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Operatori in attesa del rapporto sulle buste paga USA

Un dato NFP debole metterà fine alle speranze sulla Fed

di Yann Quelenn

Il dato odierno sulla variazione nelle buste paga non agricole dovrebbe mostrare un incremento pari a 200 mila posti di lavoro, cifra comunque inferiore al dato di marzo, pari a 215 mila unità. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) condizioni del mercato occupazionale continuano a migliorare, se combiniamo queste cifre al basso tasso di disoccupazione. Lo slancio attuale del mercato del lavoro sembra piuttosto forte, ma le nostre ricerche ci inducono a ritenere che la salute dell’economia USA, e soprattutto quella del mercato del lavoro, sia sopravvalutata.

I dati recenti sono molto più orientati alla debolezza, la crescita delle vendite al dettaglio cala di mese in mese. Ci sembra una contraddizione che le condizioni del mercato migliorino mentre i consumi stentano a crescere. Un dato NFP inferiore alle attese metterebbe fine alla possibilità di un rialzo del tasso della Fed per la seconda volta dal dicembre del 2015. I mercati non sembrano credere alla probabilità di un rialzo del tasso a giugno, la percentuale di un restringimento non supera il 10%.

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Gli USA hanno bisogno d’inflazione, per lo meno per abbassare il debito enorme (18 mila miliardi di USD), pertanto la Fed non attuerà interventi che potrebbero aumentare i rischi di deflazione. Ecco perché dobbiamo monitorare con attenzione la crescita delle retribuzioni, che sembra essersi ripresa lievemente dall’inizio dell’anno. Secondo noi, non è un indicatore significativo, perché ci sono ancora troppi lavoratori esclusi, in attesa di un lavoro, visto che la settimana lavorativa media per dipendente è ancora intorno alle 35 ore. Noi interpretiamo questo dato come segnale che molti dipendenti USA hanno impieghi a tempo parziale. Sul fronte valutario, nel medio termine l’EUR/USD dovrebbe continuare ad apprezzarsi verso quota 1,2000.

La vittoria di Trump fa male all’MXN

di Peter Rosenstreich

Dopo una vittoria schiacciante in Indiana, Donald Trump è passato dall’essere il candidato senza speranze al diventare il presunto candidato presidenziale del Partito Repubblicano. Questo cambiamento porta naturalmente a chiedersi come potrebbe essere il mandato presidenziale di Trump. Noi lo consideriamo un bugiardo patologico e non lo riteniamo in grado di attuare molte delle sue sciocche promesse elettorali, tuttavia non è indietreggiato su una promessa. Un Trump presidente costruirà indubbiamente un “grande, grande muro”, che farà pagare al Messico. Si tratta di un atto diplomaticamente aggressivo, che innescherà immediatamente barriere commerciali di ritorsione. Già alla vigilia delle primarie in Indiana, c’è stato un balzo della volatilità implicita della coppia USD/MXN, superiore a quelle delle valute emergenti della regione. È difficile assegnare un premio di rischio al real messicano sulla base delle elezioni USA, ma crescono le prove di pressioni asimmetriche sulla valuta.

Come ampiamente previsto, Banxico ha mantenuto invariato al 3,75% il tasso overnight. Le pressioni inflazionistiche sono favorevoli e la Fed probabilmente non alzerà i tassi a giugno, quindi la banca centrale non si sente costretta a restringere la sua politica. La crescita del PIL messicano è stata ostacolata dalla produzione debole di Pemex, i cui problemi hanno danneggiato anche le condizioni fiscali. Visti i prezzi del petrolio ancora bassi, la banca centrale deve mettere in conto un ulteriore rallentamento della crescita. Il comunicato che ha accompagnato la decisione ha ovviamente indicato che la volatilità dei mercati finanziari è la prima fonte di preoccupazione per i membri. Banxico si concentrerà sulla stabilità del real e manterrà un approccio proattivo in linea con le azioni della Fed. Nell’eventualità di minacce all’inflazione causate da vendite sulle valute emergenti ispirate dalla Fed, Banxico interverrà con ulteriori rialzi difensivi del tasso.

Sospettiamo che la combinazione dei due fattori peserà sul real messicano. In vista della riunione della Fed a giugno e del congresso nazionale dei repubblicani a luglio, è difficile che torni a imporsi la propensione per l’MXN. Andiamo corti sul real contro USD, JPY e BRL, altra valuta regionale. Sole se il deprezzamento dell’MXN diventasse turbolento, assisteremmo a un intervento sul forex. La nomina di Donald Trump a candidato alle elezioni presidenziali del 2016 da parte del partito repubblicano potrebbe sicuramente innescare un crollo dell’MXN.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online