Tasse, allarme Cgia: nel 2013 585 euro in più a famiglia
Non c'è pace per le famiglie italiane. Dopo le tasse e i rincari del 2012, il 2013 non sarà per niente tranquillo, anzi. La Cgia di Mestre ha appena presentato gli ultimi dati relativi agli aggravi per l'anno appena iniziato sulle famiglie italiane. E il dato è preoccupante: 585 euro per ciascun nucleo familiare, per un totale di 14,7 miliardi di tasse in più e con una pressione fiscale che si attesterà al 45,1% del Pil, dal 44,7% del 2012.
A mettere il carico da novanta sono soprattutto gli aumenti e le nuove imposte introdotte nel 2012 ma entrate in vigore da quest'anno: si tratta della Tares, la nuova tassa sui rifiuti che peserà sui bilanci familiari 80 euro in più rispetto agli altri anni. E poi l'aumento dell'Iva - previsto dal 1 luglio - l'Imu sui capannoni, gli incrementi dei contributi previdenziali degli autonomi e delle addizionali Irpef a livello locale. Senza considerare le altre nuove tasse, come l'Ivie (l'imposta sugli immobili all'estero) e la tassa sulle transazioni finanziarie, o Tobin tax. Conclusione: nel 2013 la pressione fiscale oscillerà tra il 45,1% e il 45,3%.
La stangata però, secondo la Cgia, proverrà soprattutto dalle imposte locali, a seguito dell'aumento delle addizionali regionali e comunali Irpef. Un livello di tassazione che già nel 2012 era stato tra i più elevati di Europa, specie sulle imposte dirette (Irpef, Ires...) che hanno inciso sulla ricchezza prodotta per il 14,5% del Pil e per il 13,9% per le indirette (Iva, accise, imposta di registro...).
Volgendo lo sguardo all'anno appena terminato, la situazione non è stata rosea: con l'introduzione dell'Imu, gli aumenti dell’Iva, le ulteriori accise sui carburanti e l’addizionale Irpef regionale avevano portato un aggravio sulle famiglie italiane di 726 euro in più rispetto al 2011, una stangata che ha colpito - e che continuerà a colpire - soprattutto il ceto medio, provocando un blocco dei consumi e una paralisi per la crescita economica.
E' proprio il ceto medio a soffrire di più. I dati provenienti dall'Ufficio studi della Cgia sono chiari e, purtroppo, allarmanti. L'esempio più eclatante è quello di un operaio con un reddito annuo pari a 20 mila euro: nel 2013 si troverà una trattenuta annua di 420 euro, 14 euro in più rispetto al 2012. Stessa storia per un impiegato con un reddito annuo di 32 mila euro e uno stipendio mensile di 1.840 euro circa: per lui l'Erario decurterà il suo stipendio di ben 700 euro.
Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia Mestre, l'inversione di tendenza ci sarà non prima del 2014, quando la pressione fiscale ritornerà al di sotto del 45%. "E' evidente che un livello così elevato di tassazione non costituisce una condizione favorevole per riagganciare la ripresa economica", afferma Bortolussi che prosegue "con l'Imu l'Erario ha incassato circa 3-4 miliardi in più rispetto alle previsioni: si tratta di risorse sufficienti per scongiurare l'aumento di un punto dell'aliquota Iva del 21% previsto a luglio". E' necessario, secondo il segretario, incidere sul taglio alla spesa pubblica improduttiva, in modo da alleggerire il peso fiscale sulle famiglie."E' una condizione necessaria per lasciare più soldi in tasca agli italiani e far ripartire i consumi".