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Per le Comunali non c'è ancora una data. Altro sintomo dell'incertezza Covid

ROME, ITALY - SEPTEMBER 21: Officials count ballots at a polling station in a school as Italians vote in the Constitutional Referendum on a cut of parliamentarians on September 21, 2020 in Rome, Italy. The Constitutional Referendum in Italy was called to approve or reject the constitutional revision law entitled
ROME, ITALY - SEPTEMBER 21: Officials count ballots at a polling station in a school as Italians vote in the Constitutional Referendum on a cut of parliamentarians on September 21, 2020 in Rome, Italy. The Constitutional Referendum in Italy was called to approve or reject the constitutional revision law entitled

Delle prossime elezioni amministrative si sa pressoché tutto: gli schieramenti e i candidati già in campo, il rapporto tra schieramenti e candidati, il valore politico di una competizione che riguarda, complessivamente, circa 1700 comuni (per un totale di 15 milioni di elettori) tra cui le principali città italiane. Ed è evidente che già tutto il dibattito politico nazionale è tarato sull’appuntamento e i partiti tutti sono in modalità “campagna elettorale”, declinata come opposizione al green pass per assecondare gli umori del “no vaxismo” ideologico e dello scetticismo diffuso o come intransigenza sul ddl Zan perché la bandiera identitaria paga di più del compromesso parlamentare.

C’è una sola cosa che ancora non si conosce: la data. E proprio un dettaglio non è. Nel senso che è noto il range temporale, tra il 15 settembre e il 15 ottobre, sin da quando fu previsto, a causa Covid, lo spostamento del turno elettorale che, a scadenza naturale, si sarebbe dovuto celebrare la scorsa primavera. Ma quale sia la domenica scelta, tra il 15 settembre e il 15 ottobre, non è stato ancora stabilito. Funziona così: la decisione non è presa d’imperio dal ministro dell’Interno, ma viene assunta sulla base di una serie di considerazioni in qualche modo condivise con i partiti. E se, fino a qualche settimana fa, si dava per scontata la data del 10 ottobre, con conseguente ballottaggio per i comuni interessati il 24, la notizia è che tanto scontata questa data non è più. E si ragiona di anticiparla, per motivi che riguardano la ripresa dei contagi e la praticabilità del voto nel nuovo contesto.

Insomma, la spensieratezza è già finita. E la discussione sulla data è un indicatore del nuovo stato di incertezza, legato alla pandemia. Segnala un problema e una contraddizione che riguarda, in particolare, quelle forze politiche che, proprio nel momento in cui si discute di anticipare le elezioni causa Covid, riconoscendo appunto il problema, a favor di telecamera lo minimizzano, con la contrarietà al green pass e messaggi di scetticismo vaccinale. Mica male questo gioco di ammissioni e negazione: alle urne e nelle piazze elettorali si rischia il contagio, e dunque è meglio anticipare, al chiuso di un ristorante invece la patente vaccinale non serve.

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Anticipare poi non è nemmeno così semplice, anche se la sensazione è che alla fine la scelta cadrà sul 26 settembre o sul 3 ottobre, per tutta una serie di questioni politiche e pratiche. C’è il problema delle scuole, che si fermerebbero una domenica appena riaperte. C’è la questione delle liste, che vanno depositate un mese prima con tutti i disagi che comporta raccogliere le firme ad agosto. C’è un equilibrio politico da trovare tra gli uscenti, favorevoli a una campagna elettorale corta, e gli sfidanti che vorrebbero più tempo. Ecco, non sarà il principale dei problemi, ma comunque conciliare democrazia – confronto, partecipazione, esercizio del voto - e pandemia è questione è delicata.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.