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Pensioni, le novità di natale

Archivio (Fotolia)

Siete giovani, avete iniziato a lavorare da pochi anni, ma vi piacerebbe avere un’idea sul se e quando potrete conquistare l’agognata pensione? Dal prossimo Natale queste domande potranno avere una risposta più precisa e immediata. Le parole magiche che dovrete pronunciare per trovare soddisfazioni alle vostre richieste sono due: “Busta arancione”. Il colore particolarmente vivace potrebbe trarvi in inganno sulla serietà dell’argomento. In realtà si parla di una comunicazione annuale che l’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale) manderà a tutti gli iscritti per il calcolo della pensione e la valutazioni di fondi di previdenza alternativi.
In sostanza è un prospetto sulla posizione previdenziale, previsto dal decreto “Salva-Italia” del governo Monti come misura per migliorare la comunicazione con i cittadini, che riassume le stime della posizione individuale. Dallo stato del conto corrente previdenziale alle proiezioni sui tempi di maturazione dei requisiti per il pensionamento fino al valore economico dell’assegno, milioni di italiani d’ora in poi avranno più facilmente gli elementi per valutare una delle tematiche più ostiche e allo stesso importante per la propria vita. 

L’iniziativa nasce da lontano e ha avuto una gestazione piuttosto lunga. Il primo a parlarne fu l’ex ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nel 2009. Il modello a cui si è ispirato è quello della Svezia dove già da tempo i lavoratori ricevono ogni anno la loro “Busta arancione”. Poi, dopo una serie di tentennamenti, nell’autunno dell’anno scorso è partita una sperimentazione che ha coinvolto circa 100mila italiani. Quindi l’attuale ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, ha spinto molto sull’importanza di aumentare la consapevolezza dei lavoratori sulle proprie prospettive pensionistiche con l’obiettivo finale di rendere più attivo il rapporto tra il lavoratore e il proprio ente di previdenza. E così si arriva al decreto “Salva-Italia” del dicembre 2011 dove si legge “i lavoratori italiani riceveranno ogni anno una comunicazione dal proprio ente pensionistico sulla loro posizione previdenziale, anche per facilitare il calcolo sulle prestazioni future e sull’opportunità di procedere ad altri tipi di accantonamenti”.

Il via libera definitivo e ufficiale alla “Busta arancione” è arrivato nel settembre di quest’anno all’Insurance Day di Milano Finanza. In quell’occasione il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, ha annunciato che quest’anno sotto l’albero i lavoratori, a parte quelli Inpdap che ha un archivio ancora non in ordine, troveranno come regalo dell’Inps il prospetto dei contributi versati e la simulazione delle rispettive pensioni. “Con questo nuovo processo – afferma Mastrapasqua - si intende sensibilizzare in particolare le giovani generazioni e in genere tutti i lavoratori individuali e dipendenti sulla necessità di progettare il futuro pensionistico e previdenziale”. Il servizio si basa sull’invio di un milione di lettere per informare dell’operazione, ma sarà garantito anche on line. In rete la novità, frutto anche della necessità di rendere più efficiente e meno burocratica la Pubblica Amministrazione, sarà garantito a circa 25 milioni di italiani, che potranno calcolarsi la propria pensione sulla base di tipologie diverse di portafoglio.

L’operazione sul piano digitale avviene grazie a un Pin. In un primo momento viene inviata solo metà del codice per l’accesso al sito, poi l’altra sarà completata automaticamente on line. La modernizzazione è una scelta da cui non si tornerà più indietro. Dallo scorso 1° febbraio, ad esempio, le domande di pensione e delle principali prestazioni previdenziali e assistenziali possono essere presentate esclusivamente online.

Sulla nuova strada intrapresa dall’Inps con la “Busta arancione” c’è anche la disponibilità dell’ente previdenziale ad accogliere dalle assicurazioni private le informazioni necessarie a offrire ai cittadini il quadro completo della propria posizione contributiva, anche sulle polizze integrative. Un passo in avanti sostanziale non soltanto verso il miglioramento del processo di comunicazione tra Stato e cittadini, ma anche e soprattutto verso una maggiore conoscenza dei fondi pensione. Uno strumento ancora poco diffuso in Italia. Basti pensare che nel nostro Paese al 30 settembre 2012 gli iscritti alla previdenza complementare sono complessivamente meno di 6 milioni, il 27 per cento del totale. Una percentuale ben lontana dall’80 per cento di adesioni del Regno Unito e degli Stati Uniti d’America. Del resto i fondi privati, con la loro notevole varietà, non destano ancora totale fiducia negli utenti. Dai fondi chiusi o negoziali, legati alla contrattazione nazionale o aziendale a quelli aperti, istituiti da banche ed imprese di assicurazione fino ai Pip (Piani individuali pensionistici), infatti, la regola è in pratica sempre la stessa: il capitale non è garantito, in particolare in caso di fallimento del fondo stesso o delle imprese private in cui ha investito il capitale raccolto. Così quasi 15 milioni di italiani preferiscono ancora restare fuori dalla previdenza complementare. Un dato che dovrà essere necessariamente ridotto nei prossimi anni se si vorrà vincere la sfida di mantenere in equilibrio la spesa pubblica.