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Oxfam: “La disuguaglianza accelera e rallenta la difesa del clima” (di M.P. Terrosi)

A giant message in a bottle has washed up on the beach from countries ravaged by climate change, on a beach on the 12th of June 2021 near Falmouth, Cornwall, United Kingdom. Oxfam is calling on the G7 countries to commit to cutting emissions further and faster and provide more finance to help the most vulnerable countries respond to the impacts of climate change. (photo by Andrew Aitchison/In Pictures via Getty Images) (Photo: Andrew Aitchison via Getty Images)

(di Maria Pia Terrosi)

Davvero abbiamo intenzione di costruire un mondo più equo e sostenibile post pandemia? Sembrerebbe di no secondo Oxfam - organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze - che denuncia i ritardi con cui i Paesi ricchi stanno aiutando quelli più poveri a contrastare la crisi climatica. L’impegno, assunto già nel 2009, era di finanziarli con 100 miliardi di dollari l’anno dal 2020 al 2025, ma secondo le stime mancheranno complessivamente all’appello tra i 68 e i 75 miliardi di dollari.

Non supportare in modo adeguato i Paesi più poveri vuol dire alimentare le disuguaglianze e rendere più difficile un accordo globale. Il che significa fare i conti con le conseguenze legate alle emergenze climatiche: eventi meteo estremi, ondate di calore, siccità, inondazioni, insicurezza alimentare, migrazioni di massa.

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Per i Paesi in via di sviluppo la transizione ecologica e l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, non può infatti avvenire senza l’aiuto dei Paesi più ricchi, tra l’altro responsabili di gran parte delle emissioni. Un esempio: a causa dell’aumento delle temperature, il Madagascar sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. Più di un milione di persone soffrono di insicurezza alimentare. Eppure il Madagascar ha contribuito allo 0,01% di tutta l’anidride carbonica generata dal 1933 al 2019.

Fortunatamente qualche buona notizia arriva, e proprio dall’Italia. Con la consapevolezza che occorre agire subito, Oxfam Italia ha istituito il premio “Combattere la disuguaglianza, si può fare” ideato in collaborazione con Amici di Salvataggio – Associazione Alessandra Appiano, e con il patrocinio di Rai per il sociale. Oggi a Firenze sono stati assegnati i premi ai campioni nella lotta alle disuguaglianze: comunicatori, giornalisti, artisti, aziende che in quest’anno difficile si sono battuti con il loro lavoro per cambiare le cose.

“Siamo convinti che la disuguaglianza, così come la povertà, non sia inevitabile ma invece creata dall’uomo e pertanto vincibile anche attraverso un evento dedicato a chi in prima persona si sia speso per denunciare, correggere una palese stortura del nostro tempo”, ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia.

Senza dubbio il primo passo per contrastare le disuguaglianze è saperle raccontare. In questa prima sezione del Premio, il riconoscimento è andato a Giuseppe Smorto Per la Calabria non c’è cura pubblicata sul Venerdì di Repubblica e ad Antonio Nasso per il docufilm Calabria oltre il Covid, il deserto della sanità e le storie di chi resiste, su Repubblica.it. Storie che raccontano di come si può morire e vivere in una terra, la Calabria, incrostata di disuguaglianze, malasanità, corruzioni, mancate cure, interessi poco collettivi e disinteresse diffuso, ma anche di caparbie resilienze, voglia di capire i perché e combatterli riscattandosi.

Vincitrice della sezione Affrontare le disuguaglianze, l’associazione Cies onlus/MateMù con il Tango dell’intercultura, cantato da Fatou Sokhna, con l’accompagnamento alle tastiere di Andrea Pantaleone. Un piccolo manifesto che racconta perché “diverso non è mai diviso dall’altro” anche in uno sconfinato campo delle disuguaglianze sociali e culturali in una città complessa e multietnica come Roma.

Nell’ultima sezione Costruire alternative alla disuguaglianza il riconoscimento è stato assegnato a Princes Industrie Alimentari. L’azienda ha infatti promosso il progetto Lavoro senza frontiere. Obiettivo l’assunzione di 9 migranti dando loro una concreta possibilità d’integrazione sociale. Certo, solo una goccia nel mare della lotta allo sfruttamento lavorativo che vede in Italia (dati dell’Osservatorio Placido Rizzotto/Flai Cgil) 180 mila lavoratori in agricoltura particolarmente vulnerabili e quindi soggetti a sfruttamento e caporalato. Ma al tempo stesso un segnale positivo di come sia possibile costruire alternative alla disuguaglianza, problema che il covid-19 ha esasperato.

Dall’inizio della pandemia – secondo dati Oxfam - i 10 più ricchi del pianeta hanno visto aumentare il loro capitale di 540 miliardi di dollari. Una quantità di denaro che da solo coprirebbe i costi globali delle vaccinazioni per tutti gli abitanti della Terra.

Guardando all’altro lato della bilancia, in questi due anni sono aumentate le persone che vivono in condizioni di estrema povertà con meno di 2 dollari al giorno: erano l’8,4% nel 2019, sono diventate il 9,5% nel 2020.

E, in assenza di azioni decise e adeguate, le cose continueranno a peggiorare, tanto che secondo la Banca Mondiale entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivranno in povertà, con meno di 5,50 dollari al giorno. Mentre – è ancora la Banca Mondiale a parlare – se i Paesi prendessero subito provvedimenti per ridurre la disuguaglianza, potremmo tornare ai livelli pre-crisi nell’arco di tre anni e nel 2030 vi sarebbero 860 milioni di poveri in meno rispetto allo scenario precedente.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.