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"Nella corsa alle valute digitali, sarà la Cina ad arrivare prima con lo yuan"

China's official app for digital yuan is seen on a mobile phone next to 100-yuan banknotes in this illustration picture taken October 16, 2020. REUTERS/Florence Lo/Illustration (Photo: Florence Lo via Reuters)
China's official app for digital yuan is seen on a mobile phone next to 100-yuan banknotes in this illustration picture taken October 16, 2020. REUTERS/Florence Lo/Illustration (Photo: Florence Lo via Reuters)

“Tra 24 mesi l’euro digitale potrebbe avere il via libera per l’emissione per poi diventare realtà tra quattro o cinque anni”. Lo spiega ad HuffPostSilvia Attanasio, responsabile Innovazione di ABI, sui blocchi di partenza del Salone dei pagamenti, che andrà in scena dal 3 al 5 novembre. A differenza del bitcoin si tratterà di una moneta ufficiale: “Non sarà altro dall’euro ordinario, non ci sarà la sua quotazione, ma sarà uguale a quello che suona”, cioè alla moneta che oggi noi tutti abbiamo nelle tasche. Quanto ai rischi, si osserva con grande attenzione il ruolo di intermediazione delle banche commerciali, che va preservato, anche se “gli istituti italiani hanno avuto fin dal principio un approccio molto propositivo”.

Dottoressa Attanasio,cos’è esattamente l’euro digitale, se dovessimo spiegarlo a un bambino?

“L’euro digitale è moneta di banca centrale in forma digitale nelle tasche dei cittadini. Di fatto significa che tutti i cittadini della zona dell’euro avranno a disposizione uno strumento digitale emesso e realizzato direttamente dalla banca centrale. Per fare un esempio, per andare a comprare il giornale, ci sarà certamente un intermediario, una banca che ce lo fornirà in qualità di distributore, ma poi potremo usarlo ad ampio spettro, perché tutti condivideremo lo stesso strumento”.

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Quando arriverà, a che punto siamo con il progetto?

“Lo scorso primo ottobre è partita la fase di istruttoria, di indagine, promossa dalla Bce. Essa durerà 24 mesi, dopodiché inizierà la fase di implementazione. Il tempo complessivo per vederlo realmente nelle nostre vite è di quattro o cinque anni. Al momento ci si sta concentrando molto di più su questi primi 24 mesi ed io sono ottimista che dopo questo periodo si vedrà già la luce perché culminerà nella decisione se emetterlo oppure no”.

Che impatto avrà sulle banche italiane? Per ora cosa dicono dell’euro digitale?

“Le banche italiane hanno avuto fin dal principio un approccio molto propositivo. Certo, l’euro digitale pone alcuni rischi e ci sono degli elementi che devono essere considerati. Se realizzato opportunamente, cioè se dotato dei “super poteri” che noi ci auguriamo possa avere, potrà rendere possibile offrire molti servizi nuovi che oggi non sono possibili”.

Un esempio?

“Ad esempio la programmabilità, che può disegnare la strada che la moneta deve fare nelle interazioni tra due soggetti”.

Cosa vuol dire programmabilità?

“Inizio con un esempio, il bonus cultura. Questa somma al compimento del diciottesimo anno di età viene data ai ragazzi italiani e può essere spesa ad esempio in libri. Una libreria se vuol poter ricevere bonus cultura in pagamento deve accreditarsi presso il Ministero della cultura, ricevere poi una vetrofania, dopodiché attende i suoi clienti. Quando ha accumulato più di un bonus, la libreria presenta, digitalmente per fortuna, al Ministero questi ultimi e riceve in cambio denaro. Qualche settimana di processamento di queste richieste e poi esso pone in essere alcuni controlli per verificare che non ci siano state frodi. Poi c’è anche il bonus insegnanti, ma l’emittente è un altro, perché è il Ministero dell’Istruzione, quindi la stessa libreria deve fare un altro accreditamento e per avere soldi in cambio del bonus deve fare un altro processo di rimborso. Ora immaginiamo che queste due cose, come mille altre, siano gestite con l’euro digitale…”

Cosa accadrebbe?

