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Morto Musharraf, l'alleato degli Usa nel contrasto ad Al Qaeda

È morto all'età di 79 anni l'ex presidente del Pakistan Pervez Musharraf. Fu un fedele alleato della Casa Bianca nella lotta ai terroristi di Al Qaeda dopo gli attentati suicidi dell'11 settembre che uccisero 2.996 persone negli Stati Uniti.

Ricordato per aver governato in un periodo di grande prosperità economica del Paese, grazie alle politiche economiche di apertura ai grandi investimenti stranieri, ha lasciato diverse ombre sul suo operato con le sue scelte nelle questioni di politica interna. La sua presidenza dal 2001 al 2008 fu caratterizzata dalla volontà di far aderire il Paese alla tradizione di un islamismo più liberale, ma anche da un forte controllo dell'esercito e dalla mano dura nella lotta ai dissidenti politici e da alcune fattispecie di abuso di potere.

Con le stragi del terrorismo islamico in occidente Musharraf si è unito alla "guerra al terrore" degli Stati Uniti, concedendo alle forze statunitensi l'accesso via terra e via aerea all'Afghanistan per dare la caccia ai militanti di Al Qaeda. La scelta contraddiceva il sostegno di lunga data del Pakistan ai Talebani, che a quel punto controllavano l'Afghanistan, e rese Musharraf un bersaglio per i gruppi militanti nazionali. Lui stesso sopravvisse ad almeno quattro tentativi di assassinio. La contropartita per gli Stati Uniti fu il finanziamento dell'arsenale nucleare di Islamabad.

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Nel 2019 è stato condannato a morte per alto tradimento a causa della decisione di sospendere la Costituzione per sei settimane dopo aver dichiarato lo stato di emergenza nel 2007. Gli ultimi anni da presidente furono costellati da altre decisioni come l'imposizione della legge marziale, la destituzione del giudice capo della Corte suprema e l'arresto di attivisti e avvocati, atti che hanno provocato proteste di massa. Fu criticato per non aver reagito adeguatamente all'attacco dell'ex primo ministro e suo avversario politico Benazir Bhutto avvenuto per mano dei talebani pakistani.

Dopo le dimissioni presentate nel 2008 per evitare la messa in stato di accusa, Musharraf si è recato in esilio in Gran Bretagna e poi in Medio oriente. Nonostante i processi l'ex capo di Stato fu autorizzato a curarsi all'estero per i suoi problemi di salute e per l'amiloidosi, la malattia che lo ha portato alla morte, avvenuta a in ospedale a Dubai.