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Il nemico più pericoloso per la libertà

Io credo che, essendo la natura del denaro fiat simile a quella della legge fiat (ed essendo i due strettamente collegati e dipendenti l'uno dall'altro), lo sia anche la loro dinamica. Così come l'implosione del fascismo non ha comportato purtroppo quella del positivismo giuridico (né quella del denaro fiat), ma semmai un suo rafforzamento, così, fino a quando non crollerà il positivismo giuridico, il necessario collasso dell'attuale forma particolare di denaro fiat non comporterà quello del denaro fiat. Il collasso dell'euro, o del dollaro, porterà (oltre a probabili guerre) un "reboot" con una nuova moneta fiat. Per sradicare il denaro fiat occorre sradicare il positivismo giuridico. Non si può avere libero mercato (tanto meno nel settore del denaro) finché la "legge" rimane lo strumento di potere politico arbitrario.» ~ Giovanni Birindelli

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di Gary North

Remnant Review

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Sono un conservatore.

Sono un conservatore per tre motivi che sin dal 1920 hanno spinto molti americani ad appoggiare tale movimento:

  1. anti-comunismo;

  2. economia di libero mercato;

  3. teoria sociale del conservatorismo.

Ritengo che la figura più importante del XX secolo sia stata quella di Vladimir Lenin. Se non fosse stato per l'assassinio dell'arciduca Ferdinando nel 1914, non ci sarebbe stata la prima guerra mondiale. Se non ci fosse stata la prima guerra mondiale, il governo tedesco non avrebbe rispedito in Russia Lenin. Se quest'ultimo non avesse avuto successo con la sua rivoluzione nel 1917, non avrebbe mai preso il potere. Ciò avrebbe significato che Adolf Hitler non sarebbe mai arrivato al potere, poiché Lenin e i comunisti fornirono il modello per la rivoluzione di Hitler.

Purtroppo dimentichiamo questo fatto che viene menzionato di rado: di tutti i rivoluzionari sociali del XIX secolo, solo un uomo è arrivato al potere per mezzo di una rivoluzione che egli stesso aveva progettato, salendo poi al potere per attuare le sue idee. Quell'uomo era Lenin.

L'economia di libero mercato è stata con noi fin dalla Scuola Spagnola di Salamanca nei primi anni del XVI secolo. È stata migliorata più volte, culminando con la Scuola Austriaca d'economia. Datiamo la nascita della Scuola Austriaca con il libro Principi di Economia di Carl Menger, che venne pubblicato nel 1871. La formulazione moderna arrivò dopo una serie di libri di Ludwig von Mises.

C'era anche una scuola britannica d'economia che si basava sul libero mercato, la quale nacque nel 1776 con Adam Smith, anche se i saggi anti-mercantilisti di David Hume sul libero scambio vennero scritti prima (1752). La tradizione di Smith s'estese nei successivi 114 anni, culminando con il libro di Alfred Marshall del 1890. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo William Stanley Jevons fu uno dei tre uomini che nei primi anni del 1870 svilupparono quella che noi chiamiamo Scuola Marginale o Soggettiva. Menger era un altro. Il terzo era un economista in Svizzera, Leon Walras. L'approccio matematico di Walras conquistò influenza nel mondo accademico. È incoerente sia dal punto di vista metodologico che operativo. Non può affrontare due fatti cruciali: la mancanza d'onniscienza negli uomini e il cambiamento storico.

Poi c'è l'eredità politica di Edmund Burke. Era un seguace di Adam Smith, e Adam Smith era un seguace di Burke. Burke credeva in un lento cambiamento sociale e politico. Era un evoluzionista sociale, come lo era anche Smith. Si oppose alla rivoluzione politica centralizzata, spacciata come modo per aumentare la libertà. Il suo classico, pubblicato alla fine del 1790, criticava la Rivoluzione francese. Da quel momento in poi divenne un punto di riferimento per il conservatorismo nascente in Europa occidentale. Non credeva in grandi sistemi teorici. Completava Adam Smith, il quale ideò la difesa teorica dominante dell'economia di libero mercato. Era una strana alleanza.

I nemici dell'economia di libero mercato sono ovviamente il socialismo e il comunismo, ma anche l'estensione statalista del mercantilismo che è rappresentata negli Stati Uniti da Alexander Hamilton, Henry Clay, Abraham Lincoln, entrambi i Roosevelt e i seguaci di John Maynard Keynes. In altre parole, l'economia mista è l'altro nemico. È il nemico dei giorni nostri.

Vi è poi un altro ceppo di pensiero in occidente, il cristianesimo. È dominato sia dal cattolicesimo romano sia dal protestantesimo, ma entrambi si sono dimostrati impotenti nel resistere alla diffusione del vangelo sociale e della teologia della liberazione. L'attuale Papa è un teologo della liberazione. Negli Stati Uniti la maggior parte dei leader confessionali e la maggior parte dei seminari, se predicano qualcosa d'economia, predicano una qualche versione di un'economia mista, sia sotto forma di vangelo sociale sia sotto forma di teologia della liberazione. Vale a dire, né la gerarchia cattolica, né l'istituzione protestante sono state in grado d'offrire una sfida teologica a Keynes o Lenin. La maggior parte dei teologi della liberazione dell'America centrale sono stati uccisi dalle truppe governative negli anni '80, e il crollo del comunismo e dell'Unione Sovietica nel 1991 ha messo fine al fascino del comunismo occidentale negli ambienti cattolici latino-americani. Solo una manciata di maoisti è ancora in attività. La loro ultima roccaforte era in Perù.