“In quel caso si potrebbero erogare queste somme ai ragazzi e agli insegnanti direttamente in forma di euro digitale associato a una serie di regole che stabiliscono in che modo può essere spesa questa somma. A quel punto la libreria non deve far nulla perché l’euro digitale sarà valuta ufficiale e sarà necessariamente accettata da tutti, così come oggi nessuno può rifiutarci un pagamento in contanti. Inoltre i controlli verranno effettuati automaticamente dallo smart contract all’atto di ciascun pagamento, semplificando moltissimo le attività di controllo che i ministeri dovranno fare e la libreria incasserà direttamente denaro sonante”.

Arriveranno prima lo yuan digitale e il dollaro digitale oppure l’Europa non si farà lasciare indietro?

“Effettivamente c’è proprio una corsa in questo momento e secondo me lo yuan digitale arriverà prima, si parla già di febbraio 2022, dunque direi che lì non c’è possibilitàdi recuperare. Sul dollaro digitale invece la Fed ha delle opinioni diversificate e ancora non è partita con un progetto strutturato come quello della Bce. Tuttavia è corretto che ogni banca centrale consideri con attenzione i bisogni della propria area di riferimento, quindi guardiamo con fiducia all’operato della nostra banca centrale europea”.

Quale è il suo potenziale di azione?

“Una moneta digitale è molto indicata per micropagamenti o per essere integrata nell’Internet of things (l’internet delle cose, ndr). Altro utilizzo è quello legato a pagamenti che necessitano di un piano di beneficiari, come l’acquisto di una casa, per automatizzare il processo”.

C’è in prospettiva la possibilità di una disintermediazione delle banche commerciali, che è insito nelle possibili preoccupazioni di esse?

“Sicuramente questo tema esiste, è sul tavolo, è un problema teorico molto concreto dei modelli di moneta digitale di banca centrale. Guardando però a casa nostra, che è casa europea per quanto riguarda la moneta, sappiamo che la maggior parte dei rischi messi in campo sono massimamente presidiati dalla Bce. Bisognerà prestare attenzione a che le banche abbiano sempre la materia prima per erogare prestiti e che ci sia lo spazio per altri tipi di pagamenti, su questo però io sono ottimista. Già oggi c’è lo spazio per moltissime forme di pagamento differenti e penso rimarrà anche in futuro”.

Ecco, a tal proposito, l’effetto spillover, la contaminazione che diversi strumenti stanno avendo gli uni sugli altri, oggi molto diffuso, ci spiega cos’è?

“È un po’ un effetto di apprendimento reciproco. È sotto gli occhi di tutti che l’annuncio iniziale fatto da Libra, da Facebook abbia stimolato moltissimo le banche centrali a lavorare sul tema della moneta digitale. Ora le banche centrali di tutto il mondo stanno lavorando su questo tema e questo elemento sta portando le banche commerciali ad attivare tutta una serie di propri ragionamenti per capire quali nuovi servizi potranno essere realizzati a partire da una moneta digitale, oppure realizzare delle stablecoin realizzate da banche commerciali, cosa che negli Stati Uniti è già avvenuta. In sostanza, attori molto diversi si stanno influenzando a vicenda”.

C’è una differenza tra euro digitale e bitcoin?

Radicale. Le differenze fondamentali sono due. La prima è che sulla moneta euro digitale è stampato il viso del governatore della Banca europea, quindi c’è un chiaro emittente, che è un soggetto robusto e affidabile, che già governa una delle economie più avanzate del mondo. L’altro elemento è che l’euro digitale non sarà altro dall’euro ordinario, non ci sarà la sua quotazione, non si comprerà o si venderà, ma sarà usuale all’euro, quello che suona e non avrà un suo prezzo. Il bitcoin invece ha un suo prezzo, è più un asset, un qualcosa che le persone possono utilizzare per allocare anche proprie risorse confidando di poter beneficiare delle variazioni di prezzo. Le CBDC (Central Bank Digital Currency, ndr) sono moneta ufficiale, mentre il bitcoin non lo è e se anche sarà riconosciuta come moneta non sarà a corso legale.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.