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Pensioni, nuovi tagli in arrivo

Pensioni, nuovi tagli in arrivo

Le pensioni sono un cantiere sempre aperto, con prospettive preoccupanti per i lavoratori di oggi. Perché, da una parte c'è il progressivo aumento della vita media che impone di rimandare il riposo, dall'altra ci sono conti pubblici sempre più in bilico che spingono i governi a cercare risparmi proprio su questo fronte.

Uscite anticipate, ma con penale
Da tempo si discute su come affrontare il problema degli over 55 che perdono il lavoro. Considerati troppo cari dalle aziende, che li sostituiscono con personale più giovane, spesso finiscono a casa e faticano a trovare un nuovo impiego. Così negli ultimi mesi si sono succedute le proposte per trovare una via d'uscita. Lo schema più recente di riforma porta la firma di Tito Boeri, presidente dell'Inps, che tra le altre cose punta sulla fine delle ricongiunzioni onerose (per chi ha versato, nel corso della sua carriera, a istituti differenti), armonizzazione tra le diverse categorie di pensionati, ma soprattutto flessibilità in uscita. In soldoni questo significherebbe la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto alle norme attuali, ma a patto di accettare una decurtazione dell'assegno. L'opzione potrebbe
interessare agli esodati, così come a chi ha problemi di salute o, più semplicemente, preferisce andare prima in quietanza. Affinché questa possibilità venga esercitata occorre però che la penalizzazione non sia troppo gravosa. Stime della Uil tuttavia dicono che lo schema Boeri porterebbe a un calo dell'assegno fino a un terzo, probabilmente troppo per poter essere digerito.

Nuovi coefficienti, assegni più magri
Intanto un primo taglio su tutte le future pensioni prenderà corpo dal 1° gennaio 2016. La novità è stata comunicata nei giorni scorsi dal ministero del Lavoro ed è conseguenza dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo: man mano che la speranza di vita cresce, gli assegni vengono adeguati in negativo per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. Di questo passo, il rischio per chi oggi ha 30 o 40 anni, è di andare in pensione con meno della metà dell'ultimo stipendio. Con penalizzazioni crescenti per coloro che avranno avuto una carriera irregolare (ad esempio con pause di una certa entità dovute alla difficoltà di trovare un impiego nel corso delle crisi).

La necessità del fai da te
Fin qui lo scenario a bocce ferme. Perché poi non si possono escludere nuove normative restrittive in materia pensionistica dopo le numerose riforme già attuate negli ultimi dieci anni. Con i conti pubblici che continuano a soffrire, la tentazione di agire ancora sul capitolo pensioni è forte. In questo scenario è fondamentale provare ad attrezzarsi da sè, creandosi un proprio cassetto previdenziale capace di integrare la pensione pubblica. Le strade percorribili sono diverse e dipendono dalle competenze finanziarie e dal tempo che si intende dedicare a questo tema. Ci sono i Pac, fondi comuni con versamento periodico (anche 100 euro ogni tre mesi possono, alla lunga, portare a costruirsi un tesoretto), i fondi pensione (che possono essere portati in detrazione), i prodotti previdenziali integrativi o altri investimenti, come l'acquisto di una casa, con la prospettiva di venderla al momento di andare in pensione, in modo da poter disporre di riserve importanti.