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Missione su Marte, come vivremo lì? 'In cupole da 50 abitanti ciascuna'

Marte (foto: NASA)
Marte (foto: NASA)

Il pianeta rosso è sempre più un obiettivo per l’umanità. Arrivare su Marte, nostro vicino nel Sistema Solare, potrebbe essere la più grande impresa di sempre nella storia dell’esplorazione della nostra specie. Ma c’è già chi va oltre il semplice atterraggio, progettando una colonizzazione. Case e alberghi, in sostanza.

A spiegarlo una ricercatrice italiana, Valentina Sumini, che è coinvolta in un progetto che è stato intitolato ‘Redwood Forest‘. Si tratta di una città sostenibile da costruire sul pianeta rosso entro la fine di questo secolo. Una città capace di sopravvivere a lungo su Marte grazie a un sistema di cupole in grado di fornire l’atmosfera necessaria per la crescita delle piante e abbastanza grandi da ospitare 50 persone ciascuna.

Un po’ come accade nel film The Martian, la scienza permetterebbe ai colonizzatori di “produrre” l’acqua necessaria al sostentamento. Nel progetto le cupole sono parecchie, con un calcolo approssimativo finale di circa 10mila abitanti. Dice Valentina: “Il riferimento alla foresta (Redwood Forest) risponde all’esigenza di avere un habitat interconnesso a diversi livelli che consenta ai residenti di muoversi, protetti dalle radiazioni e dall’impatto di micrometeoriti, attraverso una rete di radici sotterranee“.

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Fattibile? Valentina dice nei prossimi 30 anni, ma i due ostacoli maggiori saranno senz’altro i costi (astronomici) e il trasporto dei mezzi per la costruzione. Più facile, forse, l’altro progetto che sta seguendo: quello di un hotel della NASA lasciato “galleggiare” nello spazio.

Tale hotel potrebbe essere effettivamente un punto di transito verso Marte. Lo chiameranno Marina, e fornirà servizi essenziali come energia, acqua e aria pulita, logistica e manutenzione efficiente. Valentina ha contribuito al concept architettonico: “Si tratta di un lussuoso hotel di otto camere con terrazza, completo di bar, ristorante e palestra, che renderà le vacanze nello spazio orbitale una realtà“.

Valentina Sumini, grazie allo studio e, dispiace dirlo, alla decisione di emigrare, è arrivata al Mit, l’istituto di tecnologia del Massachusetts, una delle più importanti università di ricerca del mondo. Tutto è partito però dal Politecnico di Milano, ove ha vinto la Postdoctoral fellowship del Progetto Rocca. La Sumini ha ora 32 anni, è nata a Genova e cresciuta ad Alessandria; ha una doppia laurea in Architettura e Costruzione presso il Politecnico di Milano e Torino più un master dell’Alta Scuola Politecnica.