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Pedofilia online, aumentano i casi di adescamento: l'età media dei trasgressori è 15 anni

(Photo: mrs via Getty Images)
(Photo: mrs via Getty Images)

“Quello che riteniamo sia virtuale, non è virtuale, è reale e ha un impatto sulla vita dei bambini. La pedopornografia rappresenta minori già abusati nella vita reale”, dice all’HuffPost Don Fortunato Di Noto, presidente e fondatore di Meter Onlus, una associazione riconosciuta in tutto il mondo che da oltre trent’anni combatte a favore dei bambini vittime di violenza online. Lo stesso allarme si legge sul sito web di Interpol, l’Organizzazione internazionale della polizia criminale: “Le immagini di abusi sessuali su minori trovate sul web non sono virtuali. Sono dei crimini che coinvolgono bambini veri e sofferenza reale”. 

Parole che suonano come un avvertimento, soprattutto oggi che i casi di adescamento online a danno di minori sono aumentati. Dati sconcertanti sono emersi dal più grande sondaggio svolto finora sul tema, elaborato da Protect Children, una organizzazione no profit finlandese. L’analisi si è basata sulle risposte di oltre 10mila persone da tutto il mondo, che hanno visto online abusi su minori. Il 70 per cento degli intervistati ha visto per la prima volta materiale pedopornografico quando aveva meno di 18 anni. Di questi, il 40 per cento aveva meno di 13 anni quando è stato esposto per la prima volta a immagini illegali di bambini. Inoltre, come riporta il Guardian, un terzo degli “spettatori” ha affermato di aver tentato di contattare direttamente i bambini interessati. 

Uno dei dati più raccapriccianti è l’età mediadei ragazzi accusati di reati gravi: 15 anni. “È assurdo pensare che gli stessi minori non aiutino gli stessi minori - commenta Di Noto - è in corso una ipersessualizzazione dei ragazzi, una ‘digitalizzazione sessuale’ come la chiamo io, e non c’è la percezione del danno che queste forme comunicative stanno arrecando. I guru della comunicazione già dieci anni fa dicevano che non abbiamo capito l’entità dei danni che stiamo facendo al cervello dei bambini”. Per raggiungere i trasgressori il sondaggio è stato inserito nel dark web, in modo che gli utenti potessero compilarlo senza timore di essere rintracciati dalla polizia. È stato etichettato con parole in codice solitamente utilizzate per contrassegnare materiale pedopornografico, in modo che le persone si imbattessero in esso durante la ricerca di immagini e video illegali. Dai risultati emerge che le vittime sono per la maggior parte bambine. Il 45 per cento ha risposto che si trattava di ragazze di età compresa tra i quattro e i 13 anni, mentre solo il 18 per cento ha affermato di aver guardato i ragazzi. Gli altri hanno affermato di aver visto materiale “sadico e violento” o immagini di bambini piccoli. 

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Si tratta di un fenomeno cresciuto rapidamente negli ultimi due anni, soprattutto a causa del prolungato lockdown. Circa 850 persone, secondo i dati della National Crime Agency (NCA), vengono arrestate ogni mese in Uk per reati legati all’abuso online di minori. Ma anche in Italia la situazione non è delle migliori. I dati più recenti riportati dalla Polizia postale risalgono a maggio 2021 e dimostrano che solo nel 2020 c’è stato un incremento del 77 per cento dei casi di reati online a danno di bambini e ragazzi. E nel 2021 il trend in crescita non accenna a dare tregua: nel primo quadrimestre, si sono verificati incrementi pari al 70 per cento dei reati connessi con la pedopornografia e l’adescamento online rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Bambini piccolissimi di età, fino a 9 anni, sono stati agganciati sui social e sulle app di gioco da adulti senza scrupoli; nei primi quattro mesi di quest’anno, 52 casi a fronte dei 41 dell’intero anno precedente. “C’è stato un aumento delle segnalazioni a Meter. Dagli ultimi otto mesi a oggi sono state 786, ciascuna con con decine di milioni di immagini, da neonati fino ai 12-13 anni. Ogni segnalazione ne racchiude migliaia. Una delle ultime comprendeva 14mila video. 14mila bambini abusati”. 

I consigli della Polizia postale per i genitori. In un comunicato pubblicato dalla polizia, si legge cheInnanzitutto i genitori devono favorire una comunicazione aperta con i figli, spiegando loro l’importanza di non rivelare la propria identità in rete e affiancarli nella navigazione, in modo da capire quali sono i loro interessi e dando consigli sui siti da evitare. Inoltre è consigliabile collocare il computer in una stanza centrale della casa piuttosto che nella camera dei ragazzi, e stabilire delle regole su quanto tempo possono passare davanti al computer, così da limitare di fatto l’esposizione ai rischi della rete. Infine è importante tenere aggiornato un buon antivirus che protegga sempre il pc e chi lo utilizza. 

“Nel percorso di riorganizzazione e potenziamento della nostra Polizia postale e delle comunicazioni grande attenzione è rivolta alla tutela in Rete delle persone più fragili e vulnerabili”, ha dichiarato il ministro Lamorgese lo scorso 5 maggio, in occasione della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, istituita con la legge n. 41 del 4 maggio 2009, “prevedendo l’istituzione, nel corso del 2021, di un Centro anticrimine minori on line (Cam.On) che assicurerà una tutela ad ampio spettro, 24 ore al giorno 7 giorni su 7, verso tutti questi tipi di fenomeni”. Il Centro raccoglierà in tempo reale le segnalazioni provenienti dagli istituti scolastici di ogni ordine e grado, stabilendo con la scuola una rete di protezione ben ramificata, con l’obiettivo di intervenire precocemente, e se possibile anticipare, gli scenari di minaccia. Ad oggi, però, non si hanno aggiornamenti sulla nascita del centro. 

“Abbiamo sempre fatto monitoraggio insieme all’Osservatorio mondiale contro la pedofilia - conclude Di Noto - a questo si affianca la prevenzione e l’informazione. Durante il covid abbiamo fatto decine di incontri online per aiutare i minori ad avere consapevolezza. Infine cerchiamo di sensibilizzare non solo l’opinione pubblica, ma anche della politica, degli Stati che ancora non hanno una uniformità per quanto riguarda il contrasto alla pedopornografia. Essendo un fenomeno endemico deve essere affrontato in collaborazione”. 

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.