Parlamento europeo rinvia voto su energie rinnovabili dopo opposizione tardiva di alcuni Paesi

Bandiere dell'Unione Europea di fronte alla sede della Commissione Europea a Bruxelles

BRUXELLES (Reuters) - Il Parlamento europeo ha rimandato il voto per l'approvazione dei nuovi obiettivi Ue in materia di energie rinnovabili, dopo che la Francia e altri Paesi hanno manifestato un'opposizione dell'ultimo minuto alla norma la scorsa settimana.

È quanto risulta da un'e-mail interna visionata da Reuters.

Il voto della commissione per l'energia del Parlamento avrebbe dovuto svolgersi domani. Nell'e-mail si legge che il voto è stato rinviato a giugno, ma non è specificata una data.

L'Unione europea sta cercando di portare a compimento un pilastro fondamentale della propria agenda sul clima: una norma che abbia l'obiettivo vincolante per l'Ue di ottenere il 42,5% dell'energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Tuttavia il progetto di legge ha incontrato resistenza all'ultimo minuto. La scorsa settimana i diplomatici dei Paesi Ue avrebbero dovuto dare la loro approvazione alla legge, ma la discussione è stata messa da parte dopo che la Francia e altri Paesi hanno detto che non intendono appoggiarla.

Il Parlamento avrebbe dovuto tenere una prima votazione domani, seguita da una votazione finale a luglio. Il ritardo rischia di far slittare l'approvazione della norma a settembre, dopo la pausa estiva.

L'approvazione della legge da parte del Parlamento europeo e dei Paesi Ue avrebbe dovuto rappresentare una formalità, dopo che all'inizio dell'anno i negoziatori di entrambe le parti avevano raggiunto un accordo che avrebbe dovuto essere definitivo.

Ma la Francia non era soddisfatta dell'esito finale: Parigi vorrebbe che la legge desse maggiore riconoscimento all'energia nucleare a basse emissioni di carbonio e sostiene che le norme discriminano l'idrogeno prodotto dal nucleare, non consentendo ai Paesi membri di conteggiare questo combustibile a basse emissioni tra gli obiettivi di combustibili rinnovabili per l'industria.

Anche altri Paesi, tra cui Bulgaria, Romania e Polonia, si sono detti insoddisfatti delle norme, per una serie di motivi, tra cui il fatto che secondo alcuni gli obiettivi sarebbero troppo ambiziosi.

Un portavoce della Svezia, Paese che detiene la presidenza di turno dell'Ue, ha fatto sapere che sono in corso colloqui per risolvere le discussioni.

Altri Paesi, però, sono impazienti dopo quello che alcuni diplomatici hanno descritto come un blocco "a sorpresa" di uno dei principali strumenti dell'Ue per combattere il cambiamento climatico.

"Il livello di frustrazione è davvero molto alto. La Francia chiede sempre di più", ha commentato un diplomatico Ue.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Claudia Cristoferi)