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Odio social contro i vigili, "non è reato"

(dreamypixel_Pixabay)
(dreamypixel_Pixabay) ((dreamypixel_Pixabay))

Non mancherà si suscitare polemiche la sentenza di proscioglimento di 73 persone accusate di aver postato messaggi molto pesanti nei confronti degli agenti della polizia municipale di Torino.

I soliti "leoni da testiera" si erano lasciati andare, su Facebook, commenti come "io gli spaccherei la faccia", o avevano auspicato "una spedizione punitiva sotto casa" contro agenti.

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L'inchiesta contro i 73 individui è stata archiviata perché, pur avendo definito questo comportamento "eticamente censurabile", il giudice non ha comunque ravvisato gli estremi di un reato.

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Secondo la procura di Torino (e il giudice che si è detto d'accordo) alcuni commenti hanno "contenuti spregevoli ma non diffamatori", altri sono "forieri di messaggi violenti e incivili" ma non configurano nemmeno il reato di istigazione a delinquere. Scrivere "Io li picchierei di santa ragione" è "contrario ai più elementari valori di una società democratica e civile" ma "non ha gli specifici connotati di materialità e offensività" necessari per "ricorrere allo strumento della giustizia penale".

Gli indagati avevano commentato il post di un avvocato, pubblicato su Facebook nel 2018, che si era detto vittima di un'ingiustizia perpetrata dai vigili urbani. Il legale, nello specifico, sosteneva di avere subito una "spedizione punitiva" in relazione a un controllo sul suo ciclomotore.

Un fatto che, secondo i magistrati, era "idoneo" a scatenare dei giudizi che, nel caso di 16 internauti, sono rientrati nel "diritto di critica", visto che "tutti i cittadini hanno interesse al corretto espletamento delle funzioni degli agenti".

La denuncia era stata presentata dall'allora comandante della polizia municipale, Emiliano Bezzon, ma i magistrati hanno fatto presente che, in molti casi, i commenti si riferivano ai componenti della pattuglia e non alla totalità del Corpo. Ci sono commenti, inoltre, che appaiono riconducibili al "diritto di satira". Parlare di "sindrome da pisello piccolo", secondo le toghe, è solo "sarcasmo".

Il gip Paola Rigonat ha accolto la richiesta della procura, accogliendone integralmente le considerazioni, e ha chiuso il caso.

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