Per le banche è il momento della verità
"Senza una vera ripresa del credito non vi sarà vera crescita per l'Italia". E' la frase più ripetuta nelle ultime settimane e questo spiega perché il tema è in cima all'agenda politica e istituzionale di questi giorni. La riforma del sistema bancario è alle porte, anche perché dal 1° gennaio entrerà in vigore il bail-in: questo significa che, d'ora in avanti, le crisi degli istituti di credito non potranno più essere risolte con l'intervento della mano pubblica, ma chiamando a rispondere azionisti, obbligazionisti e
correntisti, questi ultimi relativamente ai depositi superiori ai 100mila euro.
Bcc al bivio
I primi giorni di gennaio dovrebbero registrare il parto della tanto attesa riforma del credito cooperativo. Il premier Matteo Renzi ne ha parlato a più riprese nelle ultime settimane, indicando la rotta: favorire le aggregazioni degli istituti affinché possano contare su spalle più robuste per tornare a concedere credito all'economia reale e resistere a nuove, eventuali crisi sistemiche. Si va verso la creazione di una holding a monte di Federcasse, chiamata a coordinare tutte le Bcc territoriali, ciascuna delle quali disporrebbe di un'autonomia proporzionale alla solidità dei suoi conti. Una prospettiva che non fa certo piacere a chi rischia di perdere potere e poltrona.
Verso il risiko popolare
Il processo di trasformazione coinvolge anche le banche popolari più grandi, quelle con attivi superiori agli 8 miliardi di euro. Il decreto Renzi-Padoan impone loro la trasformazione in spa il che significa passare dal voto capitario (ciascun socio conta per uno nella votazioni, a prescindere dalle quote detenute) al peso proporzionato alla quota di capitale. Alcuni istituti si sono già mossi in questa direzione e altri lo faranno a breve, accompagnando questa mossa con la ricerca di partner. Infatti le aggregazioni tra pari (o quasi) sono una strada obbligata per evitare di finire nel mirino di compratori internazionali.
Tanti i casi aperti
I casi delicati non finiscono qui. Da Mps a Carige, ai quattro istituti commissariati da Bankitalia sono tante le banche in cerca di compratore. La sensazione diffusa è che occorra arrivare presto a una soluzione per evitare problemi per tutti, dai territori alle imprese e famiglie, fino ai risparmiatori e dipendenti delle strutture.