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Per investire, meglio Usa o Ue? La risposta degli analisti

L'Europa al giro di boa: Brexit, banche, deflazione, politica. Una scommessa. Gli Usa in attesa del nuovo inquilino della Casa Bianca. Quali fra questi due orizzonti è il migliore per investire?

I problemi dell'Europa

Patrick Moonen, principal strategist multi-asset a NN Investment Partners non ha dubbi: il Vecchio Continente deve mettere ordine non solo tra i suoi litigiosi paesi in vista di un lungo processo di divorzio con Londra (la Brexit sarà la pietra d'inciampo sulla quale la crescita e gli utili delle società europee si troveranno ad inciampare) ma deve anche stabilizzare le sue incertezze su fronte politico. L'Italia, per il momento è il prossimo sorvegliato speciale con il referendum di ottobre, vista anche la concreta possibilità di dimissioni dell'esecutivo in seguito a una vittoria del No e quindi al rifiuto della riforma costituzionale. Ma non è solo l'Italia il problema di fondo. Quest'ultimo anno ha dato diverse prove del fatto che l'Europa, politicamente parlando, è molto più divisa di quanto non lo sia sugli altri fronti: Spagna, Austria, Francia, solo per fare i nomi più importanti, mentre l'anno prossimo anche la Germania sarà chiamata alle urne. Il tutto mentre i mercati giudicheranno anche il settore bancario e la tenuta del credito del Continente stressato dalla presenza di tassi ai minimi se non negativi, ancora a lungo.

Usa: cosa scegliere?

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Insomma un periodo di volatilità di fronte al quale Moonen consiglia di guardare verso altri orizzonti, nello specifico, quelli statunitensi dove gli utili delle aziende americane, secondo la sua view, sarebbero in fase di accelerazione per i prossimi trimestri. Un ottimismo alimentato anche dai dati macro di Washington, superiori se paragonati con gli stessi del Vecchio Continente.

Una volta atterrati tra i grattacieli statunitensi, cosa si dovrebbe guardare per trovare un ritorno interessante? Per Moonen larisposta è: puntare ai beni di consumo ciclici, sempre tenedo d'occhio le decisioni della Fed la quale, pur facendo intendere di andare cauta per quanto riguarda le decisioni sul'eventuale aumento del costo del denaro, non ha però escluso un intervento entro l'anno. In quel caso, e solo in quello, un occhio ai titoli del comparto finanziario potrebbe essere opportuno per gli investitori.

Da evitare, stando all'analisi, i beni di prima necessità, e il settore healthcare ormai alla fine di un ciclo

Una situazione di privilegio per gli Usa che deriva da un minore impatto dei prezzi del petrolio sugli utili delle aziende ad essi legate. A dare una mano è anche il dollaro: il biglietto verde resta ancora relativamente debole e utile trampolino di lanio per l'export.

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