Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 4 hours 54 minutes
  • FTSE MIB

    34.225,76
    -45,36 (-0,13%)
     
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.628,48
    -831,60 (-2,16%)
     
  • Petrolio

    82,84
    +0,03 (+0,04%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.187,25
    -2.749,34 (-4,44%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.353,80
    -28,77 (-2,08%)
     
  • Oro

    2.338,60
    +0,20 (+0,01%)
     
  • EUR/USD

    1,0730
    +0,0029 (+0,27%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     
  • HANG SENG

    17.284,54
    +83,27 (+0,48%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.958,23
    -31,65 (-0,63%)
     
  • EUR/GBP

    0,8571
    -0,0012 (-0,14%)
     
  • EUR/CHF

    0,9795
    +0,0011 (+0,11%)
     
  • EUR/CAD

    1,4670
    +0,0014 (+0,09%)
     

Nel Governo riparte il rubabandiera. Primo round, Reddito di cittadinanza

Italy's Prime Minister, Mario Draghi speaks during a joint news conference with Italy's Economy Minister Daniele Franco (not pictured) on the government's new fiscal targets in Rome, Italy, September 29, 2021. REUTERS/Yara Nardi (Photo: Yara Nardi via Reuters)
Italy's Prime Minister, Mario Draghi speaks during a joint news conference with Italy's Economy Minister Daniele Franco (not pictured) on the government's new fiscal targets in Rome, Italy, September 29, 2021. REUTERS/Yara Nardi (Photo: Yara Nardi via Reuters)

Non che Mario Draghi sia tipo da dimostrazioni trionfalistiche e questo lo spiega bene la decisione di non presentarsi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri per benedire l’avvio senza turbolenze dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro. Ma forse il premier neppure si aspettava che proprio in una giornata fortunata, anzi di più visti gli allarmi e le paure della vigilia, i suoi ministri si ritrovassero ad avviare un rubabandiera. Insomma neppure il tempo di festeggiare, seppure senza sfarzi, uno dei passaggi più delicati, che i partiti di maggioranza hanno ripreso a inseguire una logica da bandierine. Anche i primi mesi del Governo non sono stati risparmiati da questa gazzarra, ma la discussione in Cdm sul reddito di cittadinanza inaugura un’intensificazione, in negativo, di questa dinamica perché ora è arrivato il momento delle scelte che dividono di più la maggioranza.

È arrivato perché la settimana prossima sul tavolo del Consiglio dei ministri arriverà la legge di bilancio, il provvedimento che fissa le spese per il prossimo anno. Quelle per il reddito di cittadinanza sono già nei cosiddetti tendenziali, è cioè una spesa già acquisita, ma sono bastati 200 milioni che servono per coprire i costi di quest’anno a far scoppiare la discussione tra i ministri. Quando si arriva alla norma del decreto fiscale che prevede proprio il rifinanziamento del reddito per l’ultimo mese e mezzo di quest’anno è Giancarlo Giorgetti a sollevare la questione. Il ministro leghista va giù dritto: ”È beffardo usare i soldi di chi ha lavorato duramente per una misura simile”. Di chi ha lavorato perché i 200 milioni per il reddito sono stati sottratti al reddito di emergenza per 90 milioni, ma anche dall’accesso anticipato al pensionamento per lavori faticosi e pesanti per altri 30 milioni, ancora dall’accesso al pensionamento dei lavoratori precoci, altri 40 milioni, mentre 30 milioni dal capitolo di spesa per i congedi parentali.

I 5 stelle, con in prima linea il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, contestano la ricostruzione di Giorgetti. Sono fonti del Movimento, al termine del Cdm, a dire che “come ha spiegato il ministro Franco, i fondi per alcune misure utilizzati per rifinanziare per 200 milioni il reddito di cittadinanza “erano stati sovrastimati e dunque lo spostamento non incide in alcun modo sul loro funzionamento”. Aggiungendo, con un taglio di piccata ironia, che “siamo disposti a spiegarlo alla Lega con un disegno”. Già lo strumento scelto - lo spin - spiega il clima scivoloso che si è generato durante la riunione a palazzo Chigi. E infatti la discussione non termina qui. Interviene anche Renato Brunetta e la ministra in quota Italia Viva Elena Bonetti. I toni e i contenuti sono differenti rispetto a quelli di Giorgetti perché quello che viene esposto è un ragionamento sulla necessità di avviare una riflessione, senza pregiudizi, del reddito di cittadinanza a tre anni dall’entrata in vigore e alla luce dei risultati deludenti sul fronte della ricerca di lavoro.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

A questo punto è evidente che il Cdm rischia di trasformarsi in una discussione politica, più che operativa. Centrata cioè sulla validità dello strumento del reddito di cittadinanza invece che sulle possibili modifiche tecniche. Draghi ferma allora il dibattito e taglia corto: “Ne parleremo in sede di discussione della legge di bilancio”. Non un rinvio sine die perché la settimana prossima sarà tempo di chiudere la legge di bilancio e questo dato marca anche una certa difficoltà in capo a Draghi, quantomeno potenziale, perché se fino ad adesso la campagna vaccinale, il Recovery, molto meno il green pass, hanno reso più facile arrivare a una sintesi, ora questioni come il reddito di cittadinanza e quota 100 complicano decisamente le cose. Il rubabandiera è iniziato sul totem grillino, che pochi minuti dopo il Cdm, Giuseppe Conte ha subito collocato nella dimensione puramente politica, rivolgendosi a Salvini e a Giorgia Meloni con un “giù le mani dal reddito di cittadinanza”.

L’evoluzione di questo primo round è incerta. A bilancio ci sono già parecchi miliardi per il rifinanziamento del reddito nel 2022. Ma è evidente che se interverranno, come è oramai scontato, delle modifiche all’impianto del reddito, la spesa cambierà, in rialzo o in ribasso. Soprattutto questo round si giocherà in contemporanea a quello su quota 100, la misura per l’anticipo pensionistico che scade a fine anno. Qui la direzione di palazzo Chigi è più marcata perché non si pensa a un rinnovo, ma a un intervento sui lavoratori gravosi per evitare un ritorno puro alla riforma Fornero. Ma la Lega si dice pronta a fare le barricate pur di non rinunciare al suo cavallo di battaglia. Poi che i due round si tengono tra Lega e 5 stelle, che insieme hanno governato e che insieme hanno approvato le due misure oggi al centro dello scontro, è un’altra storia. O forse è la stessa. Solo che gli attori ora hanno cambiato copione, da alleati a contenditori di bandierine. Una volta potevano convivere, oggi no. Con la consapevolezza comune che questa volta a palazzo Chigi c’è Draghi. E di bandierine il premier non ne vuole sentire parlare.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.