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Mps, Tesoro cerca soluzioni per deal con UniCredit, negoziato difficile - fonti

Il logo di Monte dei Paschi di Siena presso una filiale a Roma

di Giuseppe Fonte e Valentina Za

ROMA (Reuters) - Il ministero dell'Economia studia soluzioni che vengano incontro alle condizioni poste da UniCredit per un'eventuale acquisizione di Banca Mps, secondo tre fonti vicine al dossier.

Nonostante l'assenza di progressi significativi nel negoziato, le fonti dicono che il Tesoro continua a vedere in UniCredit la soluzione migliore tra quelle sul tavolo ai problemi della banca senese, ricapitalizzata dallo stato nel 2017 con un onere di circa 5,4 miliardi di euro.

Il Tesoro nell'immediato non lavora a soluzioni alternative come un 'break-up' della banca, anche se via XX Settembre è aperta a valutare la cessione di asset di Mps per facilitare la vendita a un partner strategico come UniCredit.

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Fin dall'inizio UniCredit, come peraltro ogni altro compratore, ha richiesto un impatto neutro sul capitale da un eventuale accordo.

Il confronto col Tesoro si protrae da quasi un anno, ma ha subito una battuta d'arresto con il cambio ai vertici di UniCredit e l'arrivo a metà aprile del nuovo Ceo Andrea Orcel.

Annunciando cambiamenti nella struttura manageriale di seconda linea, Orcel la scorsa settimana ha chiarito di essere focalizzato sui processi interni al gruppo, mentre l'M&A, come spiegato in precedenza, rimane sullo sfondo come potenziale acceleratore della strategia di rilancio.

Anche se l'ultima parola sul destino di Mps spetta al presidente del consiglio Mario Draghi, le tre fonti dicono che i negoziati tra le parti continuano. Due di esse sottolineano che un eventuale accordo richiederebbe comunque tempo.

UniCredit non ha commentato.

Una delle fonti spiega che le posizioni negoziali sono molto distanti e non c'è modo di prevedere l'esito del confronto.

Secondo i termini del salvataggio, l'Italia deve privatizzare Mps al più tardi entro metà 2022.

I circa 10 miliardi di euro in rischi legali che gravano su Mps dopo anni di cattiva gestione sono uno dei principali ostacoli che precludono un accordo. Il Tesoro ha messo a punto un complesso piano per proteggere il compratore dal contenzioso, ma lo schema richiede il via libera di UniCredit.

Tramite Amco, la bad bank a controllo pubblico, il ministero ha già aiutato Mps a deconsolidare oltre 7 miliardi di sofferenze ed è pronto a offrire un ulteriore contributo.

Oltre alla totale pulizia del bilancio di Mps, UniCredit spinge per una garanzia sull'emersione di futuri crediti deteriorati come nel caso dell'operazione di Intesa Sanpaolo con Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, spiega una fonte.

Mentre Siena ha da poco annunciato di voler rafforzare i legami con Anima Holding, l'assenza di impatti a capitale richiederebbe inoltre un indennizzo per consentire alla banca di piazza Gae Aulenti di chiudere tutte le partnership in essere senza penalizzazioni.

Al momento il Tesoro ha accantonato a bilancio 1,5 miliardi di euro per facilitare la fusione tra Mps e il futuro partner.

La dote per il Monte comprende anche incentivi fiscali del valore di circa 2,2 miliardi. Il Tesoro aveva provato a rafforzare gli incentivi offrendo un contributo aggiuntivo di oltre un miliardo, ma divisioni interne al governo lo hanno per ora costretto a fare marcia indietro.

Mps si è impegnata con la Banca Centrale Europea (Bce) a raccogliere capitale per 2,5 miliardi di euro entro aprile 2022, sebbene non escluda che alla fine lo shortfall potrebbe rivelarsi inferiore alle previsioni - già ridotte sotto il miliardo.

L'esito degli stress test europei, il 30 luglio prossimo, farà chiarezza sulla fragilità della banca.

(in redazione a Milano Gianluca Semeraro)