha l’euro in questo momento».(…) Il messaggio a Trump è chiaro: è vero, l’euro è sottovalutato, ma non per colpa della Germania e anzi se fosse per Berlino, preferirebbe avere una moneta più forte come ai tempi del marco. Dichiarazioni da leggere anche in chiave pre-elettorale: la Merkel cerca il quarto mandato nelle elezioni di settembre e secondo gli ultimi sondaggi è indietro rispetto al candidato socialdemocratico Martin Schulz.

In una conferenza stampa congiunta con il vice presidente Michael Pence, Merkel ha anche difeso il surplus commerciale da record della Germania. «Se ci guardiamo intorno in questa stanza e osserviamo quanti iPhones e prodotti Apple sono presenti, credo che il vicepresidente americano possa essere completamente soddisfatto, mentre la Quinta Strada a New York è ancora poco popolata di auto tedesche». Poco prima di essere eletto, Trump in un’intervista si era lamentato per il numero eccessivo di Mercedes che a suo avviso circolano sulla Quinta Strada.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Cara, se l’euro è troppo debole per Voi, levatevi dai piedi!

Davvero intelligente la nostra Angela, infatti il costo di un’automobilina tedesca è più o meno quello di un iphone o ipad, costruito in Cina…! Ma lasciamo da parte queste fesserie e occupiamoci di cose serie.

Non passa giorno senza il quale qualcuno mi domandi che fine farà il dollaro, quale sarà il rapporto dollaro euro nei prossimi mesi.

Nell’ultimo manoscritto abbiamo visto insieme ben sei punti a favore del dollaro, uno forse o due a sfavore.

Un paio di settimane fa forse a qualcuno è sfuggito ma Trump, prima che il suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Mike Flynn lasciasse il suo incarico in seguito alla promessa con l’ambasciatore russo per un possibile allentamento delle sanzioni, lo ha chiamato alle 3 di notte per chiedergli l’impatto economico di un dollaro forte …

Trump reportedly called his national security adviser at 3 am to ask if

Ovviamente Flynn non sapeva rispondere è ha suggerito di rivolgersi ad un economista, giusto per dire come hanno le idee chiare nell’armata brancaleone di Trump. Noi vi abbiamo raccontato quello che è successo durante la “reaganomics”, questa volta Trump potrà gridare ovunque che il dollaro è troppo forte ma nessuno darà una mano agli Stati Uniti, non ci sarà nessun accordo al Plaza Hotel.

Trump non può fare nulla contro il mercato valutario, nulla contro una Fed che crede di aumentate per l’ennesima volta i tassi.

C’e sempre qualcuno che si diletta nel suggerire quale sia il giusto equilibrio dell’euro o del dollaro come meglio preferite…

… ma nessuno è in grado di prevedere il valore ottimale, solo un mercato che muove oltre 4 trilioni di dollari al giorno.

Ogni tanto qualcuno si sveglia e incomincia a deliziarci con la fine del dollaro o la sua scarsità. Ma di questo parleremo la prossima volta, come detto prima nessuno sa come finirà una bolla, quello che è certo è che la “trumpnomics” stessa è un’immensa bolla, immensa illusione, le volpi di Goldman Sachs avvertono che non ci sarà alcun impatto da parte della manovra fiscale sino al 2018 e che gli investitori dovranno presto rivedere tutte le loro aspettative. Secondo loro ci stiamo avvicinando al punto di massimo ottimismo, ma credetemi, andremo ben oltre l’immaginazione, vedrete cose che voi umani.

Noi guardiamo oltre la prossima se ci sarà sarà solo una piccola correzione, se lo dice Goldman, fate il contrario non sbaglierete mai.

Gli ultimi dati economici mostrano solo un modesto miglioramento, il mercato immobiliare è in chiara difficoltà, la produzione industriale ben più debile del previsto, come abbiamo visto la scorsa settimana.

Ma prima che qualche anima in pena continui a sostenere che vi stiamo spaventando, ricordatevi che c’è ancora tempo e che al momento opportuno non mancheremo di condividerlo insieme.

Nel frattempo anche se gli amici di Machiavelli conoscono già questa storiella da almeno un paio di mesi, quelli di Barclays hanno deciso di dare un’occhiata ad uno dei più importanti cambiamenti nel regime fiscale della storia recente degli Stati Uniti, di ficcare seriamente il naso nella “reaganomics” trovando l’uovo di Colombo.

L’indice americano sali di circa il 40 % prima che la riforma fiscale fosse davvero implementata nel luglio del 1987, giusto in tempo per assistere ad uno dei più spettacolari crolli della storia finanziaria americana ovvero il “lunedì nero” del 19 ottobre 1987

Dopo il crollo ci fù una pronta ripresa, Barclays prevede una dinamica simile…

Si potrebbe forse aggiungere che il mercato ha già scontato la maggior parte del taglio delle tasse, senza nemmeno conoscere i dettagli. Due notevoli differenzea tra i tagli fiscali di Reagan e quelli di Trump, il livello di indebitamento del governo di gran lunga maggiore di quanto non fosse 30 anni fa e ciclo di politica monetaria della Federal Reserve, che per il momento è visto al rialzo, anche se inevitabilmente il mercato prima o poi si renderà conto che l’ inasprimento delle condizioni finanziarie inevitabilmente dovrà aumentare il livello di rischio del mercato azionario.

Noi come ben sapete, abbiamo tutta un’altra visione!

Autore: Andrea Mazzalai Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online