Oro: già finiti i sogni di gloria? E nel futuro?
L’entrata a gamba (quasi) tesa della Federal Reserve sulla strategia di rialzo dei tassi con prospettive di una stretta ormai praticamente certa tra giugno e luglio, ha permesso al dollaro di tornare a rafforzarsi sul mercato valutario contro le altre divise arrivando a chiudere maggio con il primato di miglior mese da ormai due anni a questa parte.
Il dollaro e il suo iter
Il dollar index ha registrato un +0,5% venerdì scorso confermando una view positiva, almeno nel breve, anche sull’intera economia Usa, a sua volta rafforzatasi grazie ad un PIl rivisto in seconda lettura allo 0,8% nel primo trimestre 2016. Per questo motivo il biglietto verde in mattinata viaggiava a 95,88 con un cross euro/dollaro che si aggirava intorno a 1,11. Brutte notizie queste per l’oro il quale aveva già dimostrato un ritorno agli antichi fasti con un quasi 20% di guadagno dall’inizio dell’anno, proprio grazie alle indecisioni della Fed nel voler stringere sui tempi (e sui tassi) e alla politica di stimolo monetario che, a livello planetario, era (ed è) più orientata verso un accomodamento ad oltranza che verso una normalizzazione. L’oro, di fronte a questo scenario, sta testando nuovamente i 1.200 dollari (1.199,8 dollari l’oncia), toccando i minimi da febbraio.
Nemmeno un mese fa il metallo giallo poteva invece vantare una quotazione che superava i 1.300 dollari all’oncia nel momento in cui il dollaro toccava i minimi annuali. Nemmeno 4 settimane fa si guardava con sempre più insistenza al ritorno sulla scena dei cosiddetti beni rifugio anche se, analizzando l’andamento dall’inizio del mese si deve sottolineare una performance pari a -6% il che rende il bilancio finale sui primi 5 mesi dell’anno ancora attivo a +14%.
Chi guarda al futuro
Un rafforzamento del biglietto verde, valuta sulla quale l’oro come tutte le altre materie prime sono quotate, coinvolge anche un aumento dei rendimenti obbligazionari e in questo panorama il metallo giallo non ha più appetibilità non offrendo, a differenza degli altri asset, cedole e rendimenti. Non solo, ma anche la bassa inflazione tiene a bada gli entusiasmi di chi vorrebbe entrare adesso nella partita. A questo punto si tratta di una vera e propria scommessa: il futuro e l’andamento dell’economia, permettono di intravedere una ripresa dell’inflazione? Il tutto ricordando comunque la biforcazione tra le politiche monetarie delle maggiori banche centrali che torna alla ribalta: da un alto, come detto, la Fed sulla strada del rialzo, dall’altro Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) e BoJ su quella dell’accomodamento a tutti i costi. Di (KSE: 003160.KS - notizie) fronte a queste considerazioni, l'impatto che potrebbe avere l'elezione del nuovo presidente Usa sarebbe minimo, riducendo tutta la questione dell'economia statunitense e del suo stato di salute (presente e futuro) alle decisioni della Fed.
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