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Per RBS un nuovo cigno nero volteggia sui mercati

Tempi di incertezza a livello mondiale con problemi che sorgono un po’ ovunque e che vengono puntualmente individuati dalle varie organizzazioni internazionali (Dalla Bce alla Fed passando per lo stesso Fmi oltre all’Ocse) le quali non perdono tempo nel mettere le mani avanti e avvertire su crescita in rallentamento e rischi derivanti da una situazione economica globale ancora estremamente fragile, più di quanto in precedenza si intuisse. Il tutto per giustificare, seppur parzialmente, gli insuccessi delle varie politiche monetarie avanzate ormai da anni e i cui risultati stentano ad arrivare.

Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) paure di RBS (Londra: RBS.L - notizie)

Tra le altre variabili, secondo la Royal Bank of Scotland Group Plc., se ne deve contare anche un’altra. O per meglio dire il suo inasprimento. Nello specifico l’allarme arriva per la Cina e per il ritmo estremo con cui le banche continuano a concedere prestiti a società non finanziarie. Troppo debito in una nazione che, per quanto ricopra il ruolo di seconda economia mondiale, resta ancora il più classico dei giganti con i piedi d’argilla. Non solo, ma è anche impegnato, ormai da diverso tempo, in una serie di azioni per cambiare la fisionomia della sua economia, troppo legata alla domanda estera e all’export e ancora debole sul fronte della domanda interna. Ebbene i vertici di stato hanno intenzione di spostare il baricentro tentando di stimolare i consumi della numerosa popolazione approfittando della nascente borghesia e soprattutto sfruttando il boom della finanza ormai alla portata di tutti. Troppo. Infatti i principali soggetti coinvolti in questa corsa al prestito sono appunto gli istituti di brokeraggio, i money manager e un po’ tutti quei soggetti che solitamente si trovano sbarrata la strada per accettare depositi.

L'allarme non è nuovo

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Un altro allarme, dunque, che arriva dalla Cina e che si aggiunge a quello lanciato pochi giorni fa dal Fondo Monetario Internazionale nel suo Global Financia Stability Report: secondo l’organizzazione con sede a Washington ci sarebbero 1.300 miliardi di dollari di debiti a rischio. Tutti soldi elargiti a imprese che non sarebbero poi in gradi di restituire il debito contratto perchè non in gradi di generare sufficienti profitti. Secondo quanto stimato da Jose' Vinals, consigliere finanziario del Fondo Monetario Internazionale, il pericolo di perdite arriverebbe a sfiorare il 7% del prodotto interno lordo della nazione. Per quanto alto, il rischio, teoricamente, sarebbe gestibile grazie per lo più alle riserve finanziarie delle banche e del governo, ma il fatto stesso che un processo del genere sia ampiamente conosciuto dalle autorità ma che al momento attuale sia di fatto fuori controllo in una nazione le cui dinamiche finanziarie sono ancora acerbe lascia più di una perplessità.

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