Miracolo tedesco: Deutsche Bank raddoppia l'utile
Non saranno il massimo della simpatia ma quando si tratta di fatti sanno dimostrare un innegabile senso della concretezza.
Il caso Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie)
L’esempio che suggeriscono le cronache finanziarie arriva proprio in queste ore: Deutsche Bank, il colosso teutonico che da tempo è sotto i fari per le sue perdite e per i suoi investimenti in derivati, ha registrato un raddoppio dell’utile con profitti a 575 milioni pari a +143% nel giro di un trimestre, anche se un calo del 9% sulle entrate fa capire come il periodo difficile, per quanto alle spalle, stia lasciando ancora i suoi strascichi. Un risultato che arriva immediatamente dopo l’aumento di capitale da 8 miliardi di euro e il piano di taglio dei costi che ha portato alla chiusura di 130 filiali e a 1.600 esuberi. A far preoccupare, però, restano alcune voci specifiche e cioè i ricavi derivanti dal trading di bond e valute hanno visto un aumento dell’11% che, per quanto lusinghiero e a due cifre, resta comunque al di sotto del 24% delle colleghe statunitensi. Un punto debole che diventa ancora più pericoloso se si considera quello sulle azioni è calato del 10% e che proprio l’attività di trading è la voce principali degli introiti dell’istituto tedesco.
La storia e i problemi
Il sistema bancario tedesco, da tempo, vive grazie ad una reputazione spesso usurpata. Berlino, vanta un surplus record che nel 2016 è arrivato a 253 miliardi di euro, pari all'8,6% del Pil ma a guardare le cose da vicino ci si accorge che il sistema bancario della Germania si fonda per lo più su di un substrato di banche come le Sparkassen (casse di risparmio di fatto in mano alle autorità cittadine e locali) e le Landesbanken (in mano alle Lander, ovvero le grandi regioni tedesche), che a suo tempo la Premier (BSE: 500540.BO - notizie) tedesca Angela Merkel volle escludere dall’azione di sorveglianza e regolamentazione voluta dalla Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) .
Non va meglio sul fronte dei grandi istituti, Deutsche Bank, appunto, in primis. Per diverso tempo hanno spaventato i suoi derivati che, stando ad alcune stime arrivano a superare i 55mila miliardi, cifra pari a 2mila volte la sua capitalizzazione oltre che a 15volte il Pil dell'intera nazione. Bastarono queste cifre, accompagnate da una perdita record da 6,7 miliardi nel 2015 a convincere il Fondo Monetario Internazionale a lanciare l’allarme: la Deutsche Bank era stato “eletta”’ la banca con la maggiore potenzialità di shock esterni per il sistema finanziario a livello mondiale. Differente, invece, il giudizio che diede la Bce: i derivati, per quanto rischiosi, sono giudicati asset sicuri secondo i parametri degli stress test, mentre più pericolosa viene giudicata l'esposizione al credito. E le banche tedesche fanno più trading e meno credito. Anche alla luce di questo, il calo delle entrate sul trading restano un punto interrogativo anche per il futuro.
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