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Nona salita consecutiva per il Dow Jones

Una marginale flessione dell’S&P 500 (-0.11%) non ha impedito al Dow Jones di inanellare la nona salita consecutiva. In 120 anni di storia dell’indice, è successo solo 5 volte. A giudicare dalla rapidità con cui l’azionario US si è ripreso dall’iniziale discesa causata dalla correzione dei semiconduttori, domani potremmo fare cifra tonda. Vedremo.

Nonostante i fasti del Dow, la seduta asiatica ha avuto un tono opaco, senza che si possa indicare un catalyst specifico per l’incertezza. Le minute FOMC, come accennato ieri, si sono rivelate un non-event, e la conseguente debolezza del Dollaro può aver come di consueto bagnato le polveri a Tokyo. L’azionario cinese ha risentito forse dei warning sull’immobiliare da parte delle autorità circolati, e del rimbalzare sui media delle misure di contenimento dello shadow banking system citate 2 giorni fa. Pressioni sui base metals hanno messo di cattivo umore i miners nell’area e non solo. Tra l’altro il 5 marzo parte il National People’s Congress dal quale potrebbero emergere, oltre al consueto target di crescita, ulteriori indizi sulla stance di politica monetaria dei prossimi mesi, e magari qualche accenno alle relazioni con gli USA.

La mattinata europea è trascorsa con gli indici tra il marginalmente positivo e l’invariato. Sul fronte macro la revisione del GDP tedesco del quarto trimestre 2016 (+0.4%) non ha portato sorprese. Il dato in generale risulta inferiore a quello che le survey (IFO e PMI) lasciavano sperare, in parte a causa del calo della produzione industriale di dicembre. Vedremo se Gennaio restituisce il maltolto. Delusione dalle retail sales italiane di Dicembre.

Sul fronte politico è continuato il sollievo sulla carta francese seguito al ritiro di Bayrou dalla corsa all’Eliseo. Oggi sondaggi positivi per Macron al ballottaggio con la Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) hanno alimentato ottimismo, anche se alla fine complice la forza del Bund il lo spread si è attestato sui livelli di ieri (74 bp). Altra aria in Italia con le tensioni politiche nel PD e l’ultimatum di Bruxelles sulla manovra (0.2% del GDP in misure strutturali per evitare la procedura di infrazione) a premere sullo spread.

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A mezzogiorno il nuovo Segretario del Tesoro US è stato intervistato da Fox News. Mnuchin ha offerto ampie conferme in linea di massima sui piani dell’amministrazione Trump, dai tagli alle tasse, concentrati sulla middle class, alla deregulation, alla Border Tax (sulla quale ha ammesso che vi sono difficoltà). Sul fronte positivo, ha avuto toni rilassati sulla Cina, sostenendo che il dialogo è ottimo e lasciando intendere che questa non sarà dichiarata “currency manipulator” a breve. Ha però dichiarato che l’impatto delle misure fiscali sarà modesto nel 2017 e si dovrà attendere il 2018 per ottenere gli effetti. L’assenza di riferimenti al $ forte è costata al Dollar Index uno 0.4%, con sterlina e yen i principali beneficiari.

Vedremo cosa sarà in grado di aggiungere Trump martedi 28 in conferenza stampa.

Personalmente, continuo a pensare che a oltre un mese dall’insediamento l’agenda del nuovo esecutivo continua ad essere troppo volubile e indeterminata. Come dicono gli anglosassoni “talk is cheap”. Per Trump, attuare anche solo parte del suo programma risulterà assai complesso, e presto o tardi i mercati e il pubblico se ne accorgeranno.

La scarsità di dettagli sul fronte fiscale ha forse contribuito, insieme alla correzione dei semiconduttori (downgrade di Nvidia (Swiss: NVDA.SW - notizie) da parte di 2 case) ad un apertura negativa per Wall Street, che ha marginalmente rovinato la chiusura dei mercati europei.

Ciò detto, la borsa US ha rapidamente recuperato grazie alla performance dei difensivi e dei settori rate sensitive, e al momento è in parità.

In questo contesto, sono ancora i bonds a stupire per resilience. Il 10 anni treasury è sceso nuovamente sotto 2.4%, nonostante la raffica di record a Wall Street, mentre il bund 10 anni, trainato dai record della parte breve e media della curva, è tornato a 0.22%. Se ieri saliva per i flussi in uscita da OAT, oggi il rendimento del decennale tedesco è sceso di quasi 5 bps nonostante il recupero della carta francese.

C’è da chiedersi cosa farebbero i tassi US e tedeschi nel caso facesse la sua comparsa un po’ di risk aversion seria. Tra l’altro il petrolio, complici scorte leggermente sotto attese, ha recuperato la discesa di ieri ed è di nuovo a contatto con la resistenza che lo ha lungamente contenuto nell’ultimo periodo.

Sul rame, per contro, sembra che l’enorme lungo speculativo accumulato grazie alla reflation euphoria degli ultimi mesi stia cominciando a fare effetto. Un positioning del genere personalmente mi dice 2 cose:

  • Serviranno notizie spettacolari per permettere un ulteriore apprezzamento del metallo

  • Le aspettative di alcune categorie di investitori sull’accelerazione ciclica globale, la reflation (e il piano di infrastrutture di Trump) sono davvero elevate.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online