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Moody's taglia le stime del Pil Usa: le elezioni sono un rischio

La Fed non lancia messaggi chiari e in mancanza di una direzione precisa i mercati intuiscono che i tassi bassi potrebbero essere il trend più in voga per il prossimo futuro.

L'indecisione della Fed

A dare una mano a questa interpretazione ci sarebbero le ultime dichiarazioni di James Bullard, presidente della Fed di St. Louis e membro votante del Federal Open market Committee (Fomc) secondo cui i tassi, vista la situazione generale, si trovano ad un livello appropriato. Non solo, ma se non dovessero essere choc o altri eventi imprevisti, potrebbero aleggiare su questi livelli ancora per diverso tempo. Forse anche due anni.
Sulla base di queste parole dal tono particolarmente dovish i mercati aprono di conseguenza con Piazza Affari che vede un'apertura all'insegna del rimbalzo. Alle 10.30 il listino italiano era in positivo, per quanto di poco, a 0,35%, in linea con il resto delle borse europee che vedono il Dax a +0,55% Londra a +0,45%e il Cac40 a +0,36%. Un risultato che, in linea di massima, per Milano, restava molto simile anche al giro di boa delle 13 quando il Ftse Mib segnava un attivo dello 0,23%, mentre un generale indebolimento si prospettava sul resto delle maggiori piazze europee dove il Dax segnava +0,48%, Londra era sulla scia della parità a +0,01% e il Cac 40 di Parigi non lontano a +0,17%.

Ad approfittare delle indecisioni della Fed sono anche i mercati emergenti, da tempo “ostaggi” delle politiche sul costo del dollaro, vera e propria spada di Damocle: la prima conseguenza delle incertezze della Fed è stato il calo del biglietto verde con un indebolimento che rende favorevoli i costi per i bond denominati in dollari.

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La view di Moody's

Intanto è sempre l'economia Usa che detta legge in questa mattinata con la notizia dell'agenzia Moody's che ha rivisto al ribasso le prospettive per il prodotto interno lordo statunitense sull'anno in corso: il 2% iniziale è diventato un più modesto 1,7% mentre resta invariata la previsione sul 2017 a +2,7%. Il motivo di una revisione negativa trova radice in più di un elemento. Prima di tutto le elezioni americane. La situazione iterna ai partiti si fa sepre più complessa soprattutto per i repubblicani i quali stanno organizzando un fronte comune per escludere il rappresentante ufficiale del partito, Donal Trump, dalla corsa alla Casa Bianca a poco più di tre mesi dalle elezioni presidenziali. Troppo impopolare, impulsivo, indisponente ma soprattutto impreparato per coprire una carica tanto prestigiosa e delicata all'interno di un panorama internazionale sempre più fragile. Il fronte anti-Trump, nato ad agosto per volontà di 50 rappresentanti, ha registrato un aumento notevole visto che la lettera con cui si chiede lo spostamento delle risorse dalla campagna per Trump a quella del Senato e della Camera (in modo da controbilanciare la vittoria della Clinton) vede i nomi di oltre 100 firmatari.

Le debolezze dell'economia Usa

Da parte sua, intanto, Moody's vede il cambio delle strategie politiche come un rischio per l'economia non solo della nazione americana ma anche per l'intero pianeta vista anche la persistente deflazione già presente da tempo nella zona europea. Il Vecchio Continente, però, sottolinea Moody's troverà un supporto costante nella politica della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) , pronta con la sua rete per tutto il 2017. Diversa (Other OTC: DVSAF - notizie) , invece, la situazione della Fed, divisa, e non da oggi, sulle decisioni da prendere: stando al report di Moody's è possibile ipotizzare un rialzo dei tassi di interesse già a settembre. A dare una spinta decisiva saranno ancora le prospettive sulla crescita, sul mercato del lavoro e sull'inflazione. Guardando però all'economia e soprattutto ai consumi, non si può non notare come i grandi magazzini statunitensi siano dichiaratamente in crisi. Il nemico numero uno, in questo caso è l'ecommerce il quale, sebbene permetta la comodità dell'acquisto da casa 24 ore su 24 con prezzi più invitanti, lascia letteralmente vuoti i punti vendita anche delle grandi catene. Un esempio arriva da Macy's che, dopo un altro trimestre in negativo è costretto a ridimensionare ulteriormente il numero dei suoi magazzini con l'annuncio della chiusura di 100 punti vendita. Ma i target per il 2016 sono al ribasso anche per gli altri grandi nomi del settore da J.C Penney a Gap passando per Nordstrom (NYSE: JWN - notizie) , alle prese con strategie che vanno dagli sconti al taglio dei negozi per riuscire a smaltire le scorte, abbattere i costi e reggere la concorrenza dell'online. Chi invece vince la guerra sono tutti coloro che, come è facile immaginarsi, nascono in qualità di rivenditori via Internet: Amazon e Alibaba i due esempi più chiari con il secondo che riesce a superare anche il momento di stasi dell'economia cinese.

Ma il Pil di Pechino potrebbe salire

E a proposito di economia cinese, sempre Moody's, a differenza degli Usa, alza le previsioni di crescita per il Pil 2016-2017: a favorire l'ottimismo su Pechino è la forte dose di stimoli fiscali e monetari creati dalle autorità del Celeste Impero, stimoli che comprendono, oltre al più diffuso taglio degli interessi, anche quello delle riserve obbligatorie delle banche. Numeri alla mano si parla di un Pil al 6,6% nel 2016, in aumento rispetto al 6,3% precedente, e al 6,3% per il 2017, anche in questo caso in aumento sul precedente dato di 6,1%.

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