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Pensioni, chi sarebbero gli sconfitti di quota 100. Come cambia l’assegno

(Getty)
(Getty)

L’obiettivo del governo è abolire la legge Fornero. Si parla da qualche settimana di “quota 100” – 64 anni di età e 36 di contributi – per poter andare in pensione. Lega e M5S sono al lavoro per riformare il sistema pensionistico, ma c’è sempre il problema di trovare le risorse. Con la quota 100, chi ci rimetterebbe? I giovani, precari e donne, secondo le proiezioni della società Tabula, per Repubblica.

Il calcolo con il contributivo

Il ricalcolo contributivo di quanto versato tra il 1996 e il 2011 potrebbe, per alcune categorie, pesare fino al 10 per cento sull’assegno. Tra il 1996 e il 2012, infatti, sono andati in pensione 3 milioni e mezzo di italiani.

Chi rischia

Secondo i dati elaborati da Tabula, chi ha avuto carriere discontinue o brevi, come statisticamente si verifica al Sud con le donne, oppure interruzioni superiori ai 2 anni per cassa integrazione o malattia, rischia di posticipare l’uscita dal lavoro fino a 3 anni.

L’Ape sociale

Oggi chi usufruisce dell’Ape sociale può andare in pensione a 63 anni, con un massimo di 1.500 euro al mese, con anche solo 28, 30 o 36 anni di contributi, se appartenenti alle categorie dei lavori “usuranti”. Con la riforma, l’Ape sociale verrebbe abolita, ma il risparmio economico si aggirerebbe attorno ai 300 milioni di euro. Le professioni più gravose, prive dell’Ape sociale a carico dello Stato, sarebbero costrette a tardare l’uscita dal lavoro.

L’impatto sui giovani

Chi è destinato a rimetterci di più sono i giovani. Saranno loro a pagare il prezzo più alto per la riforma: andranno in pensione a 70 anni, con un assegno mensile da fame. Sempre secondo i dati elaborati da Tabula, società fondata da Stefano Patriarca, ex consigliere di Palazzo Chigi nel governo Gentiloni, servono 5 giovani di oggi per pagare un solo anno di anticipo del nuovo sistema “quota 100” gialloverde. Risucchierebbe il gettito contributivo di 900mila under 30, ammesso che il costo finale della manovra pensionistica sia di 5 miliardi di euro.

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