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Per Tiffany causa LVMH è tentativo di non pagare prezzo pieno acquisizione

Logo di Tiffany & Co. davanti allo store di Manhattan

(Reuters) - La contromossa giudiziaria annunciata ieri da LVMH per abbandonare il progetto di acquisizione di Tiffany da 16 miliardi di dollari è un tentativo di evitare di pagare per intero il prezzo d'acquisto pattuito, secondo il gruppo di gioielleria americano.

Ieri il gigante del lusso francese LVMH ha annunciato un'azione legale contro Tiffany sostenendo che la cattiva gestione finanziaria del gruppo Usa nel corso della pandemia permetterebbe a LVMH di rinunciare all'operazione in base al principio del cosiddetto "material adverse effect".

La mossa è arrivata in risposta alla citazione in giudizio di LVMH fatta da Tiffany all'inizio di settembre. Gli americani hanno qui contestato la decisione della società parigina di non portare a termine l'accordo firmato lo scorso novembre a causa dell'impatto dell'epidemia di coronavirus e di un intervento del governo francese, che chiedeva di rinviare la chiusura dell'operazione a gennaio a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti sui dazi.

Contestando l'accusa dei francesi che la pandemia di coronavirus avrebbe "devastato l'attività economica di Tiffany", il gruppo di gioielleria ha sottolineato oggi di aver chiuso in perdita un solo trimestre e di essere poi tornata in utile.

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"LVMH non può dimostrare che i passi intrapresi da Tiffany per tutelare la salute e il benessere di dipendenti e clienti nel corso della pandemia abbiano violato l'accordo di fusione", dice la società Usa.

LVMH non ha inoltre ancora fornito a Tiffany né al tribunale una copia della lettera con cui il governo francese ha chiesto di rinviare l'operazione, dice il gruppo Usa.

La scorsa settimana, un giudice americano ha fissato un processo di quattro giorni sul caso a partire dal 5 gennaio. Nel corso di un'udienza, il giudice ha auspicato "discussioni produttive" tra le parti per risolvere il contenzioso.

La crisi innescata dal coronavirus ha inferto un duro colpo al settore dei beni di lusso e ha sollevato dubbi tra gli investitori sul fatto che i 135 dollari per azione offerti da LVMH per rilevare Tiffany fossero troppi.

Quando l'accordo è stato messo in discussione, LVMH ha sostenuto che, nella prima metà del 2020, Tiffany avesse fatto molto peggio dei marchi affini controllati dalla stessa LVMH e che le prospettive del gruppo americano per il 2020 fossero "molto deludenti".

Nella causa intentata nel Delaware per ottenere comunque la chiusura dell'operazione, Tiffany ha però detto di prevedere un rapido ritorno a livelli anche superiori a quelli pre-pandemici.

(Claudia Cristoferi, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)