Il conservatorismo in America è una sorta di minestrone. È principalmente dominato dagli hamiltoniani. Sono i difensori dell'economia mista. Sono i difensori dell'Impero. La loro Trinità nella storia americana è composta da Hamilton, Lincoln e Teddy Roosevelt. Il loro accolito era Henry Clay. Erano tutti difensori di un governo nazionale forte. Erano tutti sostenitori delle banche centrali.

Non c'è mai stato nulla che rassomigliasse ad una filosofia politica americana basata sul conservatorismo. Questo perché è stato costituito da parti inconciliabili. Non esiste modo di conciliare l'hamiltonianismo con l'economia Austriaca. Non esiste modo di conciliare la filosofia dell'impero con l'economia di libero mercato. Non esiste modo per conciliare la pianificazione centrale keynesiana con l'economia della Scuola Austriaca, ed è un'esagerazione dire che quest'ultima possa conciliarsi con la Scuola di Chicago di Milton Friedman. Quest'ultimo fece pace con il Federal Reserve System. Fece pace con la metodologia dell'empirismo matematico: fare ricorso a fatti economici apparentemente neutri per giustificare la teoria economica. Senza questi accordi, friedmaniani e keynesiani non avrebbero alcun terreno comune.

LA MIA ESPERIENZA

Ho iniziato la mia carriera nel 1956 come anti-comunista. Questa posizione non è cambiata fino al dicembre 1991. Mi sono avvicinato al movimento conservatore guardando una presentazione di Federick Schwarz, un immigrato australiano che gestiva il Christian Anti-Communism Crusade. Era il 1956.

Sono rimasto anche colpito dalla rivista The Freeman. Era il 1958. Dal 1956 fino alla creazione del Ludwig von Mises Institute nel 1982, è stata la fonte istituzionale primaria dell'economia della Scuola Austriaca. L'altra fonte dopo il 1971 è stata la diffusione dei bollettini d'informazione che parlavano di denaro sonante. Questa fu una reazione all'abolizione da parte di Nixon delle ultime tracce rimanenti di un gold standard internazionale. Intorno al 1965 sono entrato anch'io a far parte di questo boom dei bollettini d'informazione.

Credevo che l'impero sovietico fosse una minaccia per la libertà in tutto il mondo, e credevo anche che doveva essere contenuto. Ma non ero a favore della guerra. Ero fortemente a favore della tecnologia conosciuta come "Star Wars", che era difensiva. Ma l'Unione Sovietica è andata in bancarotta prima che l'iniziativa della difesa strategica venisse attuata. Non è mai stata destinata ad essere attuata, se non da Ronald Reagan.

Nell'autunno del 1958 mi ero convinto che Franklin Roosevelt non solo sapesse che i giapponesi stavano per attaccare gli Stati Uniti, ma li aveva addirittura istigati ad attaccare. Pertanto, sono diventato uno storico revisionista. Da quel momento in poi mi sono opposto a tutte le guerre nella storia americana dopo la rivoluzione americana. Ero attaccato alla rivoluzione americana. Ho cambiato idea solo più tardi.

Non ho mai creduto al mercantilismo. Ho creduto nel libero commercio.

Dal 1959 in poi mi sono sempre opposto a tutti gli aspetti dello stato sociale. Già dalla primavera del 1959 sapevo che la previdenza sociale sarebbe andata in bancarotta, e già nel 1965 sapevo che il Medicare avrebbe accelerato il processo.

Ho votato per Goldwater nel 1964. Non ho mai votato per nessun altro con altrettanto entusiasmo. Nel 1965 appresi la natura dell'establishment americano e nel 1989 m'ero convinto che la rivoluzione americana fosse stata un colpo di stato contro i conservatori. Ho anche scritto un libro su questo argomento: Conspiracy in Philadelphia. Questa prospettiva mi ha praticamente tagliato fuori dalla politica conservatrice americana. Dopo le elezioni del 1964, non ho più creduto che la politica sarebbe stata un importante strumento di riforma sociale.

Alla fine degli anni '60 sono diventato un discepolo di Robert Nisbet. Ero un suo alunno alla scuola di specializzazione. Era fondamentalmente un burkeano.

Se dobbiamo credere a Burke, la famiglia è l'istituzione centrale della società. Credo che dal punto di vista storico la chiesa sia suddetta istituzione centrale, ma penso che nella maggior parte delle società la famiglia rimanga il fulcro della resistenza contro l'espansione dello stato. La chiesa s'è venduta al nemico troppo spesso.

La grande minaccia Autore: Francesco Simoncelli Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online