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Pensioni, anche i tedeschi hanno qualche problemino…

Così come l’Italia, anche la Germania corre il rischio di scontare qualche problemino previdenziale se non interverranno in tempo e in maniera decisa.

A lanciare l’allarme è la Bundesbank, la banca centrale tedesca (l’equivalente della Banca d’Italia), secondo cui senza un riforma del sistema pensionistico che allunghi la vita lavorativa, il Paese corre seriamente il rischio di andare incontro a un nocivo squilibrio dei conti. Di qui, un sostanziale invito al governo di Angela Merkel: alzare l'età pensionabile da 67 a 69 anni entro i prossimi decenni.

In maniera più esplicita, gli analisti di Bundesbank affermano che non solamente l’allungamento della vita lavorativa non dovrebbe rappresentare un tabù, ma dovrebbe anzi essere considerato come un elemento fondamentale per poter garantire la sostenibilità del sistema previdenziale tedesco e il c.d. “tasso di sostituzione” (ovvero il rapporto tra l’assegno pensionistico e il reddito percepito durante l’età lavorativa che, come in Italia, rischia di precipitare su proporzioni insoddisfacenti). Il problema sollevato dall’istituto monetario tedesco ricorda molto da vicino il contesto italiano dove - tuttavia – sembra che le ultime riforme approvate per poter mettere in sicurezza i abbiano creato delle conseguenze non certo gradevoli (sia sufficiente pensare al problema degli esodati, o ai farraginosi conteggi per poter comprendere quanto di può andare realmente in pensione).

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) suo studio, la Bundesbank sottolinea comunque che la salute finanziaria tedesca è piuttosto buona, e il fatto che vi sia liquidità ed equilibrio nelle casse pensionistiche tedesche non deve lasciar intendere che si possa dormire sonni troppo tranquilli, visto e considerato che per poter mantenere tale stato di cose, è necessario intervenire con nuove riforme. Per questo motivo, gli economisti della Buba prospettano un aumento dell'età pensionabile a 69 anni nel periodo che va dal 2030 al 2060, così da stabilizzare il periodo di godimento del trattamento pensionistico anche alla luce dell'aumento dell'aspettativa di vita.

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In maniera ancora più dettagliata, lo studio sottolinea come dopo il 2030 andranno in pensione i tedeschi che sono nati nel periodo di maggiore dinamismo economico, con innalzamento degli oneri per le casse dell’istituto di previdenza. E ricorda, altresì come l'innalzamento dell'età pensionistica sarebbe solo una delle possibili compensazioni per l'andamento demografico avverso, visto e considerato che anche con un passaggio a 69 anni, il sistema dovrebbe decidere comunque un aumento della contribuzione al 24% dall'attuale 18,7% e ancora accettare un calo del tasso di sostituzione che attualmente, per un pensionato tedesco, è di circa il 48% dello stipendio medio, ma che scenderà al 44% entro il 2060, e al 42% se non si porterà in aumento l’età pensionabile.

Lanciato il sasso, immediato è stato il riscontro da parte del governo tedesco, che attraverso il portavoce Steffen Seibert ha reso subito noto che l’esecutivo conferma il limite di pensione a 67 anni, con un’attuazione graduale. Non tutti la pensano così: il vice-presidente del gruppo parlamentare dell'Unione di centro-destra, Michael Fuchs (cdu), ha ad esempio aperto alla possibilità che vi possa essere un incremento dell’età pensionabile (definendolo, anzi, “inevitabile”, e sottolineando come “un errore enorme” le misure che hanno permesso la pensione a 63 anni).

Autore: E-investimenti.com Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online